Ucraina, Russia: “Putin fa il possibile per la pace, tregua solo con stop armi a Kiev”

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(Adnkronos) – Nel giorno in cui i leader ‘volenterosi’ d’Europa si riuniscono in Ucraina, a Kiev insieme a Volodymyr Zelensky per parlare del conflitto, il Cremlino fa sapere che Vladimir Putin “sta facendo tutto il possibile per risolvere il conflitto con mezzi diplomatici e di pace, ma in assenza di strumenti diplomatici e di pace a portata di mano siamo costretti a proseguire l’operazione militare”. A dirlo è portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in una intervista alla Abc. “Auspichiamo che la mediazione di Donald Trump ci aiuti a portare il regime di Kiev verso una maggior flessibilità, volontà politica e saggezza”, ha aggiunto.  

La Russia pone quindi come precondizione all’introduzione di una tregua di 30 giorni lo stop dei rifornimenti di armi all’Ucraina da parte di Stati Uniti ed Europa, ha spiegato ancora Peskov. “Altrimenti, sarà un vantaggio per l’Ucraina. Perché dovremmo concedere?”, ha sottolineato, aggiungendo che Kiev utilizzerebbe la tregua per proseguire la sua “mobilitazione totale” e portare nuove forze militari al fronte, addestrare nuove unità e concedere ai militari al fronte riposo.  

Arrivano intanto nuove accuse a Mosca da parte di Kiev. In due giorni le forze russe hanno lanciato quasi 200 raid, con bombe guidate, lanciarazzi multipli Smerch, mortai, artiglieria, droni e missili, contro la regione ucraina di Sumy malgrado il cessate il fuoco unilaterale promosso dal Cremlino in coincidenza con le celebrazioni dell’anniversario della vittoria sulla Germania nazista. Il governatore di Sumy Oleh Hryhorov ha denunciato che nei bombardamenti di giovedì e venerdì tre civili sono rimasti uccisi, sette feriti. Sono state danneggiate anche una quarantina di abitazioni private, un condominio di tre piani, una scuola. “A Sumy non c’è stato nessun cessate il fuoco. La Russia ha continuato i suoi attacchi entrambi i giorni, lanciando circa 200 raid contro diverse comunità”. 

Diventa intanto un caso l’interprete del Cremlino utilizzato da Steve Witkoff, l’inviato speciale della Casa Bianca che non parla russo, nei tre dei quattro colloqui che ha avuto da febbraio con Vladimir Putin a Mosca e San Pietroburgo. Witkoff ha così interrotto una tradizione diplomatica consolidata, necessaria per preparare “memcon” (memorandum del colloquio, ndr) accurati, rende noto Nbc citando fonti occidentali. E non solo: l’aereo privato che l’ex immobiliarista ha usato per recarsi in Russia non è dotato del sistema di comunicazioni sicure del governo.  

Witkoff ha usato “il loro interprete” quando ha incontrato Putin a Mosca l’11 febbraio e il 13 marzo, a San Pietroburgo l’11 aprile. “Se parlano fra di loro (Putin e gli interpreti, ndr), Witkoff non capisce cosa stiano dicendo”. Witkoff ha quindi rischiato di perdersi le sfumature delle parole di Putin.  

Lo scorso 25 aprile, Putin era affiancato, nel suo colloquio con Witkoff, dal suo consigliere per la politica estera, Yuri Ushakov, dall’inviato speciale del Cremlino per gli investimenti all’estero, Kirill Dmitriev e da un interprete. Witkoff entra nella stanza del Cremlino in cui è previsto il colloqui da solo, senza consiglieri o esperti. Una donna ha quindi raggiunto l’inviato di Trump al tavolo. Lui le ha chiesto: “Interprete? Dell’ambasciata? ok”. 

Intanto, per il leader nordcoreano Kim Jong-un ,è stato “legittimo” il coinvolgimento nel conflitto innescato dall’invasione russa dell’Ucraina. Kim parla di “diritti sovrani” della Corea del Nord e della Russia come di un “Paese fraterno”, riporta l’agenzia nordcoreana Kcna, riferendo di una visita effettuata ieri da Kim all’ambasciata russa a Pyongyang in concomitanza con le celebrazioni a Mosca per il ‘Giorno della Vittoria’. 

Per Kim, che fa riferimento all’accordo di mutua difesa con la Russia, “la nostra partecipazione al conflitto era legittima e ricade nell’ambito dei nostri diritti sovrani”. E il leader nordcoreano afferma che, nei mesi scorsi, di fronte alle “mosse militari avventurose delle forze ostili” con una “palese violazione della sovranità e della sicurezza della Russia”, ha “prontamente condiviso” con il leader russo Vladimir Putin la sua “opinione”, ovvero la convinzione che quanto stava accadendo “equivalesse a un’invasione del nostro stesso Stato” e la “decisione di adempiere ai nostri obblighi”, ordinando a unità delle forze nordcoreane di “unirsi all’azione delle Forze Armate russe per spazzare via gli occupanti”, gli ucraini, e “liberare il Kursk”. 

Kim considera “eroi e massimi rappresentati dell’onore della Nazione tutti i figli coraggiosi del nostro popolo coreano che hanno partecipato alle operazioni nel Kursk”. Solo ad aprile, ricorda l’agenzia sudcoreana Yonhap, Pyongyang ha riconosciuto di aver inviato truppe a combattere al fianco delle forze russe in Ucraina. Secondo l’intelligence di Seul, la Corea del Nord avrebbe inviato circa 15.000 soldati in Russia.