(Adnkronos) – Nell’Assemblea costituente “opinioni diverse si sono incontrate in spirito di condivisione, per affermare i valori della dignità, ed eguaglianza, delle persone; della pace; della libertà. Ecco, come nasce la nostra Costituzione: con l’amicizia come risorsa, a cui attingere, per superare – insieme – le barriere e gli ostacoli; per esprimere la nostra stessa umanità. Per superare, per espellere, l’odio, come misura dei rapporti umani. Quell’odio che, la civiltà umana, ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al Meeting di Rimini.
“Il crescere dell’amicizia fra le persone è quel che ha caratterizzato il progresso dell’umanità. L’amicizia, come vocazione -incomprimibile – dell’uomo”, ha detto Mattarella. “Su cosa si fonda – si è chiesto il capo dello Stato – la società umana; la realtà, nella quale ciascuno di noi è inserito; la realtà, che si è organizzata, nei secoli, in società politica, dando vita alle regole – e alle istituzioni – che caratterizzano l’esperienza dei nostri giorni? È, forse, il carattere dello scontro? È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l’ostilità verso il proprio vicino, il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio, che si basa la convivenza tra le persone? Se avessimo risposto affermativamente, anche, soltanto, a una di queste domande, con ogni probabilità, il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo; e da tempo”.
“Vi è una circostanza, che richiama l’attenzione. Ogni volta che l’umanità si è trovata di fronte al baratro – è accaduto con le due guerre, mondiali, novecentesche – ha trovato, dentro di sé, le risorse morali per ripartire, per costruire – ha ricordato Mattarella – un mondo diverso, in cui il conflitto lasciasse posto all’incontro. Per immaginare, e progettare, il futuro insieme”.
“‘Homo homini lupus’, di Plauto, e il presunto ‘stato di natura’, di Thomas Hobbes, hanno, sempre, rappresentato ostacoli per la soluzione dei problemi dell’umanità – ha affermato il capo dello Stato – L’aspirazione non può essere quella di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili. Al contrario. Se così fosse, saremmo sulla strada della spinta alla omologazione, all’appiattimento. L’opposto del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a ciascuna persona. Non a caso, la pretesa della massificazione è quel che ha caratterizzato ideologie e culture del Novecento, che hanno portato alla oppressione dell’uomo sull’uomo”.
“Le identità plurali delle nostre comunità sono il frutto – ha ricordato il presidente della Repubblica – del convergere delle identità di ciascuno di coloro che le abitano, le rinnovano, le vivificano. Nel succedersi delle generazioni, e delle svolte della storia. È la somma dei tanti ‘tu’, uniti a ciascun ‘io’, interpellati dal valore della fraternità, o, quanto meno, del rispetto e della reciproca considerazione. È il valore della nostra Patria, del nostro, straordinario, popolo – tanto apprezzato e amato nel mondo – frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni; di apporto di diversi idiomi per la nostra splendida lingua; e diretto a costruire il bene comune”.
Nel suo intervento il capo dello Stato ha parlato dei fenomeni migratori che “vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere”, ha scandito. “Nello studio dell’appartamento dove vivo, al Quirinale – ha ricordato – ho collocato un disegno, che raffigura un ragazzino, di quattordici anni, annegato, con centinaia di altre persone nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo, si è visto che nella fodera della giacca aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto; la dimostrazione che voleva venire in Europa per studiare. Questo disegno mi rammenta che, dietro numeri e percentuali delle migrazioni, che spesso elenchiamo, vi sono, innumerevoli, singole persone, con la loro storia, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro. Il loro futuro: tante volte cancellato”.
“Certo, occorre – ha ripetuto Mattarella – un impegno, finalmente concreto e costante, dell’Unione europea. Occorre sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori. È necessario rendersi conto che, soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani: la prospettiva, e la speranza di venire, senza costi e sofferenze disumane, indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale. Inoltre, ne verrebbe assicurato inserimento lavorativo ordinato; rimuovendo la presenza nascosta, incontrollabile, di chi vaga senza casa, senza lavoro e senza speranza; o di chi vive ammassato in centri di raccolta, sovente mal tollerati dalle comunità locali”.
“Occorre – ha aggiunto il presidente della Repubblica – percorrere strade diverse. Se non se ne avverte il senso di fraternità umana, per una miglior sicurezza. Anche come investimento sul futuro delle relazioni, con i popoli di origine, che saranno – presto – sempre più protagonisti della scena internazionale”.
Poi sull’Ucraina: “Non vogliamo rinunciare, oggi, alla speranza della pace in Europa. L’Europa, che conosciamo, è nata da un reciproco impegno di pace che i popoli e gli Stati si sono scambiati, dopo l’abisso della seconda guerra mondiale. Su quella pace, sono stati edificati i nostri ordinamenti di libertà, di democrazia, di diritto eguale. Su quella pace, è cresciuta la cultura, la civiltà degli europei. Non ci stancheremo di lavorare per fermare la guerra. È contro lo strumento della guerra che siamo impegnati nell’impedire una deriva di aggressioni del più forte contro il più debole. Per costruire una pace giusta”.
Mattarella è tornato a parlare anche dell’ambiente. “Siamo di fronte a un’altra, grande, e grave evidenza, che comporta responsabilità. L’ambiente, che abbiamo incrinato e impoverito. Non si possono ignorare gli appelli dell’Onu, attraverso le parole, allarmate, del suo Segretario generale”, ha affermato il presidente della Repubblica. “La speranza – ha sottolineato – è in voi giovani. Avete la coscienza che l’ambiente è parte della nostra vita sociale. Che non ci sarà giustizia sociale senza giustizia ambientale; e viceversa”.
Al Meeting di Rimini Mattarella si è soffermato sull’alluvione in Emilia Romagna, che “ha lasciato ferite profonde. I cittadini della Romagna – e i loro sindaci – non vanno lasciati soli – ha scandito – La ripartenza delle comunità e, con esse, di ogni loro attività, è una priorità, non soltanto per chi vive qui, ma per l’intera Italia”.
Mattarella, al suo arrivo alla fiera di Rimini, è stato salutato da un fragoroso applauso da parte della folla, che ritmava a gran voce Pre-si-den-te. Ad accogliere il presidente della Repubblica, all’ingresso della fiera, il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, la vice sindaca di Rimini Chiara Bellini (il sindaco si trova in questo momento all’estero), il prefetto Rosa Maria Padovano e Bernard Scholz presidente del meeting di Rimini.