Appena cominciava il freddo forte che faceva male a mani e piedi, tutte le donne fuori alle porte di casa preparavano il braciere che era un recipiente circolare di rame cromato con i bordi di ottone e due manici cesellati. Noi bambine andavamo a cercare i pezzi di legno asciutto ovunque e quando ne trovavamo tanti tornavamo felici dalle nonne. Una volta che il braciere era pieno di legno o carbone, si dava fuoco, e con pezzi di cartone si soffiava sopra per dare ossigeno e alimentare meglio la fiamma.
Quando il tempo era asciutto, subito si accendeva, altrimenti ci metteva tanto e tanto. Quando la fiamma aveva preso bene si portava il braciere al centro della stanza da pranzo e intorno si mettevano le sedie. Spesso si buttavano nel braciere bucce di mandarino o arancia per profumare l’aria. Ogni tanto la nonna o la mamma con una paletta di ferro smuovevano il legno o, come si diceva, SBRACIAVANO e si vedeva un guizzo di fiamma che ci piaceva tanto. Chi allungava le mani sul fuoco per riscaldare, chi appoggiava i piedi intorno, chi lavorava a maglia, chi faceva i compiti li vicino per sentire calore. In tarda serata, quando la legna si era consumata e c’era solo cenere, il braciere si portava fuori casa per evitare che potesse emanare fumo pericoloso per la salute.
Quella cenere il giorno dopo veniva raccolta e conservata per il bucato che si faceva ogni sette giorni. La cenere ha un forte potere sbiancante e altro che detersivi moderni.Il bianco di quelle lenzuola non lo vedo più. Molte famiglie avevano anche lo SCALDAPANNI, una campana fatta con listelli di legno incrociati sui quali si mettevano I panni umidi ad asciugare. La stanza dove stava il braciere era viva perché si sentivano i racconti delle mamme che parlavano con le nonne o le sorelle che venivano a far visita e quella stanza era così calda che passando in un’altra, si avvertiva un freddo incredibile e respirando si vedeva una specie di fumo bianco uscire dal naso.
Ricordo che il nonno di una mia amica metteva nel braciere un mattone di terracotta rossa e poi la sera se lo portava nel letto tipo borsa dell’acqua calda. Quei giorni in cui con la scusa del braciere si stava tutti insieme sono stati per me come una seconda scuola, dove ho imparato un poco di storia, di ricette di cucina, a lavorare a maglia, a ricamare il punto a giorno intorno alle lenzuola per il mio corredo e ad avvertire un senso di protezione. Ero a casa mia al caldo, con i miei cari vicino e ogni tanto prendevo una nocciola arrostita nel braciere, correvo fuori dove avevo la mia pietra, rompevo la nocciola e felice la mangiavo, volendone subito un’altra.
Sotto Natale nel braciere si mettevano le pigne che emanavano incenso e poi quando erano ben cotte si aprivano battendole sui muretti e si tiravano fuori i pinoli. Tutti i bambini avevano una pietra nascosta che serviva per rompere i pinoli, le nocciole e poi per giocare a campana. Oggi soffriamo meno il freddo ma una specie di freddo interiore si avverte perché non si sta più tanto tempo insieme per ore nella stessa stanza a parlare e ridere di niente aspettando poi di correre sotto le coperte che mettevamo fin sopra là testa. Ogni epoca ha i suoi riti e ogni epoca lascia dentro ricordi… e i ricordi si devono tenere vivi per sapere di essere stati felici e per sapere di esserci stati… quelli brutti si devono mandare via… fanno solo male.
Sandra