FESTA DEL PRIMO MAGGIO. L’ITALIANO HA PERSO IL DIRITTO DI FESTEGGIARE. DI ANTIMO PUCA

Considerazioni del 1 maggio, festa dei lavoratori. Il lavoro è un Diritto sancito dalla Costituzione. Il lavoro nobilita l’uomo. Uno Stato dovrebbe sempre garantire l’inserimento lavorativo, anche alle categorie protette, perché il lavoro non è solo lo stipendio in busta paga ma è un’attività di espressione dell’essere. In altre parole, svolgere un lavoro dà significato all’esistenza perché si è collocati in un sistema configurabile come una catena di montaggio in cui tutti i pezzi hanno una loro funzionalità e la mancanza del più piccolo dei bulloni potrebbe provocare danni al prodotto. Il sistema è lo Stato ed il prodotto è il Bene Comune. Come è possibile che, in una situazione come quella odierna, in cui milioni di persone hanno perso il lavoro, milioni di persone ancora lo cercano (perché, prendiamocela con il Covid, ma non è che nel 2019 il lavoro ti piombasse sulla noce del collo). Milioni di persone pagano per lavorare nella speranza di entrare nel giro. Altri ancora elemosinano la giornata. Ebbene, come è possibile che non ci sia aria di rivoluzione. Perché non ci alziamo da questo divano ove sprofondiamo sempre più nell’autocommiserazione non prendiamo quattro pale e andiamo a spalare la melma che ci ha ridotto così? La stessa melma che paghiamo oro colato tra pensioni, stipendi, benefit e chivicihamesso. Negli anni ’60 i dipendenti di fabbriche, istituzioni e varie scendevano in piazza e si facevano paura da soli per quanti erano e per quanti urlavano. E non avevano un Facebook o Twitter per dirsi: “we, ci vediamo domani alle 7 a Piazza Tal de Tali”. C’ era il Sindacato che non andava a pranzo con i ministri ma fiancheggiava gli operai mangiando pane e mortadella. 1 maggio. La festa, oggi, per molti, sarebbe andare a lavorare. Se i nostri genitori ci vedessero così ci sputerebbero in un occhio e ci direbbero che la “Laura” ce la siamo presa a ripetere e ripetere le quattro stronzate scritte sui libri. Ma di quelle stronzate non abbiamo capito proprio niente. Hanno vinto loro.
Al Governo, o, meglio, ai suoi componenti, i cittadini chiedono, fra le tante cose, pure una garanzia di stile, di quello stile che non è solo formalismo bensì, com’è stato detto, è l’uomo, la sostanza della persona. E gli uomini, dice Sancho Panza, nascono come Dio li ha fatti e talora anche un po peggio. Tutti hanno il diritto di attendere e pretendere dalla lotta, inevitabilmente e giustamente dura, uno stile civile. Questo piacere di vivere, nutrito dal senso dell’appartenenza a un comune destino, potrebbe fare, se condiviso da molti, dell’Italia quell’italia civile che invece, ripeteva spesso Biagio Marin, è forse solo un’esigenza di pochi. 1 maggio. Non dobbiamo festeggiare. Non ne abbiamo più il diritto.

Le ultime notizie

ISCHIA. GIARDINI LA MORTELLA. VIOLINO E PIANOFORTE AGLI INCONTRI MUSICALI DEL WEEK END

Saranno due musicisti lettoni i protagonisti dei concerti di sabato...

TIGI LIS 25 04 2024

https://youtu.be/fRP5rpBZLbQ

TIGI 60SEC ORE20 DEL 25 04 2024

https://youtu.be/DP4VdEjvJcQ

Newsletter

Continua a leggere

L’ISOLA CHE NON C’E’. TURISMO: PASQUA E LA STAGIONE CHE VERRA’, STASERA ALLE 21.10

Questa sera con inizio alle ore 21.10 appuntamento con “L’isola che non c’è”, trasmissione di approfondimento di cronaca, attualità e politica di Teleischia. Per...

REAL FORIO. FINALE DI STAGIONE ROVENTE, L’ADDIO DI AMATO UNA POSSIBILITA’

Ambiente caldo più che mai al Real Forio, con il presidente Luigi Amato che potrebbe decidere di lasciare a fine stagione. A dichiararlo è...

ISCHIA, L’ISOLA DELL’ARIA BUONA! PERCHE’ NON CREDERCI? DI ANTIMO PUCA

I trasporti sono una delle architravi su cui dobbiamo costruire il futuro della nostra isola. Mezzi pubblici il più possibile efficienti e puntuali sono...