Guardare i bambini piantare un albero, ed immaginarli tra settant’anni, ormai nonni, sfogliare un giornale all’ombra fresca della sua chioma in un giorno di sole abbagliante. Non c’è immagine più bella. Non c’è, invece, immagine peggiore di quella che gli si specchia di fronte, di un cimitero di pini stramazzati. Da una parte la speranza, la rinascita, l’impegno per il futuro. Dall’altra, la desolazione, il tramonto. Gli errori del passato si manifestano nel presente. Per troppe persone gli alberi rappresentano un problema, invece che un valore. Investire in uno studio che permetta AI COMUNI di dotarsi finalmente di un censimento dei giganti, alcuni dei quali meriterebbero di entrare nell’elenco delle piante monumentali. E da lì partire nella progettazione di nuovi spazi naturali, recuperandoli dal cemento; e di tutela di quelli che ancora abbiamo, tra cui le Pinete.

(Antimo Puca)
Lo stato del verde a Ischia vive una profonda crisi.
Chi sceglie Ischia lo fa per l’aria carica di aromi balsamici dei pini. Per l’ombra. Per il cuscino verde in cui era immerso il tessuto urbano.
Da lontano è come una distesa di morti stramazzati a terra tutti dalla chioma rada e il tronco lungo e stretto. Sembra un luogo senza tempo, la scena finale e drammatica di un campo di battaglia di qualche epoca passata dove si sente ancora caldo il sangue versato. Non si riesce a contare quante siano le vittime di questa insolita calata di barbari. Tante, troppe.
Avvicinandoti, ti aspetti di trovare sul prato spade, scudi e asce da guerra e invece in mezzo alla devastazione ti imbatti soltanto in alberi squarciati, aghi di pino color autunno sparsi ovunque, qualche rachitica pigna.
Si è pervasi da un profondo senso di sconforto e impotenza mentre si cammina intorno a questa piccola apocalisse. E non importa che non siano uomini quelli a terra, ma piante. Più specificatamente sono quello che resta di secolari pinete. L’identità di un luogo non è data tanto da coloro che ci vivono, quanto da tutto quello che sopravvive a noi legando chi c’era prima a chi ci sarà dopo. E per noi ischitani la pineta significa questo. Se uno guarda i pini non può fare a meno di notare i solchi profondi nel terreno, là dove fino a qualche tempo fa trovavano dimora le radici. Si rimane impressionati da questi buchi enormi e profondi. Sembrano inaspettati passaggi segreti per avventurosi viaggi al centro della terra. Intanto accanto a me non si interrompe il pellegrinaggio silenzioso dei tanti ischitani e turisti che si fermano per osservare la pineta che non c’è più. Si sente la necessità di condividere davanti a queste radici imponenti e rivoltate che si innalzano in cielo sovrastando le persone che si avvicinano. Trovi la signora che rammenta l’infanzia e i giochi sotto i pini; il ragazzo che si abbandona ai ricordi della sua prima scampagnata in comitiva; chi una lite furibonda finita in una battaglia di pigne; chi la madre che lo portava qui da bambino per scampare agli afosi pomeriggi estivi; chi infine la nascita di un amore. E ognuno di questi ricordi è accompagnato in conclusione dalla stessa domanda: Perché tutto questo?
In questa improvvisata seduta collettiva di autocoscienza e in mezzo a un forte odore selvatico di mentuccia calpestata, nessuno si rende conto che poco più in là si scorge un’inattesa nota di colore. È un tappeto di ciclamini, come a dire dove l’uomo distrugge, la natura crea.
È un colpo al cuore constatare come diverse aree non sono verdi come un tempo, ma grigie, invecchiate. Quasi come un essere umano che si appresta a morire.
Si evidenzia la causa nella mancanza di una gestione forestale, associata alla pratica di attività illegali come abbandono dei rifiuti, taglio del sottobosco, incendi e all’azione dell’aerosol marino che arretra progressivamente il fronte sul mare.nGli interventi previsti dovrebbero prevedere la riqualificazione della Pineta, aumentando la diversità di Habitat e migliorando la biodiversità complessiva, dovrebbero consentire anche di migliorare la fruibilità della pineta che rappresenta un polmone verde per l’isola.
Si è preceduto per capitozzature maldestre e abbattimenti. Abbiamo soffocato le radici sotto strati di cemento. Senza pensare alle conseguenze, che gli alberi pagano quotidianamente a suon di tagli. E non c’entra l’età delle piante che hanno un ciclo di vita lunghissimo.
La cura per i Pini, peraltro, c’è ed è economica e semplice, come dimostrano evidenze scientifiche, studi dell’Università di Napoli Federico II, e molte realtà in cui è stata applicata, come il Vaticano, l’Accademia Americana, il Cimitero Acattolico, interventi che hanno già evidenziato ottimi risultati perché le piante risultano ritornate in buona salute. Si tratta del metodo dell’endoterapia, che prevede di iniettare nel tronco, ad altezza d’uomo, l’abamectina; il costo di tale intervento si aggira mediamente intorno ai 50 euro per albero curato.
È possibile applicare tale cura attraverso ditte specializzate: il ministero della Salute, su richiesta del Mipaaf con Decreto del 12/03/2021, ha autorizzato l’uso di abamectina per questa cura.
Il patrimonio vegetale costituisce elemento prezioso della rete ecologica isolana, risulta particolarmente rilevante non solo per l’apporto paesaggistico della scena urbana, ma anche per le importanti funzioni ecologiche relative al contenimento dell’inquinamento, della capacità di contenere l’effetto di calore che svolge per la qualità e la vita stessa dei cittadini. La sfida per l’equilibrio dei nostri Comuni con la natura è ancor più rilevante a fronte dell’emergenza climatica e impone comportamenti sempre più responsabili e attenti verso il patrimonio di verde esistente, un bene comune che ha anche in termini economici un elevatissimo valore.
Le Autorità competenti, a cominciare dalla Corte dei Conti, devono mettere sotto la loro lente di ingrandimento quanto sta accadendo. Non riesco proprio a comprendere, né ad accettare come ci si possa attardare su questioni burocratiche quando la natura e la sue dinamiche biologiche ci dovrebbero imporre tempistiche e approcci ecosistemici.
Ciò che la cittadinanza dovrebbe chiedere alle amministrazioni è di invertire la strada, partendo anche dalle Pinete. Come si progettano le grandi opere pubbliche, così si dovrebbe fare con le nostre pinete. Per dargli un futuro, occorre uno studio completo, che tenga conto e rispetti la sua conformazione e le sue caratteristiche. Da quelle dei tratti dove potrebbero risorgere boschetti tipo macchia; alle zone più alte, dove invece dovrebbero essere ripiantati i pini che rappresentano un patrimonio storico-culturale di Ischia.