La sicurezza stradale sull’isola d’Ischia è diventata argomento di dibattito che non sembra stuzzicare
la dovuta attenzione, in chi dovrebbe affrontarla. Ho scritto tante volte (segnalando incongruenze e
pericoli) senza che nessuno se ne impipasse. Ne scrivo ancora, stimolato da interviste e commenti
sulla stampa locale che, ritengo, aggirano il problema consentendo, a chi dovrebbe fare, di svicolar di
lato. Sono pubblici i seguenti dati: regione Campania sinistri stradali anno 2021, incremento del 27%
rispetto al 2020 con un 21,6% di morti in più rispetto all’anno precedente e il 28,9 % di feriti in più. La
valutazione statistica regionale si presta a più commenti nel distinguo tra danni alle cose e danni alle
persone, dovendo, necessariamente, tener presente che, in diverse occasioni, la polizia giudiziaria ha
accertato fatti non edificanti di truffe alle assicurazioni. La statistica non è, a mio parere, utilizzabile
per l’isola d’Ischia ove si pensa di affrontare il problema installando degli autovelox. Meraviglia che
una penna attenta come Franco Borgogna, sia scivolato sull’argomento biasimando “gruppi di
cittadini che, spalleggiati da qualche avvocato, contrastano misure minime ed essenziali come
l’autovelox, invocando la libertà e l’intangibilità del diritto alla mobilità individuale”. Pur non essendo
l’avvocato in questione, dico che non è così, sia perché il rivolgersi al giudice rappresenta, sempre, un
atto di civiltà (non di prepotenza) e sia perché installare autovelox, come fatto sulle strade isolane,
significa solo tentare di lavarsi la coscienza per le proprie inefficienze. E allora, avendo più volte,
inutilmente, rilevato abusi in violazione del codice della strada e del suo regolamento, è bene
ripassare, per il lettore, l’ ABC nella speranza di riuscire a stimolare qualche controllo e non ulteriori
interviste o interventi sui media. Partiamo dal significato della parola che sembra sfuggire a tanti. È
definita strada “un’area pubblica delimitata, destinata al passaggio e al transito di persone e veicoli”.Tra esse, poi, ci sono le distinzioni tra strade pedonali e strade veicolari; principali e secondarie.
Chi legge si rende conto che il termine “parcheggio”, nella definizione della parola, non esiste. Il
parcheggio lungo le strade è organizzato dai sindaci che dovrebbero rispettare le disposizioni del
codice della strada e dei regolamenti ad esso collegati. Se non le rispettano, le altre autorità preposte
ai controlli, dovrebbero intervenire relazionando al prefetto e se nessuno rimuove il pericolo, laddove
c’è, formalizzare una denuncia al pubblico ministero. Le disposizioni originarie di attuazione del cds
(art.140 reg.) erano: 1. Il modulo di corsia, inteso come distanza tra gli assi delle strisce che delimitano
la corsia, è funzione della sua destinazione, del tipo di strada, del tipo di veicoli in transito e della sua
regolazione; il modulo va scelto tra i seguenti valori: 2,75 m – 3 m – 3,25 m – 3,5 m – 3,75 m; mentre
per le corsie di emergenza il modulo va scelto nell’intervallo tra 2 e 3,5 m. — stabilendo altresì – 2.
Negli
attestamenti delle intersezioni urbane il modulo corsia può essere ridotto a 2,5 m, purché le corsie che
adottano tale modulo non siano percorse dal trasporto pubblico o dal traffico pesante. A questa
“norma interna” se ne è aggiunta un’altra, europea, del dicembre 2014 la VSS SN 640 075 che ha
fissato le seguenti misure: la larghezza delle corsie di transito è di metri 3,50. Strisce pedonali: la
distanza tra esse non inferiore ai 100 metri. La distanza di visibilità dell’attraversamento è di metri
2,50. Salvo la necessità di allocare un palo di illuminazione che può essere sistemato a due metri. La
disposizione richiamata è ben conosciuta ai titolari delle segnaletiche, rientrando in essa anche quella
per la quale sono state realizzate le strisce pedonali che formano dei dossi pericolosi. Tanto è vero
che mi impediscono di uscire di casa in auto senza strofinare per terra. Lette le misure che
precedono, sarebbe opportuno, prima di scrivere o rilasciare interviste, girare per le strade dell’isola
d’Ischia per verificare se le dette misure sono rispettate in qualche modo. A me non sembra.
