Le terme sono una specie di mecca. Il popolo si raduna in questa costellazione di cupole e grotte per rinnovare un rito antico risalente ai romani. Il tempo non ferma la foga salutista. Le terme sono un mashup di clinica di lusso, alcova di collina, estetista di mare, discoteca anni 80, spogliatoi da palestra anni 90, pub. C’è tutta la nostra storia dentro: intrattenimento, beauty, wellness e altre parole contemporanee. Manca solo la meditazione. Ma questa è probabilmente non scalabile. Ma c’è anche l’influenza dell’epopea dei vicini boschi e pinete, parchi tematici e il loro sapiente uso di resine per creare quell’effetto roccia, e tanta, tanta, tanta acqua. Calda dentro, fredda, a uso solo estetico, fuori. Siamo un isola che è indecisa tra essere la collina da wineshop con le lucine e la piana infinita illuminata dai fari dei lampioni da rotatoria, in cui si mischia appunto un filare di vigneto doc e un capannone di gru parcheggiate, un centro commerciale e un borgo. Le terme sono una scusa per dimenticare la settimana passata e futura. Questo è il loro vero job to be done. Cosa fare dentro per, un dettaglio. Per dimenticare ti devi buttare nel calderone bollente e fumante, lasciarti trasportare dal mare circolare che ti fa trasporta in circolo come una giostra (analogia nascosta) oppure andare in senso contrario per rafforzare la muscolatura (non lo fa nessuno) Passare poi in vasche così calde da farti perdere i sensi.

(Antimo Puca)
Gli amministratori dovrebbero trovare per le Terme la soluzione migliore, che possa rendere fruibile le non poche strutture chiuse sparse tra i Comuni, inserendole in un sistema di termalismo regionale, capace di essere fortemente attrattivo. I sindaci potrebbero chiedere l’assegnazione delle sorgenti evitando aste pubbliche e il conseguente ulteriore allungamento dei tempi di riutilizzo delle sorgenti chiuse e/o non più attive in caso di rinuncia o decadenza delle possibili società concorrenti ad eventuali bandi. La Regione potrebbe/dovrebbe garantire la messa all’asta della concessione delle acque termali unitamente agli stabilimenti oggetto delle procedure fallimentari. Il Governo regionale potrebbe prontamente adoperarsi presso il tribunale fallimentare al fine di sensibilizzarlo sulla possibilità di concedere un affidamento provvisorio alle terme in disuso. L’attenzione delle amministrazioni verso il termalismo dovrebbe avere l’obiettivo di rilanciare un settore che è in totale stato di crisi. Potrebbe/dovrebbe essere dato in concessione ai Comuni l’utilizzo, non sanitario o ludico-ricreativo, delle acque delle terme per metterle a disposizione degli operatori turistico alberghieri come avviene in tutte le principali località termali Auspichiamo un ritorno del prezzo a base d’asta a livelli più appetibili tali da stimolare realmente il mercato e individuare soggetti privati che possano davvero investire nel rilancio delle terme, degli stabilimenti e dei parchi termali isolani disattivati e/o chiusi in giro per l’isola, garantendo da parte dei Comuni quella continuità amministrativa che permette di realizzare attività lunghe e complesse nonostante l’alternarsi delle amministrazioni.
Di Antimo Puca