“Le cose da fare, questo dice la parola agenda. E ciò che anzitutto ci chiama ad agire, insieme, è un’ecologia integrale, in cui tutto è connesso, per salvare la vita umana e la Terra”. Il concetto di “ecologia integrale”, che è al centro della Laudato si’ di papa Francesco, si riferisce a una visione dell’ambiente come habitat globale entro il quale l’esistenza umana si dispiega. L’ambiente non è riducibile al semplice dato naturale, ma include il patrimonio culturale dovuto all’intervento trasformatore dell’uomo, e si identifica soprattutto con il “mondo vitale” nel quale ha luogo lo sviluppo delle relazioni interpersonali e sociali. Da questa visione “integrale” discende la considerazione della stretta relazione esistente tra”questione ecologica” e “questione sociale”. Le ragioni di questo legame non sono riducibili al semplice livello sociologico, ma rinviano a una concezione antropologica, per la quale il rapporto con la natura, lungi dall’avere carattere sovrastrutturale, appartiene in modo costruttivo alla definizione della identità umana. La odierna crisi ecologica nasce dall’oblio di questa verità;dall’aver ridotto la natura a semplice contenitore di risorse da sfruttare e dall’avere fatta propria un’etica del dominio, che ha nel “paradigma tecnocratico” – così lo definisce la Laudato si’-la sua piena espressione. La civiltà occidentale si è fondata su un’antropologia della padronanza. L’uomo occidentale da sempre si è situato non nella natura, ma in cima alla natura e, anche, al di fuori. La vita prosegue a ritmi antiecologici. Questa visione a-ecologica della vita, in quanto considera la realtà umana diversa da quella della natura, si fonda su una concezione dell’essenza dell’umano come essere spirituale. Ma l’essere umano non è solo questo. È anche corpo. Questa parte materiale del nostro essere è quella che ci tiene intimamente legati alla Terra, perché di aria e di acqua, di Terra e di luce noi ci nutriamo. Quando allora pensiamo il nostro esserci come cura della vita, non possiamo intenderla solo come cura del mondo umano, ma anche come un prendersi cura della natura. L’occidente ha una radice nobile, una radice greca, per la quale il conoscere sé stessi fa da spinta per una ragione logica capace di distinguere, analizzare,creare. Sulla base della quale, poi, Aristotele e San Tommaso hanno costruito un blocco culturale. Per dire natura nel greco antico si diceva physis, termine che indicava non solo l’insieme delle cose che strutturano il tessuto della vita ma l’energia vitale che attraversa la realtà e genera continuamente forme nuove. Ecologia ed Economia hanno la stessa radice. La stessa origine. Vengono dal greco. Dalla parola casa. La casa di tutti è la Terra. Da trattare con rispetto e cura. Patrimonio ricevuto in eredità dai padri e da consegnare integro alle generazioni che vengono e che verranno. Casa di tutti. Bene comune. Ricchezza da condividere. Così il discorso ecologico e le regole dell’economia possono e devono incontrarsi, stare in armonia, trovare sintesi e, nel tempo della globalizzazione, dare origine ad un Nuovo Umanesimo. Planetario e giusto. Tempo nuovo fra tutti e col Creato. Una ecologia integrale che non sciupa. Non rovina. Non chiude. Non divide. Non scarta ma si prende cura. Si prende a cuore. Apre. Accoglie. Integra. È vita buona che accoglie e risponde al grido di tutte le periferie del mondo e dell’esistenza. “Oggi si parla con eguale insistenza tanto della distruzione dell’ambiente naturale quanto della fragilità dei grandi sistemi tecnologici. È la crisi di un’idea di civiltà che pare sospesa sull’abisso, legata con funi e catene e passerelle dove tutto invece d’elevarsi sopra, sta appeso sotto”.(Italo Calvino.Le città invisibili-). La sfida posta dalla sostenibilità dello sviluppo alla politica delle giovani generazioni investe la progettazione politica, le scuole, le imprese, le associazioni sindacali,la società nelle sue diverse parti e istituzioni. La reazione esige un radicale cambiamento di mentalità, ma anche la ricerca di un modello economico alternativo e l’adozione di nuovi stili di vita improntati sulla sobrietà. Di una nuova etica c’è assoluta necessità. Quella che possa fare da orizzonte a un agire economico e politico finalmente in armonia con il Creato. Impegno, allora, quello della politica quando fa suo questo compito di trasmettere valori forti e, insieme, si apre a orizzonti di cambiamento che chiedono competenze originali per cogliere le nuove opportunità che fioriscono. Le scienze e i saperi devono contribuire oggi più che mai a progettare il futuro della comunità umana ridefinendo ragioni e obiettivi della conoscenza e politica. Di là da ogni egoismo e avidità, l’armonia e lo splendore del Creato. Esiste una concettualizzazione dell’essere nudo. Di chi non ha niente da perdere. Questo concetto da ultimo era presente in Marx, il quale pensava che solo chi “non ha altro che le proprie catene” non ha niente. Ha sé stesso, il sé nudo. E allora può pensare che il mondo va cambiato. Solo che il mondo, cambiato in quel suo modo, ha portato ai disastri che conosciamo. Perché il mondo non va cambiato in superficie. Ma in profondità.
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