Ieri si è tenuta l’udienza in Cassazione per la triste vicenda dell’affondamento del peschereccio Padre Pio a seguito del ricorso proposto dal legale degli imputati, il comandante della motonave Audace e il suo timoniere Giaquinto.
Presente l’avvocato Bruno Molinaro per le parti civili costituite e vittoriose in grado di appello, ovvero gli eredi del marinaio Antonio Manfredi, che ha insistito per il rigetto del ricorso. Anche il Procuratore Generale ha chiesto il rigetto del ricorso per infondatezza.
Da quanto appreso, la Corte di Cassazione (Sezione IV, Presidente Romis), all’esito dell’udienza, ha rimesso di ufficio alla Corte Costituzionale la questione di legittimità costituzionale del raddoppio della pena prevista dal codice penale (art. 449, comma 2) per i delitti colposi di danno, dai quali deriva NAUFRAGIO, come contestato nel caso di specie.
In pratica, così statuendo la Corte, ha pienamente retto l’impianto accusatorio, così disattendendosi i motivi di ricorso fatti valere dagli imputati, così come ha retto l’affermazione di responsabilità civile e la condanna all’integrale risarcimento a favore degli eredi Manfredi difesi dall’avvocato Molinaro.
L’unica questione riguarda, dunque, il trattamento sanzionatorio e, sul punto, la Cassazione ha deciso di acquisire il parere della Consulta.
Se la norma sul raddoppio della pena dovesse essere dichiarata incostituzionale, la Cassazione dovrebbe dichiarare la prescrizione dei reati (i fatti risalgono al 2005).
In caso contrario, vi sarebbe conferma della pena applicata dalla Corte di Appello.
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