LA CRISI DI UN POPOLO CHE NON PUO’ SCEGLIERE I PROPRI RAPPRESENTANTI. DI ANTIMO PUCA

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All’origine della crisi che stiamo vivendo c’è un meccanismo che sta caratterizzando il nostro secolo, ovvero un ritorno al medioevo e alla scala gerarchizzata degli uomini in vassalli, valvassori, valvassini, militi. I ricchi allargano i loro margini di profitto e possono consentirsi di guazzare nel loro mondo dorato fatto di alberghi di lusso, crociere, vacanze straordinarie, negozi specializzati, griffe, gioielli e chi più ne ha più ne metta. I lavoratori hanno sempre meno soldi e, non potendo comprare, bloccano il piccolo profitto, l’unico a loro accessibile, e vengono risucchiati da un cerchio di miseria e disoccupazione. In più, non esiste più un partito a cui fare riferimento per organizzare lotte sociali e progettare una nuova società, basata su parametri ben diversi dagli attuali. Il termine “democrazia” è stato usato ed abusato. Quello che avrebbe dovuto essere “governo del popolo” per garantire a tutti le stesse condizioni di libertà, di giustizia e di azione è rimasto, come sempre, un vantaggio di pochi, cioè dei più ricchi o di coloro che occupano i gradini più alti della scala sociale. Nelle democrazie borghesi sono state spacciate per governo di tutti le oligarchie che hanno mantenuto saldamente in mano il potere, i pochi che decidono chi deve essere candidato, chi deve essere eletto, quali sono i limiti entro i quali si può spostare un’apertura o una chiusura delle regole democratiche, i pochi che decidono come orientare il voto attraverso un sapiente controllo di tutto ciò che produce consenso elettorale, dai mezzi di informazione all’economia, all’assistenza pubblica, al clientelismo. Una delle più elementari regole della democrazia è, o dovrebbe essere, il sistema proporzionale: ogni forza politica e ogni gruppo di cittadini dovrebbe avere il diritto di essere rappresentato. In tal senso dovrebbero essere studiate tutte le garanzie possibili per dare rappresentanza e voce alle minoranze. E invece si è creato il sistema maggioritario, che consente la rappresentanza solo di chi vince ed esclude i perdenti, anche per un solo voto di differenza. Alcune forze devono ricorrere al “mattarellum”, cioè alla quota proporzionale di un quarto degli eletti, per essere ancora presenti. L’abolizione della preferenza, e, soprattutto, il premio di maggioranza alla lista o alla coalizione che riceve più voti sono tutti trucchi meschini per falsare le regole della democrazia e consentire la cosiddetta “governabilità” anche con un 30% di voti, riducendo le minoranze a semplice rappresentanza, tuttavia ben foraggiata da stipendi, prebende, gettoni di presenza, sconti, scorte, esenzioni e privilegi vari. In questi termini, parlare di democrazia diventa uno specchietto per le allodole. Secondo un trucco ormai collaudato, ci si preoccupa dei limiti delle democrazie in altri paesi e si tende ad offuscare i propri limiti. Cinquanta che protestano a Cuba o in Cina fanno più notizia di cinquecentomila che scioperano a Roma.” Libertà di coscienza” dovrebbe essere l’indicazione data da ogni partito ad ogni gruppo parlamentare. Ma si trasforma in attentato alla legge, sgambetto. Per non parlare del voto segreto, che dovrebbe essere quello della libera scelta, che invece viene ritenuto strumento con cui si può deviare dall’ordine di votare in un certo modo e si impone di farlo apertamente per controllare l’eventuale dissenso. Gli attuali partiti politici presenti in Parlamento sono perfettamente d’accordo sullo studio di norme che consentano loro di sopravvivere e sbarrare l’accesso alle nuove forze. L’abolizione delle preferenze, voluta dal “Porcellum”sta bene a tutti, anche nrll’Italicum, così nessuno si preoccuperà se il tale amico o il tale notabile di partito non possa essere rieletto. Sarà eletto d’ufficio, alla faccia della volontà popolare. Le preferenze diverrebbero sinonimo di clientelismo. E perché? Forse il popolo sceglie solo coloro che lo corrompono o lo allettano con false promesse. Sono tutti imbecilli, gli elettori,mentre intelligenti sarebbero solo i segretari di partito? Queste  sono strategie da furbetti, degni di essere processati per truffa alle norme della democrazia. Non si sono ancora resi conto che si scavano la fossa con le proprie mani mentre c’è chi continua a macinare consensi e a mettere in crisi la sopravvivenza della partitocrazia e la sua fame di denaro pubblico. A questo punto ho un’idea di quanto ben poco sia cambiato da quel dieci per cento di “cittadini” che, ai tempi di Pericle, rappresentava e gestiva il governo della Polis. Viene il sospetto che anche la generalizzazione “sono tutti ladri, sia a destra che a sinistra sono tutti uguali”, sia alimentata ad arte per favorire il distacco dalla politica si masse di elettori e indurli alla mancata partecipazione elettorale o all’astensione. Tutto alimenta il dominio dei pochi. Quindi, niente democrazia e neanche “aristocrazia”, perché “aristoi” in greco significa I migliori. Non c’è un governo dei migliori ma di pochi, “oligoi”, e cioè un’oligarchia, una “timocrazia”se vogliamo addirittura usare un termine caro al fascismo,una” plutocrazia”, il governo dei più ricchi, in cui “Plutos” è il dio denaro.

Di Antimo Puca