(Adnkronos) – “La ricerca scientifica in Italia deve affrontare diversi ostacoli strutturali, ma riesce comunque a produrre risultati di eccellenza riconosciuti a livello internazionale. Fare ricerca nel nostro Paese è complesso: il settore è storicamente poco valorizzato e manca spesso una visione di lungo periodo, oltre ad un adeguato finanziamento. Eppure, grazie alla dedizione e alle competenze dei ricercatori, alla presenza di istituzioni di respiro internazionale e, soprattutto, a un patrimonio straordinario di talento, è possibile raggiungere traguardi importanti. Pur investendo meno della metà rispetto ai principali Paesi europei in istruzione superiore e meno di un terzo in ricerca scientifica, l’Italia forma giovani ricercatori tra i più competitivi in Europa. Nei bandi Starting dell’European Research Council (Erc) – tra i più selettivi e orientati alla ricerca innovativa – l’Italia si piazza al secondo posto per numero di vincitori, subito dopo la Germania. Un risultato sorprendente, che ben rappresenta quello che può essere definito a tutti gli effetti un miracolo italiano”. Lo ha detto Alberto Mantovani, direttore scientifico emerito dell’Irccs Istituto clinico Humanitas, presidente di Fondazione Humanitas per la ricerca e professore emerito di Humanitas University, oggi a Milano, in occasione della cerimonia di premiazione delle Ibsa Foundation Fellowship 2024.
“Il sottofinanziamento della ricerca nel nostro Paese è una difficoltà cronica, che continua a limitare le potenzialità delle nuove generazioni di scienziati – spiega Mantovani – In questo scenario, il sostegno privato e filantropico assume un ruolo cruciale, soprattutto nei momenti in cui i canali istituzionali risultano incerti o insufficienti. E’ in questa prospettiva che realtà come Ibsa Foundation si rivelano fondamentali, rappresentando un punto di riferimento affidabile per la comunità scientifica. Il caso del professor Carl June, pioniere delle terapie con cellule Car-T intervenuto in passato al Forum ‘Revolutionary therapies for cancer’ organizzato” dalla stessa Fondazione, “è emblematico: la sua ricerca, oggi considerata rivoluzionaria, ha potuto proseguire in una fase decisiva proprio grazie al supporto di una piccola charity, intervenuta quando i fondi pubblici erano venuti meno. Storie come questa mostrano chiaramente quanto la filantropia possa fare la differenza nei momenti più delicati del percorso di un ricercatore”.
Anche in Italia esistono esempi concreti di questo tipo di sostegno. “Le Fellowship promosse da Ibsa Foundation – osserva Mantovani – rappresentano un segnale tangibile di fiducia nella ricerca e nelle nuove generazioni di scienziati. Da 12 anni, la Fondazione porta avanti questa iniziativa con continuità e coerenza, distinguendosi in un contesto segnato da frequenti discontinuità nei finanziamenti pubblici”. Una delle “caratteristiche distintive” di questo finanziamento è “l’affidabilità, qualità fondamentale per ogni sistema che ambisca a crescere – sottolinea lo scienziato – A ciò si aggiunge un elemento altrettanto prezioso: la flessibilità. Le borse possono essere cumulate con altri finanziamenti e utilizzate per proseguire il lavoro presso il proprio centro di ricerca, oppure per intraprendere esperienze in centri internazionali. Accanto al sostegno economico, però, non possiamo dimenticare un altro pilastro fondamentale per il futuro della scienza: la divulgazione. L’alfabetizzazione scientifica è un dovere, soprattutto in una società democratica. Comunicare la scienza in modo chiaro, accessibile e responsabile – conclude Mantovani – è essenziale per formare cittadini consapevoli e per costruire un dialogo costante tra ricerca e società”.