Medico di medicina generale, ovvero medico di famiglia, e le strane normative che regolano il settore. Aumentano i carichi di lavoro e si continua senza una vera specializzazione, problemi che riguardano l’Italia intera ed emergono nella loro gravità sulle isole d’Ischia e Procida, dove il mare rende ancora più problematica la presenza di professionisti provenienti dalle aree limitrofe. Questione trattata nella trasmissione di Teleischia “L’Isola che non c’è” del 25 gennaio scorso con i medici di famiglia Carmine Barile, Nicola Farese e Vincenzo Mazzella.
Sembrerà assurdo ma per svolgere la professione di geriatra, nefrologo o cardiologo – ad esempio – è necessario, dopo aver conseguito una laurea, frequentare un corso universitario di specializzazione con esame conclusivo. Per esercitare la professione di medico di medicina generale invece no. Si deve seguire un corso di formazione regionale e nemmeno in questo caso si è riusciti a prevedere nell’accordo una specializzazione specifica e superiore.
“Siamo l’unico settore della medicina che non ha una specializzazione”. A parlare è Giorgio Barbieri, la professione di medico di famiglia la svolge da decenni in Lombardia, è il coordinatore dei Medici di medicina generale della Fp Cgil. Aggiunge: “Questo da un lato ci mette in un vicolo cieco perché non possiamo svolgere altra attività, non possiamo andare a lavorare in ospedale perché privi di specializzazione. Dall’altro, nell’immaginario collettivo siamo medici di serie B. Quindi la considerazione, il rispetto per il nostro ruolo, la dignità professionale è sempre più in picchiata”.
Invece di prevedere maggiori tutele come richiesto dal sindacato, sono ulteriormente peggiorate le condizioni dei nostri professionisti: aumenta da 1.000 a 1.200 il cosiddetto rapporto ottimale di assistiti da prendere in carico, con la possibilità di estenderlo fino 1.890 per ogni medico. “Queste operazioni servono solo a nascondere la smisurata carenza di professionisti – spiega un rappresentante sindacale- causata negli anni dalla perdita di attrattività per i giovani medici di una professione che avrebbe dovuto essere il fulcro della garanzia di salute della cittadinanza. È un accordo che appesantisce i carichi di lavoro, invece di migliorarne le condizioni. Si arriva addirittura a ribadire la responsabilità dei medici di medicina generale negli accessi impropri nei pronto soccorso, dimenticando il vero problema delle liste di attesa per le prestazioni specialistiche”. Per di più si prevede che si possa lavorare fino al compimento dei 72 anni di età e si possano chiamare i pensionati come sostituti per coprire malattia e ferie.