Il 30 aprile segna da 18 anni per gli ischitani una data triste da ricordare: nel 2006 infatti venne giù la frana di Monte Vezzi, la collina che sovrasta la zona dei pilastri ai confini tra Ischia e Barano.
L’onda di fango assassina, travolse l’abitazione di Luigi Buono: oltre a lui, un cuoco di 53 anni, persero la vita le sue tre figlie, Anna di 19, Maria di 17, Giulia di 13
Si salvarono la moglie Orsola Migliaccio, 43 anni e la piccola Stella, che allora aveva quasi tre anni.
Il bilancio: oltre ai 4 morti, 9 feriti – tra cui anche soccorritori, circa 200 famiglie sfollate. Alcune famiglie furono alloggiate presso i containers del camping di via Foschini. E lì sono rimasti, in attesa di una più consona e decorosa sistemazione.
Per ricordare l’evento, il 18 marzo 2015 fu installata una targa in ceramica in piazzetta San Girolamo ad Ischia, nel giardino dinanzi al Monumento ai Caduti.
Si è trattato della prima tragedia dal punto di vista idrogeologico dei nostri tempi. La tragedia di Monte Vezzi del 2006 da un certo punto di vista ha fatto scoprire anche agli abitanti dell’Italia Repubblicana la fragilità del nostro territorio, anche se purtroppo non ha contribuito come avrebbe potuto all’inizio di un percorso virtuoso per ristabilire un rapporto di vicendevole cura con il territorio stesso. Da quell’alluvione c’è infatti stato spazio nel 2009 per il primo recente disastro di Casamicciola, nel quale perse la vita Anna De Felice, poi ancora nel 2022 con i tragici fatti del 26 novembre. Grazie al lavoro delle istituzioni, con in testa il Commissario Straordinario Giovanni Legnini, si sta provando a gettare le basi per una storia diversa, che tenga presente le esigenze della popolazione e la fragilità del territorio.