MENTRE IL MEDICO STUDIA IL MALATO… (DI VINCENZO ACUNTO

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L’isola d’Ischia nella sua insicurezza stradale
L’antico detto, purtroppo, è sempre attuale. Quando incapaci si mettono a studiare, spesso accade che nulla
succede o che il rimedio approntato sia peggiore del male. Lo vediamo in larga scala nella tragedia Ucraina
ove una classe dirigente incapace ad accorgersi (in otto anni) che stava per divampare l’incendio ha lasciato
che “il drago” crescesse fino a incendiare tutto. Lo vediamo in casa nostra, per problemi certamente molto
più piccoli (l’insicurezza stradale isolana) che negli ultimi mesi occupa il dibattito che suggerisce rimedi che,
come al solito, non serviranno. Se non a procurare ulteriori rivoli di spesa alle famiglie ove l’ansia notturna,
in attesa del rientro dei propri figli usciti per una serata di svago, cresce sempre di più. Più volte, in questo
spazio settimanale, ho scritto di quanto succede sulle nostre strade il cui asfalto, troppo spesso, cambia
colore per il sangue che su esso scorre per i tanti incidenti che si verificano. Dell’ultimo terribile evento, sulla
statale di Lacco Ameno, non ho voluto commentare per non contribuire ad un ulteriore sanguinamento
dell’inguaribile ferita dell’anima di quei genitori che hanno perso il figlio. Da esso son venuti fuori schiumanti
articoli e dibattiti propositivi che alla fine non si tradurranno in sicurezza ma, come ho detto prima, in
maggiori esborsi per tutti. Si è parlato, infatti, di autovelox, di dissuasori di velocità o di segnaletica limitativa
che, tradotto, consentirebbe l’applicazione di sanzioni pecuniarie e non altro. Facciamo qualche
considerazione e proviamo a darci a qualche risposta. E’ un dato statistico che gli incidenti mortali si
verificano in orari notturni e, in prevalenza, al rientro mattutino da nottate di svago.

Derivano solo dalla velocità o anche da altro? Prima considerazione “a fronte dei tanti incidenti che indubbiamente derivano dall’indotto euforico che certe serate determinano, i sindaci potrebbero prevedere che ogni esercizio
commerciale fermi le sue attività alle due di notte?” Penso di sì anche in considerazione dell’ulteriore dato
che, a quell’ora, dice che energia e condizione fisica sono di gran lunga migliori per una guida non pericolosa
rispetto alle 5 del mattino. Che si mettano sul piatto della bilancia gli interessi dei tre o quattro locali notturni
e quelli della vita umana e se ne traggano le conclusioni. La velocità. Ritengo che l’andare veloci è una scelta
personale che andrebbe progressivamente a ridursi in presenza di un servizio di controllo costante e non
sporadico. Se le forze di polizia (compresi i vigili urbani) coordinassero con più macchine (collegate tutte tra
loro via radio) un servizio di appostamenti nelle zone “note” gli scapestrati perderebbero la baldanza, non vi
sarebbe la necessità di inseguimenti (che in taluni casi hanno contribuito a provocare l’incidente) e lo
scapestrato sarebbe facilmente intercettato e bloccato dopo poche centinaia di metri in altro punto di controllo.

