Parlamentare:” chiarirò, vicenda lineare”
– L’invito a “vedersi bene le carte” perché “era tutto a posto” e “i collaudi erano regolari”. Queste le frasi fatte pervenire a una funzionaria comunale incaricata dei controlli sui collaudi delle opere che avrebbero rivestito un significato intimidatorio e che sono a fondamento della decisione dei magistrati della Dda di Napoli di emettere un invito a presentarsi nei confronti del deputato di Forza Italia ed ex presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, indagato per minacce a pubblico ufficiale aggravato dalla finalità mafiosa. La vicenda emerge dalle indagini – svolte dai carabinieri del Ros di Napoli e coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dai pm della Dda Maria Di Mauro e Giuseppe Visone – sulle infiltrazioni della camorra nella gestione del Pip (Piano di insediamento produttivo) a Marano, comune a nord di Napoli. Nel corso delle indagini, nei mesi scorsi, furono arrestati gli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli del noto politico. I fratelli Cesaro, molto conosciuti nel Napoletano per le loro diverse attività imprenditoriali, hanno respinto ogni addebito. Ed anche Luigi Cesaro non ci sta: “La decisione della Procura di ascoltarmi mi darà l’occasione di ricostruire i termini di una vicenda assolutamente lineare e priva di qualsiasi connotazione di rilevanza penale”. Il parlamentare di Forza Italia in una nota fa sapere di aver inoltre “denunciato per calunnia chi ha voluto, con criminale farneticazione, attribuirmi comportamenti illeciti in occasione delle elezioni comunali di Sant’Antimo di qualche anno fa”. I fatti ipotizzati risalgono al febbraio dello scorso anno quando Luigi Cesaro – secondo la ricostruzione degli inquirenti – avrebbe fatto avvicinare, da un uomo a lui vicino, una funzionaria dell’Ufficio tecnico comunale per chiederle un incontro. In quella circostanza le avrebbe fatto pervenire quello che i magistrati ritengono un messaggio intimidatorio, in considerazione anche del potere politico esercitato da Cesaro sul territorio: lo scopo sarebbe stato di non far adottare provvedimenti contrari agli interessi dei due fratelli imprenditori. L’aggravante dell’articolo 7 si riferisce al presunto scopo di favorire nel contempo il clan Polverino, il cui capo è ritenuto socio di fatto degli imprenditori.(ANSA).