Costituzione Italiana
– Art. 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.”
– Art. 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
Il Piano paesaggistico si è purtroppo avviato con i peggiori auspici. Processo importante e delicato, deve essere incardinato dentro percorsi politici e democratici condivisi con la popolazione che non può subirne supinamente le conseguenze, anche gravi. E non può essere attuato in palese violazione del dettato Costituzionale, che grazie al rinnovato articolo 9 della Carta fondamentale, tutela il paesaggio, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni. Nessun principio Costituzionale può essere sacrificato per realizzarne un altro o, men che meno, per perseguire un contingente prioritario interesse. I singoli valori espressi e tutelati dalle disposizioni della Costituzione sono tutti assoluti e dello stesso rango, all’interno di un impianto complessivo orientato a promuovere la dignità della persona umana nel suo contesto ecologico e sociale.
Gli amministratori sono chiamati ad interpretare la volontà del tessuto sociale dei luoghi per un servizio pubblico essenziale con progettazione e programmazione gestite in maniera trasparente, evitando frenetiche rincorse speculative di privati che agiscono in nome dei propri profitti non conoscendo o trascurando la specificità dei luoghi e delle terre naturali che non possono essere considerate res nullius.
Forse i sindaci stanno favorendo un settore economico privato in grandissimo fermento per i grandi guadagni realizzabili con bassi rischi d’impresa, vista la notevole mole di incentivi pubblici?
Estremisti, condizionano al ribasso le istituzioni e tengono in “ostaggio” il Piano Paesaggistico per interessi particolari, elevando Ischia ad una imbarazzante vergogna nazionale.
Nascono reazioni circoscritte e ben riconducibili a una chiara sfera mediatica e imprenditoriale: quella del potentato di turno. Amministratori e tecnici locali denigrano il territorio rurale per declassarlo a mero contenitore su cui rovesciare ancora (!) colate di cemento e asfalto.
Il Piano Paesaggistico non è uno strumento per imbrigliare l’iniziativa privata nella fitta rete della burocrazia, ma un veicolo per produrre benessere psicofisico e sviluppo economico.
Chi osteggia l’impostazione culturale e scientifica che sorregge il Piano non va ricercato fra abitanti, agricoltori, cittadinanza attiva o imprenditori consapevoli, ma fra i portatori di interessi forti.
Non sarà facile far capire alla collettività e agli stessi enti pubblici, con i tagli alle spese sempre più ingenti, che il Piano Paesaggistico non debba concludersi con l’approvazione del Consiglio, dato che è già stato approvato dal Ministero.
La contrapposizione di sindaci e tecnici locali al Piano è irrisoria e tecnicamente inutile. Un suicidio ambientale ed economico, socialmente ed eticamente vergognoso!
Un perverso sistema di arricchimento per pochi a scapito delle risorse pubbliche. Il territorio tumefatto non si svilupperà ma sarà condannato all’oblio!
La debolezza di politiche pubbliche solo conservative, sganciate da progetti di futuro condiviso e possibile affida la tutela solo a normazioni e vincoli statici o legati a modelli di riferimento estetici o ecologici da sovraordinare ai processi economici e sociali e alle comunità locali.
Il nostro territorio è fortemente a rischio. Non solo idrogeomorfologico. Ma anche economico, ecologico e paesaggistico. I molti scempi che sono stati realizzati, l’urbanizzazione lungo le coste fragili, le urbanizzazioni di bassa qualità, i paesaggi sempre più banalizzati, ecc., sono stati perpetrati perché la legislazione lo permetteva. Perché non c’erano indirizzi che consentissero di trasformare e di fare attività economica rispettando e valorizzando i fondamenti complessi del paesaggio. I documenti del piano intendono fornire conoscenze e opportunità per voltare pagina. Perché i Comuni possano vedere riqualificati i propri margini e gli water front.
La tutela del paesaggio è prevista dalla Costituzione. I principi di salvaguardia dei diritti sono ribaditi nelle norme di attuazione dello stesso Piano. Chi le disattende lo fa in maniera mendace.
Certe posizioni estreme vanno non solo contro ogni evidenza scientifica, ma dimostrano l’insofferenza di qualsiasi regola, che è un tipico tratto di arretratezza, culturale prima ancora che politica.
La bagarre di questi giorni, nella quale amministratori e tecnici locali sono intervenuti con la loro voce autorevole, cerca semplicemente di discreditare una nuova cultura interdisciplinare della pianificazione del territorio nella quale le ragioni del territorio e del paesaggio sono messe in luce con l’intendo di sostenere forme di governance attente a non lasciare il potere unicamente a quelle lobbies normalmente silenti che cercano di governare senza dare troppo nell’occhio. Il clamore, il discredito, la violenza non fanno altro che convincermi che stiamo percorrendo una strada di rinnovamento importante.
I territori sono prima di tutto gli ambienti vitali di chi li abita, e non possono trasformarsi in zone di espiazione e sacrificio perché assegnate da iniziative private approvate. Devono essere vissuti serenamente dai residenti, dagli agricoltori, dagli allevatori, dagli apicoltori, dai pescatori, dagli operatori di un turismo sostenibile che permettono frequentazioni anche estere e quindi un indotto variegato con la valorizzazione di eccellenze enogastronomiche locali e relativi addetti ai servizi, da chi costruisce giorno per giorno un rapporto spirituale ed emotivo con il paesaggio.
Con un approccio che non è estetico ma etico.
Insomma, da tutte le categorie che noi ischitani abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare.
di Antimo Puca