VIVE I LIMITI DELL’UOMO PER ESSERE DIO. DI ANTIMO PUCA

Shabat. Smettere. Cessare. Ma si può anche ricollegare alla radice shev’ah, che significa sette. Dio il settimo giorno smise di creare e si riposò. La Parola. Il silenzio. La storia. Gesù taceva. “Non rispondi nulla?” Ma Gesù taceva. (Mt 26,62-63). Il Suo silenzio potrebbe rivelarsi soltanto l’assurdità di un sacrificio troppo costoso. Persino scandaloso. Per giustificare la consolazione di una pasqua pagata a caro prezzo. L’onni-potenza di Dio passa dentro e attraverso l’im-potenza della croce. È dalla croce che Dio si rivela. Nel silenzio. Ci troviamo smarriti di fronte a questa “sconfitta di Dio”. Graffiamo un Cielo muto! Lo quereliamo con le Sue stesse parole: “perché mi hai abbandonato?”. L’assenza brucia come un fuoco ardente. Insopprimibile. Penetrante. “Chiuso nelle mie ossa” (cf Ger 20,9). Altro è il nostro Silenzio. Altro il Silenzio della Madre. Altro il Silenzio del Padre. Altro il Silenzio del Figlio. Urlo lacerante di Nietzsche elevato tra terrore ed angoscia: «Dio è morto! Dio rimane morto! E noi lo abbiamo ucciso!». Basta scavare un poco più a fondo per apprendere che in realtà ci fu un grande trambusto quel giorno, perché Dio infranse la regola di riposo che s’era data. E la infranse per mezzo del suo Figlio datoci come “segno di contraddizione”. Cala la notte, illuminata dal gelido bagliore del plenilunio di Nisan. Si entra nel riposo sabatico. La pietra pesante nasconde e protegge il cadavere. E qui che comincia la Pasqua. È qui che ha inizio l’azione silenziosa di Dio. “Il silenzio, si dice a Napoli, è cantatore” (Agostino Iovine, sacerdote) Nonostante la morte ed, anzi, nella morte, Dio recide la radice maligna. Dio non è morto e solo chi è distratto può credere il contrario. In quel principio di Shabat Gesù iniziò l’esodo pasquale. Proprio in quel sabato. Che fuori dal sepolcro sembrava immoto. Non ha salvato nulla che non abbia assunto. E risuona il motivo della kenosis! Gesù tocca il punto più estremo della precipitazione kenotica. È disceso! Nel fondo abissale dell’angoscia mortale, dove davvero Dio è morto. Ma non per rimanervi! Infrange il sabato. Ne sconvolge l’immobilità con un movimento epocale, mai visto né ritenuto possibile. Lui è Signore del sabato e la salvezza dell’uomo viene prima del sabato. Ossimoro nella immobilità Movimento nella quiete. Il silenzio di Dio è il respiro sulla Parola. Lo “spazio bianco” tra le Sue parole. Affinché possano essere intese con chiarezza e profondità e trovino il tempo di calare nel nostro cuore. Il silenzio di Gesù ci chiede di avere un cuore di carne, che fa vedere che è possibile amare secondo Dio. Ci chiede di chinarci verso tutti. Per lavare i piedi. Ma ci chiede anche di sporcarci le mani, soprattutto dove è annientata la vita. E ci chiede di testimoniarlo dove le trasformazioni sociali non sempre mettono al centro la persona nella sua totalità concreta. Soprattutto perché vengono garantite le risorse per chi ha già tanto, a scapito dei più poveri che non possono neanche mangiare o usufruire delle cure sanitarie nel tempo opportuno. Nel sabato della storia la divinità, come dice sant’Ignazio di Loyola, sembrava nascondersi. Anche Maria si è buttata con fiducia dentro quel silenzio. Secondo una tradizione francescana, diffusa a Gerusalemme, Maria non sarebbe tornata a casa dopo la deposizione di Gesù nel sepolcro, ma sarebbe rimasta lì ad aspettare, certa che quel silenzio avrebbe risposto. Ecco perché, anche sant’Ignazio negli Esercizi spirituali, ci invita a contemplare, come prima apparizione di Gesù, quella a Sua madre, sebbene non sia presente nei Vangeli. In quell’apparizione il silenzio di Dio trova compimento. Non c’è attesa o grido che non sia destinato a trovare risposta nella misericordia di Dio. Resurrexit ! Auguri !

Di Antimo Puca

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