GLI ANZIANI NEL FINIRE DEL 2023. DI VINCENZO ACUNTO

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Finendo l’anno, nel pensare l’argomento su cui scrivere, ho ritenuto opportuno andare a vedere cosa avevo scritto, gli anni passati, nella stessa ricorrenza. Notando che gli argomenti sono sempre gli stessi, senza che qualcosa cambi, ritengo che, forse, la migliore cosa è quella di non fare bilanci, in quanto in Italia (e specialmente sull’isola d’Ischia) le parole “prevenzione”, “previsione”, “organizzazione” e quant’altro possa interessare la pubblica amministrazione, sono solo parole del dizionario della lingua italiana e non altro. Per cui, il mio argomentare si indirizzerà su un evento che, se pur, in apparenza, non ha nulla a che fare con la gestione della cosa pubblica, la dice lunga su tante cose. Un amico mi ha graziosamente inviato un filmato che è in rete sul sito https://vm.tiktok.com/ZGeFKjXu/ , della signora Anna Possi, classe 1924 (anni 99 capito? -Foto1),

che vive a Nebbiuno (Novara) ove gestisce il “Bar Centrale”, del quale, tutte le mattine apre i battenti e con sorriso ed eleganza serve agli avventori quello che chiedono. All’intervistatore che gli ha chiesto se non fosse giunto il tempo per riposare, la signora Anna, con decisione, ha risposto “che potrei fare a casa? Davanti alla televisione ti incretinisci e poi dà sempre brutte notizie. Non è per me. Io mi sento bene, prendo solo una mezza pillola al giorno per la pressione e mi sento bene quando lavoro”. Siamo in provincia di Novara (Italia) ove credo che vigono le stesse regole che dovrebbero vigere sull’isola d’Ischia ove, vedendo il filmato, la mente, con la sua velocità supersonica, mi ha riportato, riaprendomi  qualche vicenda professionale in cui un solerte funzionario sanziona i titolari di licenze per aver rinvenuto, nelle loro attività, persone anziane (in prevalenza genitori) che, in perfetta autonomia fisica e di mente, si industriavano ad aiutare i propri figli in quell’attività che un tempo era loro. Con specioso richiamo a: dpr, d.lgs o d.m., predisposti da menti che andrebbero attenzionate neurologicamente (piuttosto che essere lasciati a confezionare normative per le quali gli anziani devono stare a casa ad incretinirsi innanzi la televisione), il verbale era confezionato per l’abbisogna vampiresca di uno stato sempre assetato. Nell’incazzatura stimolata da certe assurdità, mi è tornato in mente un episodio di tanti anni fa, quando un caro amico, ultraottantenne, pescatore da una vita con la passione (o meglio illusione) residuale della pesca a occhiate, era stato sorpreso, all’imbrunire, con una piccola lenza e sanzionato per non essere in possesso del patentino. Rientrando in porto con la sua barchetta era talmente cupo in volto che, sospettando fosse in stato di malessere fisico, mi indusse a chiedergli cosa fosse successo. Con molta riluttanza e in evidente agitazione respiratoria, mi disse “ecco qua, stavo facendo un giretto con la mia barca con una lenza per le occhiate e mi si è avvicinata la barca della guardia costiera e, poiché non tengo il patentino, mi ha fatto una contravvenzione di 200.000 lire. È quasi metà della mia pensione! Mi feci consegnare il foglio per studiare il caso e, tra i tanti, dpr, d.lgs e d.m. che rimandavano a norme sempre più arzigogolate, dedussi che la sanzione era, formalmente, giustificata pur se sostanzialmente ingiusta. Per cui, a prescindere dalla sua opposizione, ritenendo che l’applicazione dell’eccessivo formalismo provoca più guasti di talune violazioni, mi organizzai per una reazione che ponesse il dirigente di quell’ufficio nella condizione di interrogarsi e di interrogarmi. Compilai una domanda chiedendo di avere copia delle autorizzazioni e dei pareri per le numerose attività che si svolgevano sui beni pubblici del mio paese che in un certo qual modo interessavano anche quell’ufficio. Essendo l’elenco abbastanza lungo, fui convocato e mi fu chiesto il motivo di così tanto articolato interesse. Notando una mia rigidità, tra il classico caffè, la battutina d’ordinanza e qualche altro convenevole, facendo i complimenti per certe solerzie, tirai fuori dalla tasca la copia del verbale al “pescatore di frodo” e lo lessi magnificando, con la dovuta ilarità, l’attenzione del sanzionatore. Quello più anziano tra i presenti, che mi conosceva da tempo, chiedendomi di poter leggere il foglio che gli porgevo, girava lo sguardo indagatore alla ricerca di incrociare quello di chi aveva materialmente redatto quel foglio, e fingendo di leggere disse “ma ti sei reso conto che hai utilizzato un formulario sbagliato e mo’ avremo un’opposizione e saremo condannati anche alle spese?” e d’emblée, in un silenzio surreale, strappò il foglio in mille pezzi che gettò nel cestino. E, rivolgendosi a me, disse “è chiaro che si è trattato di un errore. Riteniamo chiuso il caso”. La cosa più complicata fu quella di convincere il mio amico che il verbale era stato annullato in quanto egli riteneva che, per rasserenarlo, avessi pagato la sanzione. Ho voluto richiamare questi episodi (l’ultimo in particolare avvenuto tanti anni fa e la prescrizione ha sanato ogni cosa) per mettere in evidenza come in Italia c’è bisogno di una diversa e migliore attenzione verso le persone anziane. Esse, specialmente oggi, hanno bisogno non tanto di essere assistite come oggetti ma di essere considerate come persone. In ogni dove ed in ogni momento. Bisogna convincersi che le persone anziane sono la spina dorsale di ogni sistema, rappresentando essi la memoria, l’impegno, il sacrificio, l’ingegno e tante altre cose che hanno acquisito in un lungo percorso di vita che dispensano gratis. Non è più tollerabile che, se milioni di famiglie assistono in casa, con impegno e sacrificio, i loro cari divenuti anziani, lo Stato si dimentica di loro, gli presta poca attenzione o addirittura li sfrutta. Senza nemmeno educare certi funzionari a rispettare la loro essenza di vita che, per come dimostra la signora Anna Possi di Nebbiuno, è di poter essere ancora utili alla società! acuntovi@libero.it