Rifondazione comunista, Legambiente e VAS onlus chiedono agli amministratori isolani di conoscere la loro posizione riguardo ad argomenti che “da anni vengono evitati dal dibattito politico e che fino ad oggi non ci pare aver sentito neppure nei vostri interventi e dibattiti. Parliamo di ambiente, parliamo di un piano generale, magari intercomunale, volto in tre direzioni: prevenire, salvaguardare ed investire – ma non attraverso manufatti o ampliamenti di alberghi, sia chiaro. Pensiamo ad una isola d’Ischia inquadrata come sistema, come un insieme dinamico di soggetti che interagiscono tra loro in un ambiente che fino ad oggi è stato vissuto in maniera parassitaria e sul quale, invece, occorre imprimere una svolta, per evitare, da un lato, ferite come quella del Monte Vezzi o della zona della lava, e per creare, dall’altro, nuove forme di occupazione. Perché fino ad oggi gli amministratori e tecnici isolani non sono stati capaci di sedersi attorno un tavolo e discutere seriamente di ambiente? Perché quelle poche volte che l’ambiente viene nominato sull’isola è solo per un vuoto esercizio retorico e di propaganda oppure in occasione di tristi vicende di abusi, avvelenamenti, devastazioni? Poi siamo soliti indignarci quando non vengono assegnate le bandiere blu alle nostre spiagge, ci offendiamo se i media danno risalto a notizie negative e subito corriamo ai ripari affermando che si tratta di manovre allestite per danneggiare il nostro turismo. Alla luce di questa endemica propensione all’irresponsabilità e guardando in prospettiva, uno degli obiettivi politici dei prossimi anni deve essere una grande opera di legalizzazione e riforma del territorio. Lo stato di perpetua fluidità interpretativa delle severissime norme urbanistiche vigenti produce in sostanza due effetti: da una parte, una enorme disuguaglianza politica fra soggetti socialmente forti e gente comune (vedi il caso Cava dell’isola) che devasta quel minimo di coesione e fiducia comunitaria senza le quali non é possibile alcuna emancipazione collettiva; dall’altra, l’impossibilità materiale di apportare miglioramenti estetici e funzionali al già costruito, che ci condanna all’obsolescenza programmata dell’urbanizzato. E’ chiaro che questa situazione di stallo non si risolve con il mitico condono, che anzi cristallizzerebbe solo tutte le ingiustizie e speculazioni. Non ci scordiamo che, nonostante gli abbattimenti, l’abusivismo continua e non sono tettoie, ma ville, e chi ha occhi buoni le vede. Quello che ci vuole é un processo partecipato, collettivo, democratico, condiviso, di uscita da questa barbarie territoriale, assistito dalla migliore urbanistica italiana (gli italiani paradossalmente fanno scuola nell’urbanistica sostenibile), guidato da una politica all’altezza della sfida.
Nell’immediato, chiediamo agli attuali amministratori di pronunciarsi su almeno alcune delle tematiche a noi, che costituiamo un forum permanente sull’ambiente, molto care:
– creazione di un assessorato all’ambiente in grado di monitorare il nostro territorio e, all’occorrenza, di punire con serietà i responsabili degli scempi. Al contempo, questo organo amministrativo dovrebbe avere le competenze per elaborare piani di recupero paesaggistico utili a creare nuova occupazione;
– realizzazione dell’antico progetto, mai realmente avviato, di un parco naturale dell’Epomeo, a cui conferire strumenti concreti di tutela e gestione del patrimonio boschivo della nostra isola;
– ai sensi della legge di iniziativa popolare regionale num. 1/ 2013 “sulla cultura e la diffusione dell’energia solare in Campania”, sarebbe opportuno assumersi l’impegno di introdurre nel dibattito pubblico il tema dell’approvvigionamento energetico solare da parte dei Comuni. L’obiettivo sarebbe valutare le opportunità che la legge offre per un creare un Piano Energetico Solare isolano che possa garantire a tutta la comunità una scelta di vero avanzamento civile, incidendo positivamente sull’ambiente e eliminando dal costo del kwh le spese per il combustibile”.