LE NOSTRE PRIME FESTE NON PIÙ IN CASA. LE STORIE DI SANDRA MALATESTA

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Alla fine degli anni sessanta e agli inizi degli anni settanta circolavano più soldi nelle case, molti di noi potevano contare su una paghetta settimanale da gestire e fare bastare. Tanti studiavano e l’analfabetismo piano piano stava scomparendo grazie ai corsi serali per lavoratori.

Aumentavano gli alberghi e le pensioni e aumentavano la voglia dei giovani adolescenti di stare insieme a divertirsi. Il negozio di Michele Morgioni che aveva sposato una delle figlie di Mastu Pierino Corsi era diventato un ritrovo per noi di quella zona intorno alla salita di San Pietro, e lui sempre gentile, ci faceva sentire i 45 giri prima di comprarli. I ragazzi e le ragazze più grandi cominciarono a frequentare vari locali da ballo come “O’Pignatiello” a Lacco Ameno “La Mela a Ischia” “Lo Scotch” alla fine della riva destra del porto di Ischia “Il Castillo de Aragona” ai piedi del Castello Aragonese dove spesso Peppino Gagliardi veniva per serate romantiche e dove molti il sabato andavano a ballare.

Gli orari erano diversi da quelli di oggi e di solito a mezzanotte si rientrava. Io non andavo perché ero adolescente e perché mio padre era severo e dovevo tornare alle 21,30 in estate, ma qualche rarissima volta con mio fratello sono andata ad alcune feste da ballo. Di solito al centro della sala si metteva un grande cubo appeso che girando emanava luci psichedeliche, e la musica veniva da complessi di giovani dell’isola. Rimasto famoso quello degli “Snobs” con Vito Colella, Ninotto e altri tre. Anche Enrico Roia e Saverio Toma con un giovane Gianni Strudel suonavano spesso.

Canzoni italiane, twist, rock and roll, e poi quelle dei Beatles, Rolling Stones, Barry White, I Bee Gees. Di solito il sabato verso le cinque nelle case i bagni erano invasi e si faceva a turno per prepararsi. Camice a a quadri o a fiori colorate e pantaloni a vita alta stretti sopra e un poco larghi alla caviglia per i ragazzi, minigonne con stivaloni al ginocchio con sopra magliette luminescenti o camicette legate in vita per le ragazze. Il tempo le ragazze lo perdevano per i capelli. Non si andava dai parrucchieri se non raramente. Avevamo forcine colorate, cerchietti di velluto imbottiti, fiocchi di seta. I capelli si cotonavano e si lasciavano o liberi tenuti da cerchietti o si alzavano in code di cavallo o in chignon e poi….per finire la magica lacca ELNETT che teneva tutto fermo per ore.

Verso le otto si andava sempre in gruppi ragazzi e ragazze a prendere il pullman se si andava lontano o a piedi se si andava vicino. Per entrare si pagava un biglietto non troppo costoso che includeva anche qualcosa da mangiare. I balli lenti la facevano da padrone e tanti si sono innamorati ballando un lento dei Pooh o di Battisti o di Patty Pravo, o di Lucio Dalla, di Renato Zero, Peppino Di Capri, Fausto Leali e…della grande Mina. Quelle feste erano dolci e davano l’opportunità di incontrarci perché durante la settimana si studiava tanto fino a sera. Furono anni in cui insieme alle lotte studentesche cominciate nel 1968, si lottava per altri diritti e si scendeva in piazza e si protestava, e c’erano tanti sogni e i genitori facevano sacrifici per fare studiare e laureare i figli che li ripagavano con tante soddisfazioni. Ricordi che mi piace raccontare provando un leggero tremolio di dolce emozione…

Sandra