18 presenze e 6 gol questi sono i numeri che proiettano Salvatore Caturano verso un rilancio. L’attaccante classe ’90 sta recuperando, in questa stagione 2014/15 con la maglia del Melfi, una continuità importante. Cresciuto nelle giovanili dell’Empoli, aveva esordito in serie A a soli 17 anni, poi il suo percorso si è complicato, ma la voglia e l’umiltà di risalire non si sono esaurite e lo portano a cercare di migliorarsi giorno dopo giorno.
L’esordio in serie A con l’Empoli e poi cosa è successo?
Ricordo era il derby Siena-Empoli, una partita molto sentita, quando sono stato chiamato in causa mi tremavano le gambe, in realtà solo a ripensarci mi tremano ancora. E’ stata una emozione grande, indescrivibile. Quel giorno lo ricorderò per tutta la vita. Dopo l’esordio con l’Empoli sono rimasto lì, ma ho avuto un infortunio al ginocchio. Ho girato un po’ di squadre, la prima è stata il Taranto, dove ho giocato una buona stagione. Poi però ho avuto una carriera soprattutto in Lega Pro, non sono stato molto fortunato. L’infortunio mi ha bloccato, ero una delle promesse del calcio italiano, però quando poi giochi per qualche anno in Lega Pro sei identificato come un giocatore adatto solo per quella categoria.
Tornassi indietro faresti altre scelte?
Assolutamente sì, ogni giorno mi tormento di non essere andato a giocare altrove. A 16 anni mi voleva il Chelsea, ma ho fatto la scelta di rimanere ad Empoli, che era comunque una società solida. La mia famiglia non accettava l’idea che mi trasferissi in Inghilterra, comunque avevo un buon rapporto con lo staff e anche loro mi hanno convinto a restare in Toscana. Poi in fondo con l’Empoli sono esplosi tanti giocatori come Montella, Di Natale ed ero proiettato su quella strada lì.
Ora con il Melfi hai recuperato continuità e gol, che ambiente hai trovato?
Ho avuto un problema familiare quest’anno, perché è venuto a mancare mio padre. Avevo bisogno di tranquillità e qui la sto trovando. Il Melfi è una società piccola, ma solida, che punta sui giovani e mi ha permesso di recuperare serenità. E’ l’ambiente giusto, sto dimostrando grandi cose e spero di continuare su questa strada.
Pensi che per un giovane italiano sia più difficile imporsi in Italia?
Credo di sì, perché molte società, escluso Empoli ed Atalanta, non puntano sui settori giovanili e non lanciando giovani dal vivaio, i ragazzi sono un po’ penalizzati. Prima si cercava di più di dare spazio ai giovani, ora meno e dispiace molto.
Cosa si può fare per aiutare il vivaio italiano a produrre di più?
Si deve puntare anche sulle società minori per poi portare i loro prodotti nella massima serie. Noi giovani siamo il futuro.
Qual era il tuo sogno da debuttante in A e qual è il tuo sogno oggi?
Il sogno era di raggiungere la serie A e ci ero arrivato, poi l’ho persa un po’ per strada. Tuttora spero di fare bene quest’anno e nei prossimi per tornare a grandi livelli.