OSTEOPOROSI: UNA MALATTIA NON SEMPRE DOVUTA ALLA VECCHIAIA

Il problema dell’osteoporosi è che spesso è considerata, anche in ambito scientifico, una ineluttabile conseguenza dell’invecchiamento, ma questo non è vero. E’ la frattura da fragilità l’evento che certifica la malattia, è la conseguenza del depauperamento del tessuto scheletrico e non deve essere considerato un fatto inevitabile in tutti gli anziani”. Lo afferma Salvatore Minisola, professore Ordinario di Medicina Interna all’Università La Sapienza di Roma, commentando la scarsa informazione sulle cause della fragilità ossea.

La prevenzione della malattia si può iniziare già da giovani, ma deve essere attuata obbligatoriamente quando arriva la prima frattura da fragilità – precisa Minisola, che è anche membro del Coordinamento scientifico dell’iniziativa – occorre ricordare che il raggiungimento del picco di massa ossea può essere influenzato da una adeguata alimentazione a base di calcio, vitamina D e proteine, e da un’adeguata attività fisica”. Secondo le linee guida dell’Oms, tra le attività che portano beneficio alle ossa c’è la danza, ma anche jogging, golf, yoga e in generale tutti gli esercizi fisici a carico gravitazionale, cioè in posizione eretta, che impongono il carico del peso del corpo.

“Dopo i 50 anni bisogna fare un’adeguata anamnesi – conclude l’esperto – che permetterà di cogliere alcuni importanti fattori di rischio come la familiarità, la magrezza, il fumo e l’assunzione di farmaci quali il cortisone. E solo nei casi in cui c’è il rischio elevato di frattura il medico prescriverà farmaci specifici”.

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