La quasi totalità della legislazione di uno Stato capitalistico è finalizzata agli interessi della classe padronale al governo contro quelli della classe lavoratrice. Ecco perché si continua ad abbattere la casa abusiva – modesta abitazione – della povera gente, mentre quella altrettanto abusiva della classe padronale al potere – grande e lussuosa dimora o albergo per accumulare profitti – non viene toccata. Nel settore economico e del godimento dei diritti sociali la legalità imposta dalla classe padronale al potere corrisponde parimenti all’illegalità per la classe lavoratrice sottomessa. Tale è la ragione per cui noi comunisti ci battiamo politicamente affinché a governare il paese non siano più i padroni, ma i lavoratori del braccio e dell’intelletto, che costituiscono la quasi totalità della popolazione.
Sancisce finanche il comma secondo dell’articolo 3 della Costituzione borghese: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Dunque, per ogni nucleo familiare disporre di una casa propria è un diritto naturale, civile e costituzionale, che lo Stato italiano e i suoi governi borghesi e clericali – di destra, centrodestra, centro, centrosinistra e della falsa e traditrice sinistra comunista – dal 1945 ad oggi non hanno ancora garantito a circa il 25% della popolazione, o meglio pressappoco a 15 milioni di lavoratori.
Per noi coerenti comunisti, marxisti-leninisti, la casa di necessità, fondamentale per ogni dignitosa esistenza umana, è quella di una famiglia lavoratrice che non possiede altra abitazione, anche se è stata costretta dallo Stato e dai suoi governi a costruirla abusivamente, perché lo stesso Stato e potere politico padronale dopo circa 70 anni dalla fine del fascismo e della monarchia e dalla Costituente repubblicana non le ha ancora garantito il diritto naturale, umano, civile e costituzionale alla casa di abitazione né tanto meno le ha dato la possibilità di potersela costruire nella legalità, con una adeguata legislazione nazionale e collaborazione urbanistica da parte degli enti locali, amministrati dallo stesso potere politico capitalistico centrale. Per tanto, il vero illegale non è il cittadino senza casa che se l’è costruita abusivamente, ma lo Stato e il suo potere politico che non gli hanno garantito il diritto alla casa. Avere la possibilità di costruirsi una casa propria, tra l’altro con grandi sacrifici e debiti, significa sottrarsi all’esoso pigione mensile e a mettere fine al peregrinare di casa in casa in affitto.
Ma vi sembra legale: Che a una famiglia lavoratrice venga abbattuta l’unica casa posseduta senza che lo Stato dittatore e il suo potere politico e istituzionale gliene mettano una alternativa a disposizione? Che il primo e secondo condono edilizio consentano la sanatoria nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico e il terzo no generando discriminazione e odiose differenze sociali? Che a chi ha avuto una sentenza passata in giudicato o scelto il patteggiamento per ragioni economiche gli venga abbattuta la casa mentre a chi i reati si sono prescritti per la lungaggine dei procedimenti giudiziari o che non ha avuto apposto i sigilli no? Che le liste degli abbattimenti non seguono un ordine prestabilito e che nei comuni tali liste per motivi politici e istituzionali spesso risultano stravolte sempre a danno dei più deboli socialmente? Che le case delle povere famiglie lavoratrici cadono sistematicamente sotto l’intervento demolitore e repressivo del potere politico dominante e delle istituzioni statali mentre quelle dei potentati economici se la ridono? Che sindaci e amministratori comunali non hanno colpevolmente voluto dar corso, sino a questo momento, alla nostra richiesta di verificare se negli ultimi 50 anni le case acquistate e ristrutturate o costruite nuove da funzionari dello Stato sono tutte regolari e come, se occorrente, hanno potuto ottenere il permesso della Soprintendenza?
Come si vede è un mare di illegalità, fatto passare per legalità e imposto con la forza repressiva dello Stato padronale, voluto e coperto dal potere politico e istituzionale governante, una illegalità squallida, disumana, violenta e barbara che consente ai potenti di turno – compreso taluni burocrati, funzionali al sistema economico e alla dittatura politica capitalistica dominante, investiti di poteri dello Stato – di imporre i loro interessi su quelli della povera gente, sfruttata nelle aziende e maltrattata socialmente: vergogna per tanta disumanità e ingiustizia. Contro tale supponenza di potere, illegalità e ingiustizia dilagante, che permea viscidamente l’intera società capitalistica, lotta il Partito Comunista Italiano M-L per mettere fine a tanta vergogna e disonore sociale, per fermare politicamente l’abbattimento delle case di necessità e per costruire un nuovo ordine sociale, governato dalla classe lavoratrice.
Però male hanno fatto le famiglie lavoratrici della provincia di Napoli e dell’intera regione Campania a fidarsi dei dirigenti di centrodestra dei comitati per il diritto alla casa della terraferma, che coi loro partiti al governo e in parlamento prima si sono presi i voti e poi non hanno mantenuto le promesse elettorali dimenticandosi del dramma della povera gente. Ora quelle stesse famiglie, deluse e scoraggiate, si sono arrese e rassegnate alla sconfitta rinunciando alla lotta e sostenendo che i politici e i loro partiti sono tutti uguali. Questo non è vero e costituisce una risposta sbagliata alla tragedia in corso. Noi coerenti comunisti del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista non siamo uguali a tutte le altre forze politiche italiane di centrodestra, centro e centrosinistra, perché rappresentiamo e difendiamo ideologicamente e politicamente con lealtà e onestà gli interessi di classe e rivoluzionari presenti e futuri del proletariato italiano e da sempre ci battiamo concretamente per il diritto alla casa delle famiglie lavoratrici. A quelle famiglie ingannate dalla politica nemica diciamo di unirsi a quella amica del nostro P.C.I.M-L., di non rassegnarsi e di non sentirsi sconfitte. Vincere contro la barbarie del potere politico dominante è ancora possibile se ci uniamo nel “Movimento di lotta unificato a sostegno del diritto alla casa della regione Campania” per rivendicare un provvedimento urgente del governo che metta finalmente fine alla tragedia in atto dell’abbattimento delle case di necessità costruite sino ad oggi.
Dobbiamo trovare la forza di reagire e di riprenderci quello che disumanamente ci stanno togliendo,
Forio (Napoli), 19 novembre 2013.
di Domenico Savio*
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org