Giovedì 27 marzo alle ore 11,30 presso il cinema delle Vittorie di Forio si terrà la presentazione del libro “Andrea oltre il pantalone rosa” di Teresa Manes, Graus Editore, seguirà dibattito sul tema “bullismo e diversità”
Introduce e modera: Umberto Lucio Amore – giornalista
Intervengono: Teresa Manes, madre di Andrea e autrice del libro;
Francesco Del Deo sindaco di Forio;
Gianni Matarese vicesindaco di Forio;
Luciano Castaldi, assessore alla cultura;
Marianna Astino, preside scuola media S. Caterina Da Siena;
Marilena D’Ambra, psicologa-pedagoga;
Francesco Pezzullo, presidente Confesercenti isola d’Ischia.
L’evento si avvale del patrocinio del comune di Forio, Graus Editore e Confesercenti Isola d’Ischia:
Prosegue il ciclo di incontri con le scolaresche di Teresa Manes, autrice del libro Andrea – Oltre il pantalone rosa (grauseditore) negli istituti napoletani per dire basta all’omofobia, che il 27 marzo, dopo un tour in tutta Italia la porterà a Ischia, ad incontrare gli studenti isolani. Una serie di incontri, l’ennesima tra Napoli e provincia, per fare punto e a capo anche rispetto ai nuovi, ulteriori, casi di cronaca, che continuano ad accendere incessantemente i riflettori sulla questione. E’ ancora una volta la madre di Andrea Spezzacatena, il 15enne romano che lo scorso anno si è tolto la vita, impiccandosi con una sciarpa a portare il proprio messaggio, direttamente a studenti, genitori ed operatori.
La morte di Andrea, quel “ragazzo dal pantalone rosa”, ha tanto fatto parlare le cronache, gli scenari di discussione sul fenomeno del bullismo omofobo sono ancora aperti, al di là degli aspetti giudiziari. Il libro è il diario di Teresa Manes, la madre. E’ il racconto di tutto quello che è successo, da quando è morto Andrea fino ad oggi. Sono pagine che trasudano di lacrime, la sua sofferenza; in cui è impressa un’immagine, come una sindone, il viso di quel ragazzo. Teresa Manes, oltre un anno fa, da anonima signora, è balzata sotto i riflettori della cronaca, solo perché era la madre di Andrea, a cui subito è stata assegnata l’etichetta di “ragazzo dai pantaloni rosa”. Non poteva essere appellato “ragazzo che suonava il pianoforte”, né tantomeno “ragazzo dagli occhiali rotondi”, perché quella categoria lo ha inquadrato subito come vittima di bullismo omofobo, due parole moderne. Teresa, immediatamente dopo la morte di Andrea, suicidatosi a novembre 2012 con una sciarpa attorno alla gola nella sua casa romana, ha deciso che tutto quel dolore doveva servire a qualcosa. Così ha scritto quello che sembra un diario, fornendo la sua versione dei fatti, in cui si prova a capire, a capirsi. Chi era Andrea? Andrea era gay? Non era gay? Era bravo, buono, cattivo, bello, brutto, simpatico, antipatico? Andrea aveva 15 anni e non rientrava in nessuna categoria. E dunque, per questo motivo, era diverso. Diverso da cosa? Da chi? Diverso dai modelli imposti, diverso dai manichini che girano per la strada tutti uguali. Una foto lo ritrae a Carnevale travestito da donna. Quella foto ha dato la stura per additarlo come gay. E condannarlo. Una scritta sul muro della scuola diceva “fate attenzione al ragazzo dal pantalone rosa perché è frocio”. Una pagina di un social network lo denigrava. Perché? E forse a questa domanda Teresa prova a dare una risposta.