“Oggi 25 Aprile 2014 è la ricorrenza più bella e viva della storia del nostro paese e delle generazioni che l’hanno vissuta”: lo scrive in una nota domenico savio del Pciml. “E’ la ricorrenza più eroica ed esaltante dell’Italia moderna e rappresenta il punto più alto dell’emancipazione storica, culturale e sociale del nostro popolo dall’antichità ad oggi, è la ricorrenza della Liberazione dell’Italia dal fascismo, dall’occupazione nazista e, non di minore importanza, dalla monarchia per approdare allo status istituzionale attuale di Repubblica democratica e antifascista, però rimane ancora borghese, clericale e capitalistica, fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla società barbaramente divisa in classi sociali contrapposte e in conflitto tra loro, questo fin quando la civiltà superiore dell’uguaglianza economica e sociale tra tutti i componenti la collettività e del potere politico del proletariato trionfi sulla barbarie del dominio padronale.
Noi comunisti marxisti-leninisti, noi rivoluzionari di professione, noi avanguardia della classe operaia, che è il reparto più avanzato impegnato nella lotta di classe, in questo giorno ricordiamo la tappa più avanzata del nostro cammino rivoluzionario per la conquista del socialismo in Italia. Per noi il 25 Aprile significa solo questo, cioè la conquista di una tappa importante sul lungo cammino di lotte e di sacrifici per raggiungere la meta ultima prima del socialismo e poi del comunismo.
Una tappa di grande importanza storica, di eroismo e di abnegazione nell’impegno per il riscatto sociale, che nel periodo 1922-1945 è costata al proletariato italiano centinaia di migliaia di morti in combattimento o di assassinati dalla monarchia, dal fascismo e dal nazismo, un sacrificio di vite umane immane che ha consentito al nostro popolo di vivere l’attuale fase, provvisoria e transitoria, di avanzamento verso la battaglia decisiva per la conquista della democrazia e della civiltà socialista, ovvero di una dimensione superiore ed esaltante dell’esistenza umana, dove tutti gli uomini e tutte le donne si saranno liberati dal bisogno e dal dominio di un proprio simile.
Per noi, miliziani della rivoluzione proletaria, che non tramandiamo ai posteri ma che viviamo quotidianamente l’impegno militante e di lotta di classe per il cambiamento rivoluzionario del nostro paese, il 25 Aprile 1945 non è stato un punto di arrivo, ma di partenza per il traguardo storico più avanzato del socialismo. Viviamo questo giorno non di esaltazione e di festa secondo il significato della coscienza e della cultura borghese, clericale, qualunquista e populista, ma semplicemente di rallegramento per quella vittoria transitoria di 69 anni fa e di apprensione per la lotta di Resistenza e di sopravvivenza all’infamia del capitalismo morente – che nella sua fase discendente diventa sempre di più aggressivo e repressivo – e per la prova decisiva dello scontro rivoluzionario che ci attende. Però la formazione materialistica e marxista-leninista della nostra coscienza ci mette in uno stato di serenità, di tranquillità, di soave attesa, di certezza nella vittoria e ci predispone ad ogni prova pur difficile che dovesse essere.
Tra l’altro, Marx ci ha spiegato e insegnato che la lotta, il travaglio sono la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova. Nell’ordine sociale dello sfruttamento padronale senza lotta non c’è cambiamento, non c’è speranza di miglioramento, non c’è possibilità di vita nuova, non c’è futuro diverso e non c’è neppure motivazione esistenziale, tutto ciò sino al raggiungimento di una vita dignitosa e piacevole nel comunismo, dove la lotta cambia e diventa impegno collettivo per il raggiungimento di un comune livello sempre più elevato di godimento e di felicità dell’esistenza. Questo è il materialismo dialettico applicato alla storia dell’umanità, che procede per gradi dalle piccole alle grandi conquiste e dall’inferiore al superiore, che Engels ci ha scientificamente e magistralmente rivelato. Senza moto non c’è cambiamento, ma solo permanenza nello stagno putrescente dell’infame e disumana società capitalistica.
Queste riflessioni affollano, esaltano e spronano la nostra mente nella ricorrenza del 25 Aprile 1945, giorno di passaggio dalla lotta alla monarchia, al fascismo e al nazismo alla lotta più avanzata ed appassionante per la conquista del socialismo e tali sono stati i convincimenti che in qual giorno hanno invaso la coscienza della classe operaia – che occupava e difendeva le fabbriche dalle distruzioni nazifasciste -, delle forze antifasciste e progressive che invadevano le piazze in un sussulto di gioia, di Liberazione e di speranza per una vita nuova e degli eroi combattenti Partigiani armati che scendevano dalle montagne, dopo aver sconfitto il nemico nazifascista, e venivano trionfalmente accolti e festeggiati dalle popolazioni nei villaggi, nei paesi e nelle città, specialmente del nord Italia, dove la lotta armata antinazifascista era stata più cruenta e devastante.
I coerenti comunisti e tutti i rivoluzionari morti durante la lotta antifascista, la Resistenza e la Guerra di Liberazione dalla monarchia e dal nazifascismo lo hanno fatto non tanto e solo per approdare alla Repubblica e alla sua Costituzione borghese, clericale e capitalistica, ma essenzialmente per continuare la lotta lunga la strada che conduce al socialismo, per proseguire la lotta di Liberazione dal sistema sociale schiavistico del capitalismo e dell’imperialismo, quella lotta e quella prospettiva allora vergognosamente tradita dal gruppo dirigente revisionista e opportunista dell’ex Partito Comunista Italiano, miseramente finito nelle braccia del potere e dei privilegi della società borghese.
Tocca a noi marxisti-leninisti e rivoluzionari di professione, a noi classe operaia emancipata, Resistente e inflessibile agli inganni e alle seduzioni del capitale, a noi intellettualità d’avanguardia e all’intera società progressiva raccogliere l’eredità del martirio, del sacrificio e dei combattimenti intrepidi di quanti perirono nella cruente battaglia, sopravvissero alla tragedia e scesero in piazza quel giorno del 25 Aprile 1945, tocca a noi raccogliere e rilanciare la passione, il desiderio e la speranza di socialismo allora ignobilmente svenduti da personaggi indegni della storia del movimento comunista e operaio italiano.
Compagni di pensiero e di lotta, è bello ricordare così quel memorabile giorno di 69 anni fa, ma è ancor più bello ed entusiasmante apprestarci a vivere, con la militanza e la battaglia politica e sociale tattica e strategica del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, il prossimo “25 Aprile” della Liberazione dell’Italia dal capitalismo e della sua entrata nell’era del socialismo, che prepara l’edificazione di quella comunista”.