Qualcuno pensa seriamente che imporre limiti di velocità o autovelox servirebbe a ridurre gli
incidenti notturni? Utopia. Basta poco per rendere la targa illeggibile alla fotografia senza dimenticare che,
per imporre uno o più limiti di velocità, bisogna tener conto della struttura della strada (aperture, incroci,
intersecazioni, pendenze etc.) e del traffico che la impegna. Per la struttura viaria dell’isola significherebbe
un limite di velocità non superiore ai 20 kmh. Una follia, forse tecnicamente nemmeno possibile. All’attualità,
per coprire la tratta più lunga (S.Angelo /Ischia Porto) 18 km, un esperto guidatore, in orario di punta,
violando più volte il codice della strada, impiega 50 minuti (considerando le soste obbligate, le strisce
pedonali, il traffico). Con una velocità imposta a 20 kmh (per i motivi detti) per percorrere 18 km si
impiegherebbero due ore circa, con la conseguenza che le violazioni sarebbero tali e tante che alla fine si
tradurrebbero solo in sanzioni ma non in sicurezza stradale. Se invece provassimo a fare un altro tipo di
ragionamento, su cosa si potrebbe fare, da subito, con le norme ed i mezzi che già si dispongono, ritengo che
si farebbe di più per la sicurezza di tutti. Se in tutte le strade fossero fatti rispettare i principi posti dal
regolamento che accompagna il codice della strada, chi non pensa che si libererebbe il transito,
conseguentemente il traffico e l’esigenza di dover andare, pericolosamente, veloci o di notte sfidare altri?
Purtroppo, però, l’attenzione alle strade sull’isola non la presta nessuno. Vi sono buche incustodite e non
segnalate dappertutto che, oltre a costituire insidie mortali per i motoveicoli, obbligano a slalom
pericolosissimi.

Vi sono auto in sosta dovunque (in curva, sugli incroci, in prossimità di dossi) ed anche sui marciapiedi                        che obbligano i pedoni ad invadere il sedime stradale, rendendo pericoloso il transito. Non esiste
una curva disegnata in coerenza con la geometria suggerita per i percorsi stradali. Non esiste una accettabile
regimentazione delle acque meteoriche; non esiste un tombino a livello del manto stradale. Non esiste alcun
impedimento alla circolazione ai veicoli che per tara e dimensioni non potrebbero attraversare le stradine
ischitane. Nemmeno là dove esistono i divieti.

Non esiste un cantiere di lavori stradali in regola con le norme
di sicurezza (le uniche cose che si applicano, per ridurre i costi della società appaltatrice, non per la sicurezza,        sono un semaforo ed una rete in condizione di instabilità perenne a segnalare i lavori). Non c’è lavoro stradale
che venga terminato o sospeso che consenta una ripresa in sicurezza del transito, viste le buche e gli
avvallamenti che, impunemente, vengono lasciati. Per non limitarci alle chiacchiere, offriamo qualche idea:
che le forze di polizia impieghino sulle strade, dal tramonto al mattino successivo, più mezzi di quelli attuali,
per il controllo (anche visivo) della velocità e chi ha una velocità esagerata (che non è quella dei 50 kmh
ovunque) gli si ritiri la patente; che si liberino le strade dai veicoli parcheggiati (o lasciati in soste durature) là
dove riducono il sedime di percorrenza al di sotto dei limiti imposti dal regolamento al cds (basta un’azione
congiunta forze di polizie e imprese di rimozione per due o tre volte); che si disponga la cancellazione delle
strisce che, consentendo la sosta lungo le strade, riducono il sedime di percorrenza al di sotto della soglia di
sicurezza; che si obblighino le ditte esecutrici di lavori stradali al rispetto dei protocolli di sicurezza imposti
per i lavori pubblici; che si vieti la circolazione agli automezzi che, per sagoma, rendono pericolosa la
circolazione sulle strade isolane; che si controlli la segnaletica orizzontale che non consente in curva la linea
spezzata o i passi carrai. Sforziamoci tutti a comprendere che se fuori delle mura domestiche ognuno fosse
obbligato al rispetto delle regole, forse anche i genitori riuscirebbero, in casa, a fare meglio la loro parte
ricordando, tutti, che il diffuso libertinaggio non consente, nemmeno a quelli più applicati, di ottenere un
ridimensionamento di certe euforie caratteriali che tante volte sono alla base delle tragedie. Proviamo, in
definitiva, se vogliamo parlare di sicurezza stradale, a fare qualcosa di piccolo, concreto e immediato perché
nella violazione, costante ed impunita, delle regole si annida la morte e l’assassino dei nostri figli.
acuntovi@libero.it