La corte dei conti di Roma ha accolto il ricorso presentato dal comune contro la bocciatura del piano di recupero economico finanziario. La vicenda ha origine nel 2012. Quando l’amministrazione di Arnaldo Ferrandino, decise di adottare due provvedimenti “salva comuni”. Il primo approvato a febbraio 2013 consisteva in un piano di risanamento in 10 anni dei debiti accumulati (che avrebbe dovuto essere esaminato dalla corte dei conti). Successivamente nel giugno 2013 avendo lo Stato predisposto un ulteriore agevolazione di ripiano dei debiti in 30 anni l’amministrazione aderì a questa agevolazione sul presupposto semplice che se i debiti potevano ripianarsi in 10 anni, a maggior ragione potevano ripianarsi in 30 anni. Occorreva ovviamente rimodulare il piano di predissesto. Per una serie di eventi tra i quali anche lo scioglimento anticipato del Consiglio, non fu possibile modificare il piano. Il Commissario prefettizio, 15 giorni prima che scadesse il suo mandato abbozzò una specie di rimodulazione del piano. La nuova amministrazione appena insediata si rimise alle determinazioni del Commissario prefettizio. Per un anno l’amministrazione ha ignorato il piano agendo come se non esistesse, e di fronte alla corte dei conti di Napoli che chiedeva continuamente chiarimenti per l’esame definitivo, ha fornito una serie di spiegazioni che hanno indotto la Corte a bocciare il piano. Nel ricorso alla Corte dei conti di Roma sono riusciti a dimostrare che il piano potesse essere tranquillamente realizzato. Pertanto la Corte, di fronte ad argomentazioni convincenti ha sospeso l’efficacia del provvedimento della sezione napoletana concedendo la possibilità di rimodulare il piano.