Stili di vita: il sigaro passione o moda?

Qualche decennio fa alla nostre latitudini era raro vedere persone fumare sigari, mentre oggi sembra proprio il contrario, e non solo nei salotti, alle cene, nei club, nei fumoir, insomma in quei luoghi deputati anche ai piaceri del fumo lento.
Sempre più spesso i fumatori di sigaro li incontri per strada, mentre camminano, veloci, indaffarati per una giornata piena di appuntamenti, li osservi fumare mentre guidano oppure prima di entrare in banca o in un ufficio, che “tagliano la testa” al loro amato sigaro e se lo mettono in tasca.
Fumano gli uomini maturi, fumano i ragazzi, fumano le donne.
Certo non è la prima volta che nella storia dell’umanità il sigaro diventa moda e passione, il fatto difficile è distinguere quanto ci sia di reale godimento nell’accendersene uno e quanto di emulazione, atteggiamento, posa.
E si, perché, diciamolo francamente, ammantarsi di quel certo fascino hard boiled da personaggio noir è abbastanza facile mantenendo tra i denti un cubano o un toscano, e magari calcandosi in testa una coppola a quadretti o un Borsalino sulle ventitre.
Però, però… c’è anche il cultore puro del sigaro, quello che gode di tutto il rituale slow; dal momento in cui decapita con cutter il suo avana, passando per la combustione innescata dal jet-flame, fino a giungere all’ultima boccata.
E questo appassionato non è solo! Anzi. Forse poche cose al mondo hanno avuto tanti estimatori quanto i sigari, persino un uomo celebre per aver rivoltato la psiche degli essere umani come un guanto, mettendone a nudo sogni, pensieri, nevrosi non faceva mistero della sua dipendenza dalla nicotina; e gli sarebbe stato anche difficile dissimularla dal momento che quel signore, che si chiamava Sigmund Freud,di sigari ne fumava fino a 20 al giorno e diceva “ I sigari mi sono serviti per cinquant’anni come protezione e come arma nella battaglia della vita…essi sono in grado di dare un immediato piacere e indipendenza dal mondo esterno”.
Sigari in quota rosa.
Tra gli estimatori del fumo lento non ci sono solo uomini, molte donne non disdegnano il gusto di un buon toscano. Per rintracciare le pioniere del vizio del fumo, oltre alle scatenate in caschetto degli anni ruggenti, si può andare anche più a ritroso e trovare tra le più agguerrite sostenitrici del fumo lento una testa coronata: la regina Caterina di Russia.
In pieno Settecento, questa donna voluttuosa e volitiva, fumava spesso e volentieri sigari. Però essendo vanitosa non voleva certo che le sua bianche mani ingiallissero a causa della nicotina. Si narra quindi che a risolverle il problema investisse il suo maestro di cerimonie. Quello pensò e pensò ed alla fine mise attorno al sigaro un nastrino di seta, ovviamente giallo, dato che era il colore della casa imperiale russa. Per preservare le bianche dita di Caterina nacque quindi il prototipo delle anillas, quelle fascette che ancora oggi avvolgono i sigari.
Il sigaro è filosofia?
Una cultura, filosofia quella del fumo lento che spesso e volentieri va a braccetto con un approccio ironico, gaudente e scanzonato nei confronti dell’esistenza. Attingiamo ancora all’epoca del lumi e facciamo parlare Francois de La Rochefoucauld, incaricato dal governo francese di rapporti diplomatici nelle Americhe, che scriveva: “ Grande risorsa il sigaro. Bisogna aver viaggiato nei boschi, e solo, per comprenderlo, perché quel che c’è di meno nel sigaro è il piacere di fumare. Tutto il suo beneficio è morale. Siete portato alla noia? Il sigaro vi occupa e vi svaga. Siete incline al malumore? Il sigaro ne fa svanire la disposizione. Siete spossato da domande assurde? L’uso del sigaro vi dispensa dal rispondere senza troppa scortesia. Non trovate quasi da mangiare in albergo? Il sigaro inganna la fame. Siete perseguitato da idee tristi? Il sigaro vi tuffa nell’astrazione, nell’intorpidimento al posto della pena. Infine, avete qualche ricordo dolce, qualche pensiero consolante? Il sigaro vi ci tiene più a lungo. Qualche volta si spegne, e felice colui che non sente il bisogno di riaccenderlo subito. Potrei dirne ancora ben altro, ma eccone a sufficienza sul sigaro, al quale io dovevo questo piccolo elogio, per i servigi che mi ha reso”.
Sigaro, uno stile di vita che …salva la vita
Questo è troppo diranno i lettori salutisti: come può la nicotina aumentare le nostre chance di sopravvivenza, quando è certo invece che come un cutter il fumo ghigliottina la nostra salute?
Il protagonista di questa storia bizzarra è ancora una volta una celebrità: Pablo Picasso. Malaga, corre l’anno 1881 una donna partorisce, il neonato è in pericolo di vita, non respira. Cosa pensate abbia fatto il dottore, che mentre aiutava la puerpera a partorire trovava anche il modo di fumare un buon sigaro? Prende il neonato e gli soffia il fumo denso del suo sigaro nelle narici, Pablito tossisce e si salva!
Poi c’è il sigaro della discordia
Motivo di liti furiose tra uomini e donne, il sigaro ha fatto tremare più di un’unione, mettendo a dura prova la tolleranza delle donne per il cattivo odore che lascia in casa e sulla persona, ed anche perché fa nascere giustificate preoccupazioni sulla salute del proprio sposo.
La Regina Vittoria, una delle più grandi proibizioniste della storia, appena salita al trono tra le altre cose decise che fumare era vietato. Non era contento di questa norma il figlio, Edoardo, infatti appena la mamma passò a miglior vita si dice che proclamasse: gentlemen, you may smoke, abolendo con questa frase il divieto.
Chiudiamo venendo a tempi un po’ più recenti: Groucho Marx rispose alla moglie che non voleva fumasse “vorrà dire che rimarremo buoni amici”.
A qualcuno dopo questa lettura forse sarà venuta voglia di accendersene uno, di sigaro, ma mi raccomando seguiamo le indicazioni di Mark Twain che disse: “Fumo con moderazione, certo, un solo sigaro per volta”.

 

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