Tra le numerose tradizioni invernali, i giorni della merla – il 29, 30 e 31 gennaio – sono noti per essere le giornate più fredde dell’anno. Secondo la credenza popolare, queste giornate possono preannunciare l’andamento della primavera. Ma perché si chiamano così?
La parola “merla” si riferisce al merlo, l’uccello passeriforme con il caratteristico canto melodioso e piumaggio nero. Secondo un’antica leggenda, un tempo i merli erano bianchi. La storia narra di una merla che, per sfuggire al freddo di gennaio, si rifugiò in un comignolo con i suoi piccoli. Gennaio, per dispetto, scatenò una tempesta, e la merla, uscendone tutta nera di fuliggine, cambiò colore per sempre. Diverse versioni della leggenda variano da regione a regione.
I giorni della merla risalgono forse all’epoca romana, con connessioni simboliche al ciclo delle stagioni e la rinascita della natura. Gli uccelli erano considerati messaggeri degli dei, e il comportamento della merla annuncerebbe il passaggio verso la primavera, legato al mito di Proserpina.
Secondo la tradizione, se questi giorni sono particolarmente freddi, la primavera sarà mite e precoce. Al contrario, se risultano caldi, l’inverno si protrarrà. Questa credenza popolare si tramanda da generazioni, pur non trovando pieno riscontro scientifico.