GIU’ LE MANI DAGLI ESORDI ISCHITANI DI PEPPINO DI CAPRI

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Che Giuseppe Faiella sia diventato Peppino di Capri sulla nostra isola d’Ischia, è una gran bella verità. Lo sanno tutti, lo ripete lui stesso nelle occasioni ufficiali, ricordando come le sere d’estate dopo aver cantato al Rangio Fellone, passava a prendere Mina al Moresco (dove la cantante si esibiva con il nome di Baby Gate), per scorrazzare per le strade dell’isola in Vespa. Lo sanno tutti, tranne gli autori della fiction televisiva che è andata in onda lo scorso lunedì su Raiuno e tanto successo (di pubblico e critica) ha riscosso.

Diremo di più. Come era solito ricordare l’architetto Sandro Petti, patron del Rangio Fellone, fu il nostro caro Ugo Calise (autore di brani romatici e bellissimi) a suggerire a Peppino di “cambiare stile” e di cantare in napoletano, regalandogli “Nun è peccato”, un successo mondiale. Un mutamento che valse a Peppino quel riconoscimento nazionale che ancora gli mancava.

E poi l’incontro proprio sui nostri lidi della prima moglie Roberta, le frequentazioni con gli artisti di casa nostra le cui opere lui amava tantissimo tanto da collezionarle (Mario Mazzella e Vincenzo Funiciello, solo per citarne due), le esibizioni al Monkey Bar e più recentemente al Negombo. Tappe della carriera e della vita privata di Peppino di Capri che vedono Ischia come cornice, ma che la fiction ha deciso di ignorare e di non riportare sul piccolo schermo.

Inutile dire che gli ischitani sono rimasti alquanto delusi, anche perché l’attesa per “Champagne” era molta. Resta la nostalgia per anni che non torneranno più, e la cui memoria andrebbe preservata gelosamente.