Cinque secoli dopo riaperta al pubblico, cinquecento anni dopo nuovamente fruibile alla comunità procidana che per tutto questo tempo l’ha vista come una fortezza inespugnabile, un luogo chiuso in sé stesso ed assolutamente inaccessibile. Un corpo estraneo, all’atto pratico, eppure geograficamente incastonato nel territorio dell’isola di Arturo, ed anche incombente e ben visibile, visto che parliamo di un “monumento” della
superficie di addirittura 18.000 metri quadrati. E così se l’11 luglio 2013 era stata una data
storica per la comunità procidana, con il bene dell’ex carcere di Terra Murata finito nella
disponibilità del Comune per l’incessante ed ostinato lavoro del suo sindaco Vincenzo
Capezzuto, quella di domenica 28 settembre, invece, è stata la giornata dell’emozione.
Cancelli aperti e fortezza espugnata, per la prima volta, attraverso una serie di visite guidate
che hanno consentito a tappe (si è iniziato alle 9 del mattino per concludere con l’ultima
visita alle 17) a cinquecento persone di poter entrare in un luogo che certo ha bisogno di
un restyling ma che trasuda storia ad ogni angolo. “Un momento storico per la comunità
procidana – ha raccontato il primo cittadino Capezzuto, il quale si è intrattenuto anche
con i suoi concittadini ed i tanti turisti che si erano prenotati per visitare Terra Murata –
un risultato che inorgoglisce il sottoscritto ma che sono certo renda fieri anche tutti noi
isolani. Ci siamo riappropriati di un bene di incredibile valenza, un bene che può fornire
una seria alternativa a quella che è la risorsa mare a cui comunque resta indissolubilmente
legata Procida. C’è molto da lavorare e tanto ancora da fare, ma abbiamo portato a casa un
risultato che era stato vanamente inseguito per oltre un quarto di secolo”.
I visitatori hanno potuto ammirare parte del complesso monumentale, un “tracciato” che
rappresenta la parte dell’immobile che era stato ripulito e messo in sicurezza proprio per
l’apertura al pubblico. Ed al quale una volta, come ha ricordato proprio Capezzuto ad
alcuni visitatori (“le guardie carcerarie appena vedevano arrivare qualcuno lo invitavano
ad allontanarsi”), non era raggiungibile nemmeno via mare con le barchette. Il prossimo
passo sarà quello di ultimare ed aprire alla pubblica fruizione il parco confinante, per farlo
diventare un giardino in grado di accogliere procidani e turisti. I quali ieri sono rimasti
letteralmente incantati dal salto indietro nel tempo, il tuffo nel passato compiuto varcando
la soglia di quel cancello: celle, tracce di un passato più o meno recente, un’emozione ed
una suggestione davvero difficili da descrivere. “Sogno un complesso polivalente – ha
aggiunto Vincenzo Capezzuto – con la presenza in pianta stabile di un’Università del Mare,
che si integrerebbe alla perfezione sull’isola che di fatto col mare interagisce da sempre e
che, particolare non trascurabile, contribuirebbe non poco ad implementare quel lavoro che
va nell’ottica della destagionalizzazione del turismo. Avevo detto che Procida aveva tutto
per essere un’alternativa ad Ischia e Capri e non semplicemente la terza isola del Golfo di
Napoli, ed adesso sono convinto più di prima che i fatti ed il tempo mi daranno ragione”.