Pertanto, per incominciare a parlare di “sicurezza stradale” bisognerebbe prima ridare, allo spazio
strada, il suo significato reale e poi aggiungere il seguito. Chi lo fa o lo farà? Nessuno. Nonostante le
sollecitazioni che, anche attraverso i media, si fanno. Le strade dell’isola d’Ischia sono, purtroppo,
diventate “il bancomat delle amministrazioni locali” che disegnano parcheggi a pagamento
dovunque, senza il rispetto delle misure o degli altri divieti (curve, incroci, strettoie, svolte, dossi) che il codice pur impone.
Sguinzagliano i vigili urbani che, più che prevenire una sosta irregolare,
sembrano inviati per fare cassa. Come “tanti Dracula alla ricerca del sangue”. In un contesto del
genere, su di un anello stradale ove la velocità media è di poco superiore ai 17 kmh (considerata la
tratta massima ed il tempo per percorrerla), mentre nessuno rileva che sulle strade ischitane
circolano automezzi che per dimensione e peso non potrebbero, che bus turistici enormi, fermandosi
per far scendere -in condizione di estremo pericolo- ignari turisti che come “carne macellabile”
conducono in alberghi e bloccano il traffico; mentre si consentono continue e plurime aperture di
cantieri, in soli 17 chilometri di tratta, che operano in costante violazione di sicurezza (sia per la
circolazione che per il cantiere stesso), si installano autovelox che, presentati come strumenti atti a
regolamentare il transito per evitare incidenti, sono in effetti un ulteriore strumento, in mano ai
comuni, per fare cassa. I due comuni che si sono coordinati per tale “sanguisuga amministrativa”
sono Lacco Ameno e Ischia.
Nel Comune di Comune di Lacco Ameno, nessuno controlla che sulla
variante provinciale dopo l’albergo S. Lorenzo, vi sono i marciapiedi occupati dalle auto fino al
“capitello” oltre alle auto ferme sulla corsia per andare al banco di Napoli o a fare la spesa.
All’incrocio di fronte al porto, vi una fermata delle autolinee che cade a distanza irregolare
dall’incrocio, che nessuno fa spostare, come pure le auto che restringono il transito in curva,
immediatamente dopo Villa Svizzera e di fronte al “Bongo Bar”. Il tratto di strada successivo è l’unico
punto (del detto comune) in cui si può superare (traffico e soste irregolari permettendo) un autocarro
o qualche incerto nella guida. Ed è proprio lì, e per un tratto di meno di duecento metri, che è stato
installato un autovelox con un limite a 50 kmh che sanziona chi? Non certamente la testa bacata che
di notte, inseguito dai carabinieri, fugge (procurando un incidente mortale), ma le persone “normali”
che, in un’isola intasata, possono, solo in quel tratto, sorpassare gli incerti e quindi sono obbligati a
superare il limite, sia pur di poco.
Nel Comune di Ischia è peggio ancora. In virtù del nome che porta,
che è il toponimo dell’intera isola, s’è adoperato per avere nel suo territorio tutti i servizi necessari
alla comunità isolana (l’ospedale fu fatto a Lacco Ameno per i motivi noti) e ha disegnato strisce di
parcheggio a pagamento anche “sotto i letti dei suoi residenti”, che non si cura di far rispettare
nemmeno i segnali di divieto (eclatante è quello in località “mezzocammino”), ha installato più
rilevatori autovelox con la seguente particolarità: chi contravviene il segnale è invitato a pagare €
29,00 entro alcuni giorni. Chi patisce la sanzione si fa due calcoli e visto che non gli conviene fare
opposizione paga. Come noterà il lettore il problema è serio e non lo si può affrontare con dei “coup
de theatre”. Si incominci a considerare che la rete stradale dell’isola d’Ischia è rimasta quella degli
anni 50; che i veicoli dei soli residenti sono già troppi e nessuno può pensare di avere una macchina e
lasciarla in strada. Se gli enti locali non sono in grado di fare i parcheggi devono adottare altre misure
ma non possono rendere un bene di tutti (la strada) a servizio diverso (sosta) per pochi. Se le strade
esistenti non consentono la circolazione, in sicurezza, di quei pullman mastodontici che li si fermino,
come pure gli autocarri. Che si tolgano i parcheggi dalle strade, che si mandino in circolazione più
auto della polizia; che si controllino i veicoli e gli autocarri (a incominciare da quelli che trasportano i
rifiuti e che ogni notte lasciano scorrere percolato scivoloso, oltre a gasolio), che si controllino le
distribuzioni degli alcolici nelle discoteche, che si incentivino i controlli notturni. Che ognuno faccia la
sua parte e si giungerà (mai completamente) ad evitare che altri ragazzi muoiono. E che non si pensi
solo a trovare strumenti per spillare denari al cittadino! acuntovi@libero.it