Processo penale Norman Atlantic dopo una lunga attesa è stata finalmente depositata la perizia redatta dagli esperti nominati dal GIP quasi un anno fa; si tratta di una imponente massa di dati – una relazione di quasi 700 pagine- nel quale si esaminano le cause che portarono al disastro della Norman Atlantic, un incendio e un naufragio che avvenne il 28 dicembre 2014 mente il traghetto navigava nelle acque tra Puglia e Albania con a bordo poco meno di 500 persone, delle quali persero la vita 11 persone altre 18 risultano tuttora disperse. Nell’equipaggio del Noman Atlantic c’erano anche due marittimi di Procida: Luigi Iovine che era il primo ufficiale di coperta e Gianluca Assante. Il dossier dei periti diventerà il cuore del processo sulla vicenda, ma vista la complessità delle indagini svolte su incarico del Tribunale penale di Bari, della monumentale massa di dati informatici allegati alla relazione e la eterogeneità dei vari aspetti presi in considerazione dal collegio dei periti, si è deciso di fissare un certo numero di udienze per illustrare i risultati. Le udienze si terranno il 20 ed il 31 marzo e dal 3 all’8 aprile nell’aula Bunker di Bitonto.
Nel processo sono indagate 16 persone per cooperazione colposa in naufragio, omicidio plurimo e lesioni: oltre al comandante e ai membri dell’equipaggio, risultano sotto inchiesta anche l’armatore Carlo Visentini e il rappresentante legale della Anek Lines, società noleggiatrice del Norman.
Vediamo i riferimenti ai due procidani nel dossier dei periti tratti da un articolo de Il fatto quotidiano del 9 febbraio 2017.
“Il comandante dichiara l’abbandono nave alle 4.13, un’ora dopo per l’orario italiano, secondo la ricostruzione fornita agli investigatori dal marinaio Luigi Iovine è egli stesso a dare la comunicazione via interfono per tre volte. Ma, scrivono i periti, in quel momento l’interfono “non è più funzionante” a causa dell’incendio o per la “mancata alimentazione”. E comunque, si legge nella perizia, all’ascolto degli audio della scatola nera, “non risulta” che il messaggio sia stato ai passeggeri.
Nel dossier i periti scrivono inoltre che i due ufficiali di macchina il procidano Gianluca Assante e Francesco Romano misero in acqua “senza espressa autorizzazione” lance di salvataggio e Mes, mentre “alcuni passeggeri non adeguatamente controllati” avevano fatto lo stesso con le zattere di salvataggio. “Un’ulteriore dimostrazione del mancato coordinamento e controllo – scrivono i periti – da parte dell’equipaggio”. Queste situazioni spingono i tecnici a dichiarare che “le operazioni di emergenza generale e di abbandono nave si sono sviluppate in forma caotica e convulsa” sia per la presenza “incontrollata di passeggeri” che avrebbero dovuto essere radunati secondo il regolamento ai punti d’imbarco sia “per il mancato rispetto del personale dei compiti assegnati dal ruolo d’appello, sia per l’errata attuazione a bordo delle procedure previste dal manuale di addestramento all’uso dei dispositivi di salvataggio”.