La Campania conquista il titolo per nulla ambito della regione con maggior crescita di incendi nel 2020. Ben +43% di reati accertati tra incendi dolosi e colposi rispetto al 2019. Sono ben 705 i reati con 53 persone denunciate e 5 arresti. “Secondo i dati delle forze dell’Ordine– commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania- solo il 2% dei roghi ha una causa naturale, il resto sono provocati dall’uomo, e più della meta (57,4%) sono dolosi.
La Campania nel 2020 risulta essere la regione con una crescita del +43% del numero dei fenomeni incendiari in tutto il territorio. Lo rivelano i nuovi dati elaborati da Legambiente in un’anticipazione del rapporto Ecomafia 2021. Tra incendi dolosi, colposi e generici, lo scorso anno in Campania sono stati percorsi dalle fiamme 4.326 ettari di superficie boscata e non boscata: 705 i reati accertati (+43%) pari al 16,7% del totale nazionale, 53 le persone denunciate per incendio doloso e colposo (erano 34 nel 2019), 5 quelle arrestate e 4 sequestri effettuati. A livello nazionael Ben l’82% della superficie bruciata e il 54,7% dei reati si concentrano tra Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. La classifica provinciale degli incendi scoppiati nel 2020 vede a livello nazionale la Provincia di Salerno al secondo posto per numero di reati accertati: 335 tra incendi dolosi, colposi e generici superata solo da Cosenza. Sesta posizione per la Provincia di Avellino con 161 reati.
E secondo i primi dati della Protezione Civile della Campania, per quest’anno la situazione non migliore: ai primi di agosto erano già 735 gli incendi che dal 15 giugno, data in cui è iniziato il periodo di massima pericolosità, hanno interessato il territorio regionale. Ed anche l’Isola d’Ischia risulta presente con un numero notevole di incendi in rapporto al territorio.
“Secondo i dati delle forze dell’Ordine– commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania- solo il 2% dei roghi ha una causa naturale, il resto sono provocati dall’uomo, e più della meta (57,4%) sono dolosi.Il reato di incendio boschivo è molto grave, con pene fino a 10 anni, anche 15 in caso di danno permanente. Resta però sostanzialmente impunito — osserva Mariateresa Imparato di Legambiente– ed è necessario di contestare nei casi più gravi anche il disastro ambientale. Parallelamente occorre più prevenzione a tutti i livelli a partire dall’informazione e dalla collaborazione dei cittadini, ma anche investimenti in uomini, mezzi e tecnologie innovative. Serve inoltre verificare se tutta la filiera istituzionale e le responsabilità disegnate dalla legge quadro sugli incendi boschivi, la 353/2000, funziona e se viene applicata a dovere anche dopo il passaggio delle competenze dell’ex Corpo Forestale dello Stato ai Carabinieri e ai Vigili del Fuoco.