SCHIZOFRENIA SOTTO CONTROLLO: “GUARIRE OGGI SI PUO'”

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Napoli, 25 gennaio 2018 – intrapresi  i lavori del congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria Sociale.

 

Con  adeguate strategie terapeutiche, oggi la guarigione dalla schizofrenia è ritenuta possibile. Lo dimostrano i risultati del recente studio multicentrico del Network Italiano per la Ricerca sulle Psicosi, coordinato dal Prof. Maj del Primo Policlinico Universitario di Napoli, pubblicati su World Psychiatry.

“Negli ultimi anni – spiega Andrea Fiorillo, professore associato di Psichiatria all’Università Vanvitelli di Napoli e responsabile scientifico del Congresso – sono stati oggetto di studio alcuni approcci psicosociali volti a migliorare gli stili di vita dei pazienti con schizofrenia, da affiancare alla terapia farmacologica. Si tratta di interventi psicoeducativi familiari; di interventi di ‘social skills training’; di psicoterapia cognitivo-comportamentale e di ‘cognitive remediation’.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale riduce l’intensità dei sintomi psicotici persistenti quando associata alla terapia farmacologica.

L’intervento psicoeducativo familiare è la terapia psicosociale più efficace per ridurre il numero e la durata dei ricoveri dei pazienti con schizofrenia, e si è dimostrato efficace anche nel migliorare il clima familiare e la qualità di vita di tutto il nucleo familiare.

L’intervento di social skills training  tende a migliorare le prestazioni sociali del paziente tramite l’identificazione e la risoluzione dei problemi della vita quotidiana.                                                                                                                                                                     La ‘cognitive remediation’, o terapia di rimedio cognitivo, ha come obiettivo il miglioramento dei processi cognitivi (attenzione, memoria, funzioni esecutive, intelligenza sociale e metacognizione), che sono frequentemente compromessi nei pazienti con schizofrenia.”

Non bisogna dimenticare inoltre che, secondo stime recenti, i pazienti con schizofrenia hanno un’aspettativa di vita di circa 20 anni inferiore rispetto alla popolazione generale.

“Questa mortalità precoce – spiega il prof. Fiorillo – è dovuta all’interazione di vari fattori sociali, individuali e legati alla patologia in sé. Tra questi, un ruolo fondamentale è svolto dagli stili di vita non salutari, come il tabagismo, l’obesità, una vita sedentaria, l’abuso di alcool o droghe, i comportamenti sessuali promiscui. Pertanto, per fronteggiare il maggiore tasso di mortalità dei pazienti con schizofrenia, il Dipartimento di Psichiatria dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, diretto dal prof. Mario Maj, sta attualmente coordinando un progetto multicentrico volto a sviluppare e validare un nuovo intervento psicoeducazionale di gruppo orientato per migliorare gli stili di vita non salutari dei pazienti e migliorarne l’aspettativa di vita”.

Purtroppo, questi interventi – benché di provata efficacia – sono disponibili solo raramente nei servizi di salute mentale italiani.                                                                                                                                  Il Dipartimento di Salute Mentale dell’Università Vanvitelli mette a disposizione tutti questi servizi, con la collaborazione di operatori specializzati che includono medici, psicologi, infermieri, tecnici della riabilitazione e nutrizionisti.