La sesta sezione penale della Corte di cassazione ha annullato con rinvio alla Corte d’appello di Roma la sentenza di condanna nei confronti del giudice Alberto Capuano, ex gip del tribunale di Ischia
arrestato il 3 luglio 2019 dalla Polizia nell’ambito di una indagine anticorruzione coordinata dalla Procura di Roma
le indagini effettuate nell’ambito dell’operazione del 2019 denominata “San Gennaro” giunsero all’arresto dopo 3 mesi di intercettazioni ottenute con una cimice piazzata nell’ufficio del gip di Ischia.
Capuano fu scarcerato il 21 gennaio 2020. La scarcerazione fu disposta con un provvedimento del Tribunale del Riesame emesso in sede di rinvio alla Corte di Cassazione.
Il 15 settembre 2021 è stato condannato a 8 anni e dieci mesi per corruzione dai giudici del Tribunale di Roma.
Le accuse contestate nell’inchiesta della procura di Roma coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Gennaro Varone, furono di corruzione in atti giudiziari, corruzione per l’esercizio della funzione, traffico di influenze illecite, tentata estorsione e favoreggiamento personale.
Per il gip di Roma che nel 2019 firmò l’ordinanza con le misure cautelari si trattava di un gruppo in grado di «sospendere procedure esecutive penali e ritardare verifiche dei crediti fallimentari, provocare la scarcerazione di detenuti ed il dissequestro dei beni di importanti esponenti della criminalità organizzata».
Lo scorso anno la Corte d’appello aveva già annullato la condanna in ordine a tutte le ipotesi di corruzione in atti giudiziari riqualificando, per tre imputazioni, i fatti nell’ambito del reato di traffico di influenze illecite.
Con la decisione odierna è stata annullata anche la sentenza della Corte di appello di Roma con riferimento a tali reati con rinvio al giudice di merito.
“Soddisfazione”, è stata espressa dai difensori del giudice Capuano (che all’epoca dei fatti era in servizio nella sede distaccata di Ischia del tribunale di Napoli), gli avvocati Alfonso Furgiuele ed Alfredo Sorge che, fanno sapere, ora attendono la motivazione della sentenza “per comprendere le ragioni poste alla base dell’annullamento”.
il giudice Capuano era già stato indagato nel 2014 dalla Procura di Roma per presunte utilità e vantaggi incassati in cambio di una gestione “morbida” del patrimonio dei fratelli Ragosta. Tutto però nel 2016 era stato archiviato e le accuse cadute.