L’espressione “plusvalore” non è più di tendenza come negli anni settanta, ma anche per chi non è un seguace o uno studioso di Karl Marx il concetto di plus valore ci aiuta ancora oggi a cogliere alcune dinamiche del mondo del lavoro. Secondo Marx il plusvalore è la differenza tra il valore del prodotto del lavoro e la remunerazione sufficiente al mantenimento della forza/lavoro,differenza di cui in un regime capitalistico si approprierebbero gli imprenditori/capitalisti. Significa che quando un artigiano acquisisce una commessa da 500 eur e un giorno di lavoro e la affida a una collaboratrice che guadagna 80 euro al giorno sta lucrando un plusvalore di 420 eur. Con questo plusvalore coprirà gli altri costi di produzione e remunenera’ il suo capitale di rischio. Semplice e banale. Il discorso si può allargare anche a situazioni non strettamente imprenditoriali. Un amministratore delegato che fa bella figura, guadagnando credito, davanti al CDA per la profondità delle sue analisi economiche, sta lucrando plusvalore su un lavoro svolto in realtà dal direttore amministrativo. Il direttore amministrativo sta a sua volta facendo bella figura, guadagnando credito, agli occhi dell’amministratore delegato sebbene il lavoro alla fine sia stato effettivamente realizzato dal controller, subordinato al direttore amministrativo. “Estrarre plusvalore” significa sostanzialmente guadagnare soldi, credito, autorevolezza, da qualcosa realizzata o gestita da qualcun’altro. Questo non necessariamente significa sfruttamento. Questa dinamica sta alla base del trasferimento del valore economico da secoli, nelle imprese. Una sorta di scambio. Io imprenditore ti offro un reddito e tu, garzone, mi permetti di estrarre plusvalore sul tuo lavoro. Lo scambio è equo se un bel giorno, quando il trasferimento di competenze è maturo, il garzone avrà la possibilità di rinnovare il ciclo diventando imprenditore e mettendo sotto di sé nuovi garzoni da cui estrarre plusvalore. Quando però il garzone non riesce a compiere il salto allora il circolo virtuoso si arresta e si cade nel malessere. Autentici tormentoni, soprattutto nel mondo delle società di consulenza. Per uscire da questo tunnel è fondamentale esaminare quali sono le condizioni che consentono all’imprenditore, capo, datore di lavoro di estrarre plusvalore. 1- Essere in contatto e godere del riconoscimento e della fiducia di chi compra il prodotto/servizio, essendo il garante personale del valore ceduto. Quando un grande professionista firma una perizia o un imprenditore firma con il suo brand personale la confezione di un prodotto, entrambi stanno estraendo plusvalore. Anche se sanno poco di quella perizia o di quella confezione, ne sono i garanti. Chi compra, compra perché su quella confezione o sulla perizia c’è la firma di un garante. Non gli interessa sapere chi materialmente ha eseguito il lavoro. La prima chiave quindi per estrarre plusvalore è il credito e la riconoscibilità di cui si gode agli occhi di chi compra. 2- Poter sostituire con relativa facilità i propri collaboratori. Ciò significa aver semplificato e standardizzato i criteri di selezione e soprattutto i processi operativi a cui i propri collaboratori si devono attenere. 3- Determinare un know how prezioso e ricercato o asset strategici provenienti da investimenti costosi e/o rischiosi. A
A TUTTI I LAVORATORI: Chiedetevi chi è il compratore finale del vostro prodotto. Prendete la parola più spesso di quanto fareste, imparate a raccontare in modo semplice ma efficace il valore di ciò che fate senza mancare di rispetto o rompere gli equilibri gerarchici alzate e fate sentire la vostra voce e la vostra personalità. Uno chef, a fine turno, invece di fuggire sul retro per fumare una sigaretta, entra in sala e spiega ai clienti come ha preparato i piatti. Fino a quando vi attenete alle mansioni routinarie resterete “garzone” , facile da sostituire e per definizione sottopagato e sottovalorizzato. Provate a cimentarvi in qualcosa di diverso. Cercate la novità, i nuovi filoni, le nuove nicchie. Tutto ciò significa assumersi qualche rischio, esattamente quei rischi che un giorno in passato il vostro imprenditore, capo, datore di lavoro ha deciso di assumersi.
A TUTTI GLI ALBERGATORI ED IMPRENDITORI ISOLANI: i nostri lavoratori concittadini, nelle varie mansioni svolte nel tempo con un sovraccarico di tempo/lavoro hanno dato modo di far guadagnare plusvalore a tutti i loro datori di lavoro. Quello che stiamo attraversando è un tempo complicato per le famiglie dell’85% dei lavoratori ischitani. Così come i lavoratori hanno aiutato a far girare la giostra, donando più del loro tempo lavorativo, così in questo momento sono gli imprenditori che devono stare vicini alle famiglie dei lavoratori, sostenerli materialmente, aprendo i i luoghi al pubblico ed al cliente e facendoli lavorare per donare loro la dignità del lavoro. È una forma di ammirabile commercio in cui chi può deve assolutamente sostenere chi non può. È il giusto pago per tanti che hanno speso una vita intera sempre al servizio dello stesso imprenditore, regalando al cliente turista la sensazione di ritrovarsi a casa e quindi di tornare sugli stessi luoghi per avere la sensazione della familiarità, una sensazione che va sempre più scomparendo ai nostri giorni.
COMUNI E REGIONI devono assolutamente incentivare gli imprenditori locali concretamente, muovere l’economia, promuovere ed agevolare il turismo. Non è bello notare un popolo in ginocchio. Si rende necessario muovere tutti insieme le grandi macchine amministrative e avanzare proposte affinché si dia la possibilità agli imprenditori di portare avanti un discorso turistico fatto di igiene, bellezza e conservazione dei luoghi con l’aiuto dei dipendenti. Insomma, bisogna che Ischia si muova tutta insieme come una sorta di reazione a catena, dal più grande al più piccolo, affinché, con il fiorire dei prossimi mesi, l’inverno sia meno duro per tutti.