MANN: QUANDO CAPRI ERA LA TERRA DEI RINOCERONTI

Un viaggio nella notte dei tempi, in cui i millenni appaiono piccoli come le tessere di un mosaico: è la sezione di Preistoria e Protostoria del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, riaperta dopo 20 anni con un nuovo allestimento. Quando l’isola di Capri era tutt’uno con la terra ed era abitata da ippopotami e rinoceronti.

Tre livelli, 3000 reperti, 450 mila anni sono i numeri di una collezione storica, intimamente legata all’identità del MANN, oggi in veste contemporanea tra storie e suggestioni che stuzzicano la fantasia. Utensili, armi, oggetti domestici e decorativi ci guidano dal Paleolitico all’Età del Ferro, evidenziando in focus tematici l’evoluzione della vita e delle abilità dei nostri antenati. Anche a livello locale, per esempio immaginando i tempi in cui “l’isola di Capri era tutt’uno con la terra ed era abitata da ippopotami e rinoceronti”, spiega il direttore del MANN Paolo Giulierini.

Se i bambini sono spesso affascinati dall’infanzia dell’uomo, non sempre i visitatori adulti sono entusiasti della preistoria nei musei: difficile orientarsi nei suoi tempi dilatati, mentre punte di lancia e vasi d’argilla possono dar vita a un panorama non proprio movimentato. Non così al MANN. “Vogliamo che quella della Preistoria sia una sezione viva”, dice Giulierini, “perché così come nell’arte c’è tanta preistoria (pensiamo a Cézanne, a Picasso o a Paul Klee, a Mirò o a Keith Haring), ne troviamo in abbondanza anche nella cultura contemporanea e nel nostro immaginario pop. Basti pensare alla scena iniziale di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrik, all’osso scagliato dall’ominide sulle note di Also Sprach Zarathustra; all’uomo del futuro di Breadbury che, escursionista nella preistoria, provoca l’effetto farfalla; ai Flinstones, all’Era Glaciale o ai Croods, ma anche a tanto cinema, da Nel mondo perduto a Jurassik Park. A ognuno quindi le sue suggestioni, con l’invito per il pubblico di ogni età a ritrovarle e a riflettere sulle origini dell’uomo in un percorso scientifico chiaro e coinvolgente”.

Curato dai funzionari archeologici del MANN Floriana Miele, Giovanni Vastano ed Emanuela Santaniello, il percorso si spinge dai seminterrati del museo fino a ridosso del Salone della Meridiana, affacciandosi sulla Collezione Magna Grecia, anch’essa restituita alla fruizione dopo 20 anni di chiusura. Ma il cerchio non si chiude ancora: nel 2020 e 2021 inaugureranno altre due tappe del racconto museale, dedicate rispettivamente a Cuma e Neapolis.
Restando alla preistoria, al MANN è ancora in corso fino al 31 maggio la mostra in esclusiva italiana Lascaux 3.0, mentre proprio nella sezione appena inaugurata dal 30 aprile andrà il scena Moebius – Alla ricerca del tempo, la più grande mostra mai dedicata in Italia al grande illustratore e fumettista francese. Per “cavalcare pterodattili in scenari fantastici o muoversi all’interno di enormi carcasse di dinosauri” nelle tavole di un autore appassionato di archeologia e innamorato del territorio partenopeo.

DI FRANCESCA GREGO ( DA ARTE.IT)

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