IL PERNACCHIO. DI VINCENZO ACUNTO

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Il 10 giugno 1940 dal balcone di piazza Venezia una folla festante -foto1-

applaudiva l’incipit di una follia
che portava alla dissoluzione dell’Italia. Il primo ministro Mussolini annunciava ai “combattenti di terra, di
mare e dell’aria; camice nere della rivoluzione e delle legioni; uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del
regno d’Albania …. che la dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Francia e Gran
Bretagna”. Leggendo i commenti dell’evento [che, senza consulto popolare, comunicava che il governo
italiano -al tempo non infastidito da nessuno- aveva dichiarato guerra alla Francia e alla “perfida Albiona”] e
le dotte disquisizioni dei post, la curiosità che da una vita mi accompagna è di sapere se, tra quella folla,
qualcuno abbia reso un pernacchio. Del “suono derisorio” sono state scritte belle pagine. Anche
cinematografiche. I pernacchi per eccellenza sono stati quello di Totò -f.2-

nel film “I due marescialli”, al
commilitone teutonico, e quello -f.3-

Scena tratta dall’episodio Il professore de L’oro di Napoli. Don Ersilio Miccio, interpretato da Eduardo de Filippo, insegna agli abitanti del vicolo la grande arte del pernacchio

del prof. Ersilio Miccio (alias Eduardo de Filippo) nel film “l’Oro di
Napoli” dove il professore e consigliere spiegava che: “il pernacchio è il vero strumento di offesa e richiede
abilità e professionalità per farlo. La pernacchia, invece, era una forma decadente e di scarsa qualità del
primo”. E dovendo, il professore Miccio, dare un consiglio agli abitanti di un vicolo ove affacciavano i loro
“bassi” che al mattino estendevano all’esterno la superficie abitabile, con sedie e tavoli -f.4-,

che rendeva
difficile il transito dell’automobile del duca, Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari, che l’aveva comprata
“nuova di zecca” e aveva fatto richiesta ai carabinieri di “allontanare quelle povere masserizie”, dopo aver
riflettuto sentenziò: “al passaggio dell’automobile, ognuno di voi deve fare un pernacchio. Vedrete che già
dopo la prima volta succederà qualcosa”. Man mano che il veicolo transitava un pernacchio s’elevava e,
l’intero vicolo, rese una melodia infernale per don Alfonso che non vi passò più. Tra sabato e domenica
scorsa ho patito molto l’incapacità a rendere il sibilo di libertà, essendosi presentate più occasioni
stimolanti. Nel pomeriggio di sabato una signora ottantenne viene truffata in casa sua, a S. Angelo, col
solito sistema della telefonata del nipote (fasullo) che ha necessità urgenti e una delinquente gli sottrae
denaro e ori. Domenica, dalle undici di mattina alle 20 di sera, la mia casa è bombardata da decibel
assordanti che dalla spiaggia di “cava ruffano” inondavano il circondario impedendo sia il parlare, che il
riposare, leggere o telefonare. Non c’è stato verso di ottenere l’intervento di qualcuno che, all’invito,
articolava una serie di domande che definire provocatorie è esercizio di cortesia. Il risponditore: “avete
misurato i decibel? – sapete se hanno l’autorizzazione? – in questo momento non riusciamo a intervenire in
quanto le ns. macchine sono impegnate altrove” mentre, per ironia della sorta, in quel momento ne
transitava una nelle vicinanze senza fermarsi. La mancanza di ogni forma di controllo avrà ringalluzzito
maggiormente gli “avventori intenzionati di liberi affari!!” che lunedì pomeriggio due giovani tornando dalla
spiaggia non trovavano il loro motorino parcheggiato nella curva soprastante la stessa spiaggia. Qualcuno
ha chiamato i controllori che hanno sbirciato intorno, fatto qualche domanda e roteata la testa al cielo alla
ricerca di telecamere, hanno invitato i derubati a “recarsi in ufficio a fare la denuncia”. Non sono riuscito a
seguire la scena per rendere un sonoro “pernacchio” che l’avrei reso piena con soddisfazione. E al destarsi
incuriosito di qualcuno avrei aggiunto “spartitavill”! Non serve aggiungere altro se non che a S.Angelo i guai
sembrano non finire mai: “per mare e per terra” già avevamo scritto. Mancava “l’ignoto” che pur è giunto
nonostante che da qualche settimana è aumentato il presidio di polizia giudiziaria con lo scopo di assicurare
maggiore serenità. Confesso che mi ha fatto male leggere sui media i commenti alla bella foto che ritrae
due carabinieri che ammirano il panorama di S.Angelo dal rettilineo di cava grado -f.5-

che interpetro come
crescente desiderio di tutela da parte del popolo e non in modo malevolo. Anche se, considerati certi
eventi, da ultimo la tragedia sfiorata a Casamicciola -f.6-,

mi sembra improcrastinabile l’esigenza di
riportare talune eccentricità nell’alveo delle regole e del buon senso in un’isola dove, purtroppo, ognuno fa
quello che gli pare. Ove non serve tanto “rivolgersi a chi di dovere”, potrebbe essere più opportuno seguire
il consiglio del prof. Miccio. Un bel pernacchio tutte le volte in cui qualcuno ti rende la vita insopportabile,
potrebbe essere più utile. Potrebbe, infatti, accadere che dalla sinfonia concertistica del sibilo musicale
naturale, esca qualche concertista che, mettendo da parte certi “bizantinismi regolamentari” che limitano e
affossano anche chi vorrebbe fare, rimette “le note sul pentagramma” per una corretta melodia di vita in
quanto come dice il poeta “il pernacchio non è un suono/ Il pernacchio è rivoluzione, è libertà/ Il
pernacchio è la voce della gente che non ha voce/ Il pernacchio è un calcio in culo”. Aspetteremo un re
in forma o assisteremo ancora a spettacoli del genere? Arrivederci a settembre e buone ferie.
(acuntovi@libero.it)