REALTÀ POLITICA. TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO. RIFLESSIONE DI ANTIMO PUCA

Paolo VI a suo tempo dichiarò che la politica è un’alta espressione della Carità cristiana, per una strana eterogenesi di fini. Machiavelli attribuisce a Cosimo De ‘ Medici –e sembra approvare- il detto che gli Stati non si governano coi Pater Noster in mano; egli ritiene, e dà per scontato, che l’uomo politico non può svolgere la propria azione seguendo i precetti della Morale dominante. Chi svolge una attività politica non può fare a meno di sporcarsi le mani di fango o anche di sangue. Un buon politico deve conoscere le arti del leone, cioè della forza, e della volpe, cioè della astuzia. I politici sono di due categorie, quelli in cui prevale l’istinto della persistenza degli aggregati, e sono i leoni, e quelli in cui prevale l’istinto della combinazione, e sono le volpi. La gente comune sente distante il dibattito politico poiché non concentrato sui problemi reali delle famiglie: lavoro, salute, casa, giovani, scuola, sanità, anziani. Intere aree del Comune attendono una attenzione che non c’è, non solo le aree tradizionalmente segnate da problemi irrisolti, ma anche quelle provate da recenti traumi, come il terremoto, restate ai margini dell’agenda politica. Alcuni comportamenti privati di uomini politici, segnati da una impressionante decadenza etica, confermano la lontananza vistosa fra agire politico e tensione morale. Il Bene Comune appare disatteso, irrilevante. Ne deriva una forte sensazione di disgusto verso gli scenari della politica, che in alcuni diventa tentazione di disimpegno e di qualunquismo, in altri perfino di rivolta. Siamo in un tempo in cui la legge del più forte ha soppiantato la forza della legge, lasciando libero campo al potente di turno purchè tuteli e promuova i propri interessi, anche a scapito di quelli dei più. Una considerazione fatta molti anni fa da Corrado Alvaro cita:” La tentazione più sottile che possa impadronirsi di una società è quella di pensare che vivere rettamente sia inutile”. Il servizio del Bene Comune implica la Responsabilità e l’impegno per la realizzazione piena di tutti e di ciascuno come condizione fondamentale dell’agire politico. Questo è possibile solo se il Bene Comune non è la semplice risultante della spartizione dei beni disponibili, ma una meta che trascende ciascuno con la sua esigenza morale. Va rifiutata la logica della maschera che coniughi vizi privati e pubbliche virtù. Questo comporta il riconoscimento del primato della Coscienza nell’impegno, sulla fedeltà effettiva ai Valori proclamati. Nel rapporto con il cittadino, il politico dovrebbe seguire la massima formulata da don Lorenzo Milani e dai ragazzi della scuola di Barbiana:” Appartenere alla massa e possedere la parola”. I politici non siano al servizio del padrone di turno, ma del popolo. Lo stato sociale, l’istruzione e la tutela della salute per tutti, i poveri, i senza parola, i socialmente deboli non sono una conquista opinabile, ma Valori IRRINUNCIABILI, da tutelare e migliorare, liberandoli da sprechi e assistenzialismi che non servono ai poveri. Manifestazione di volgare inintelligenza circa le cose della politica è la petulante richiesta della onestà nella vita politica. Croce asserisce che si tratta dell’ideale che canta nell’animo degli imbecilli. Il politico è colui che non subordina la morale alle esigenze della politica ma interpreta i principii della Prudenza politica in modo da farli coesistere con La morale. L’onestà è la migliore politica; essa è intesa anche nella capacità politica. La pratica spesso smentisce questa teoria ma costituisce La condizione sine qua non indispensabile alla essenza politica. Una condotta che necessita essere giustificata è quella non conforme alle regole. Non si giustifica l’osservanza della norma, cioè la condotta morale. L’esigenza della giustificazione nasce quando l’atto viola o sembra violare le regole sociali generalmente accettate, non importa se morali, giuridiche o del costume. Operare per il Bene Comune è considerare come scopo del servizio il bene di tutti, anche degli avversarii politici, che perciò non vanno mai considerati come nemici o concorrenti da eliminare, ma come garanzia di confronto critico in vista del discernimento delle vie migliori per giungere alla realizzazione della Dignità personale di ciascuno. Occorre un sussulto morale. La scelta è fra una deriva egoistica e lesionista e, appunto, il Bene Comune, quel Bene che, superando ciascun appetito individuale, libera ed unisce tutti. La posta in gioco non è il guadagno di alcuni, ma un futuro per tutti, da costruirsi insieme.

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