C’era una volta una spiaggia incurvata con due braccia laterali, una che andava verso il porto e una verso il lido.Un giorno una fata vestita con una rete lunga sopra a un abito chiaro, volle fare una magia e dare tanto calore alla sabbia, tanta calma al mare e tanta serenità nelle case li intorno. Fatta la magia, andò via. Il giorno dopo, sia I pescatori che chi abitava lì intorno sentirono una strana sensazione.
Avevano addosso un profumo di malvarosa e avvicinandosi tra loro lo sentivano. La spiaggia sembrava si muovesse lentamente e il mare che le andasse dietro. Un silenzio strano regnava e non si sentivano le voci dei bambini che mettevano allegria. Passando i giorni tutti si sentivano strani e non proprio felici. Allora la fata volle tornare sulla spiaggia, forse aveva sbagliato qualcosa. Si vesti in modo normale come le donne che vivevano lì e si sedette sul muretto del canalone. A un certo punto una signora la vide e le si avvicinò. Le chiese chi fosse e se era in vacanza. La fata disse sì che era in vacanza e le chiese come si vivesse lì. La signora disse che fino a qualche giorno prima si stava bene, con spiaggia normale mare liscio o agitato bambini che giocavano tanti turisti, poi di colpo uno strano odore di malvarosa e un forte silenzio aveva reso tutto più triste. La fata andò via dispiaciuta, aveva sbagliato magia. Il giorno dopo tornò e questa volta volle fare bene. Chiese alla bacchetta magica di rendere normale quel posto e di regalare alla gente tanta forza e voglia di migliorare e ai bambini la voglia di correre giocare. Questa volta tutto andò bene e da quel giorno, la spiaggia di San Pietro a Ischia, fu bella come tante, ebbe un mare come tanti ma fu unica perché la gente che ci viveva o che ci vive è speciale. Forte, semplice, gioiosa, si sentivano risate, bambini giocare, donne cantare e ragazzi crescere facendo gruppo e difendendosi mettendo lontano la rabbia la gelosia e la violenza. I vecchi curati e tenuti nelle loro case come un tesoro da cui attingere saggezza, circondati da figli e nipoti, non conoscevano l’abbandono e la solitudine.I terrazzi pieni di panni al sole e tanti bimbi che con la scusa di aiutare a piegarli, correvano nascondendosi tra le lenzuola e l’odore che arrivava dai focolari di cibi sani che le mamme sceglievano con cura e..la ciambella fatta in casa per la colazione della mattina. Quella fata aveva capito che le persone rendono speciali i posti dove vivono…e la gente di quei posti è speciale è la mia gente io sono parte di loro, speciale perché non arrogante ma umile, perché la condivisione di tutto faceva di quella gente un blocco unico e la felicità e il dolore si vivevano insieme cantando o restando silenziosi ma tutti insieme perché dicevano i vecchi: “figlia mia non giocate per oggi quella famiglia sta soffrendo” oppure: “figlia mia vieni qua prendi la caramella ad anice e vai a giocare io vi guardo tutti…
SANDRA