RISCALDAMENTO GLOBALE: L’UOMO STA ROVINANDO IL SUO HABITAT. DI ANTIMO PUCA

Iceberg in fusione ai margini dell’isola di Buffin, Artico Canadese. Le datazioni al radiocarbonio di resti vegetali prelevati presso le fronti glaciali indicano che i ghiacciai della zona si trovano nelle posizioni più arretrate in ben 40.000 anni. Il grande ghiacciaio Bridge, British Columbia, Canada occidentale, soffre le estati sempre più calde.
Si è ritirato di ben 3 chilometri in appena 12 anni tra il 2004 e il 2016, circa 250 metri all’anno. La sua contrazione farà diminuire il deflusso d’acqua verso gli impianti idroelettrici del fiume Bridge, che oggi soddisfano la domanda elettrica di circa 350.000 abitanti. Il riscaldamento globale generato dall’uomo non è un’ipotesi per il futuro bensì un fenomeno già in atto. La temperatura della Terra è aumentata di oltre un grado Celsius nell’ultimo secolo. Il 2018 è stato il quarto anno più caldo in Italia, Francia e Svizzera. La superficie terrestre coperta dai ghiacci perenni cala di circa 400 miliardi tonnellate ogni anno e il livello del mare aumenta di 3,4 millimetri all’anno. Il primo studioso a identificare il ruolo della combustione del carbon fossile sull’aumento di temperatura planetaria è stato il premio Nobel svedese Svante Arrhenius, insigne chimico che già nel 1896 pubblicò quella che allora era solo una teoria matematica. In seguito molti altri scienziati lo confermarono: Guy Callender nel 1938 dimostrò la tendenza all’aumento della temperatura. Charles Keeling nel 1958 iniziò misure sistematiche della CO2 atmosferica a Mauna Lia, nelle isole Hawaii, Syukuro Manabe nel 1975 elaborò il primo modello matematico dell’effetto serra antropogenico. Jules Carney nel 1979 coordino’ il primo rapporto dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti sui rischi del riscaldamento globale, e cosi via fino ad arrivare nel 1988 alla fondazione DELL’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite che costituisce oggi il più autorevole gruppo di scienziati che ci mettono in guardia sui cambiamenti climatici. Nel 1922 a Rio de Janeiro fu firmata da quasi tutti i Paesi la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), che diede poi luogo al Protocollo di Kyoto, 1997,e all’Accordo di Parigi, 2015,per ridurre le emissioni climalteranti. Eppure gli sforzi della politica negli ultimi 20 anni non sono stati sufficienti e le emissioni di gas serra sono cresciute raggiungendo attualmente la concentrazione di CO2 di circa 410 parti per milione, il valore più elevato degli ultimi tre milioni di anni, noto attraverso i carotaggi dei ghiacci dell’Antartide dei sedimenti marini. Il riscaldamento globale rende già oggi la vita difficile a molte popolazioni, causando siccità e ondate di calore che pregiudicano i raccolti agricoli e favoriscono malattie. Nell’estate 2003 anche in Europa le temperature vicine a 40 gradi C provocarono oltre 70.000 vittime da colpo di calore. In Australia nel gennaio 2019 si sono sfiorati i 50 gradi C. Non sono solo numeri ma cambiamenti che già oggi condizionano la vita dell’uomo e che avranno un impatto sempre maggiore su miliardi di persone, soprattutto su chi vive nelle zone più povere del mondo, danneggiando la produzione alimentare e minacciando specie di importanza vitale, provocando eventi estremi più frequenti e intensi e favorendo l’instabilità dei già fragili sistemi sociali e la migrazione dei popoli in un pianeta destinato entro metà secolo a ospitare quasi 10 miliardi di persone. Ovunque nel mondo si registrano siccità, incendi forestali, ondate di calore, alluvioni e fusione accelerata dei ghiacciai con frequenze che ormai non rientrano più nella normale variabilità climatica del passato. Se non facciamo nulla per contenere l’aumento della temperatura entro 2 gradi C a fine secolo, il riscaldamento potrà oltrepassare i 5 gradi C, con conseguenze gravissime sull’ambiente. La Terra con la sua biosfera certo non morirà. Soffrirà. Cambierà. Evolverà. Ma non scomparirà. A scomparire, però, saranno le condizioni ottimali per la vita umana, che potrebbe anche essere spazzata via dalla sesta estinzione di massa. Viviamo in un momento cruciale della storia dell’umanità- l’Antropocene- in cui la presa di coscienza delle popolazioni, la posizione dei Governi, la rivoluzione tecnologica delle energie rinnovabili e la scelta etica di consumi più moderati rappresentano l’unica possibilità di invertire una marcia che ci porta verso tempi ostili. Come sottolinea l’IP C occorrono al più presto misure senza precedenti. L’estrazione di combustibili fossili, oltre ad aver provocato danni ambientali in molte regioni del pianeta, è la causa principale dell’aumento di emissioni di gas a effetto serra che determinano il riscaldamento globale. È importante passare prima possibile a un’ economia basata su fonti energetiche rinnovabili e pulite. Le emissioni di CO2 sono dannose per il nostro pianeta perché responsabili dell’effetto serra che sta causando cambiamenti climatici con gravi conseguenze che rischiano di trasformare radicalmente le condizioni di vita delle popolazioni di tutto il mondo. Tre milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. Allo stesso tempo, oltre 1 miliardo di persone sul nostro pianeta non ha accesso all’energia. Senza energia, l’accesso all’assistenza sanitaria, all’educazione, al cibo, alla mobilità e al lavoro è significativamente ridotto. L’energia è un fattore portante del progresso umano ed economico. Obiettivo è puntare a raggiungere un progresso più armonioso capace di conciliare gli interessi individuali e le questioni collettive, lo sviluppo economico con l’efficienza energetica, pur preservando l’ambiente. Fare scelte precise: decarbonizzazione,decentralizzazione e digitalizzazione. Infrastrutture e soluzioni su misura. Avvalersi di tecnologie che puntano all’accesso a un’energia pulita, allo sviluppo di città e comunità sostenibili in cui la soddisfazione delle esigenze di base per tutti-stare al caldo, mangiare, muoversi-sia in armonia con i principali equilibri del pianeta, siano essi ambientali, sociali o geopolitici. Obiettivi importante:transizione energetica a zero emissioni di CO2.
di antimo puca

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