Giovan Giuseppe Di Meglio era un gran signore e gestiva la cartoleria dei nostri sogni a Via Roma all’angolo con Via De Rivaz. Lui era alto, magro e portava gli occhiali. Sua moglie Luisa era molto riservata ma sempre dolce con noi bambini. Quando uno di noi andava a comprare qualcosa, lui metteva sul bancone le cose che avevamo scelto dicendoci il prezzo e poi piano piano con calma faceva il conto.
Prima che andassimo via ci sorrideva e ci diceva sempre grazie. La cartoleria Di Meglio cambiava allestimento a seconda del periodo dell’anno. In estate limitava le cose della scuola mettendole in disparte e, al loro posto, esponeva articoli da regalo tipici di Ischia, come ceramiche, cestini fatti a mano, e oggetti di artigianato vario. Era bello quel negozio perché c’era un grande tavolato inclinato in avanti sul quale lui e la moglie facevano le APPARATE dei vari oggetti.
A Settembre quel tavolato era pieno di cose scolastiche e, sotto Natale, veniva il bello per tutti noi. I pastori venduti da Giovan Giuseppe erano per noi una cosa incredibile. Lui li posizionava in base al mestiere che facevano, ma noi eravamo attratti dai Re Magi e dal pastore che invece di guardare le pecore, dormiva sempre. Nelle vetrine che davano su via Roma e su Via De Rivaz esponeva tanti giocattoli che però solo Babbo Natale e la Befana potevano toccare, almeno così lui ci diceva, mentre stavamo attaccati con il viso a guardare e sognare. Noi gli credevamo e con il dito indicavano il giocattolo che ci piaceva. Lui guardava attento, poi entrava dentro, prendeva un quaderno e una matita e scriveva: “A Sandra piace la bambola bionda con gli stivali neri, a Salvatore la macchina da corsa, a Massimo I soldatini e così noi felici tornavamo a casa. Come posso non ricordare un uomo che ci dava la certezza che quei giocattoli sarebbero stati nostri? E se poi alla Befana qualcuno di noi non riceveva quel giocattoli, lui ci diceva: “Forse hai fatto i capricci? Forse non hai scritto in tempo la letterina? Non piangere ti regalo questa bella penna colorata”. Devo ricordarlo non posso non farlo, troppi ricordi dolci mi legano a lui e a quei giorni. Il primo Ottobre (quando si andava per il primo giorno a scuola) la mattina, verso le 8:30, lui era fuori al negozio per vederci passare con I nostri grembiuli, I nostri fiocchi tricolori, le nostre cartelle di cartone pressato comprate da lui, e a ognuno di noi faceva un sorriso. Noi bambini ci sentivamo dei piccoli protagonisti e, prima di entrare in classe, quelle parole delle mamme: “Comportati bene, stai a sentire alla maestra e portami il profumo di scuola quando esci”. E all’uscita tutti di corsa nelle braccia delle mamme che stringendoci dicevano: “Bella a mamma come profumi di scuola”. Caro Giovan Giuseppe, lo sai? Io ogni anno a Settembre compro quaderni, penne, colori, anche se non insegno più, ma ho bisogno di sentire quel profumo che mi fa ripensare a te a mamma e a quella vita fatta di poco di materiale ma di tanto amore che è diventato parte di noi.
Sandra