FRANCESCO DI CRESCENZO: ” IL DECRETO GENOVA, I CONDONI E LA MANCANZA DI UNA POLITCA CONDIVISA”

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Di Francesco Di Crescenzo, Operatore di sviluppo e coesione territoriale:

“E´ davvero triste ascoltare le dichiarazioni di voto contrario
di alcuni “onorevoli” deputati PD e LeU che non trovano di
meglio che motivare il loro no al decreto 109 perché c´è
“nascosto” dentro un vergognoso “condono” per Ischia,
mascherato dalle misure per Genova. Qualcuno cita addirittura
Crozza. A questo punto speriamo sia candidato alle prossime
elezioni. La realtá è come sempre piú complessa, e la fragilitá
del terriorio e del costruito privato e pubblico, nel Nord, nel
Centro e nel Sud Italia è sotto gli occhi di tutti. Ricordiamo
solo che a Casamicciola, il giorno dopo il terremoto tutti gli
edifici pubblici risultavano inagibili. Ma procediamo con
ordine.
OGGETTO DEL DECRETO LEGGE
In il titolo del D.L. 109/2018, e spero che i quotidiani lo
chiamino cosí – se hanno esigenze di brevitá -reca:
disposizioni urgenti per la citta' di Genova, la sicurezza
della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli
eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze.
Volendo approfondire, gli onorevoli avrebbero potuto leggere i
documenti del Centro Studi della della Camera dei deputati o
del Senato, che nell’era digitale sono disponibili anche per i
comuni cittadini. In un documento dedicato agli “elementi di
valutazione di qualità del testo, specificità, omogeneità e

limiti di contenuto del Decreto legge”, si sottolinea come “il
provvedimento appare riconducibile a due distinte finalità”,
ovvero “la necessità di affrontare emergenze in vario modo
collegate alla situazione infrastrutturale ed ambientale
italiana (crollo del ponte Morandi di Genova; sisma di Ischia
del 2017; eventi sismici dell'Italia centrale del 2016 e del
2017; gestione dei fanghi di depurazione; messa in sicurezza
degli edifici scolastici) e “la necessità di autorizzare nuovi
interventi di cassa integrazione guadagni straordinaria.”
Insomma, un decreto “lungo e farraginoso” e i due ambiti
“avrebbero anche potuto costituire due autonomi provvedimenti
di urgenza”. Un decreto con “profili problematici”, per quel
che concerne il requisito dell' “omogeneità”, e addirittura
“sotto il profilo del requisito dell'immediata applicazione dei
decreti-legge”.
Insomma, un guazzabuglio, che poteva fornire spunti
interessanti per interventi d’opposizione “costruttivi”,
“migliorativi”, perché siamo pur sempre di fronte a una legge
sulle “emergenze” che toccano persone, cittadini italiani del
Nord, del Centro e del Sud.
Purtroppo la strada di un confronto costruttivo, con argomenti
magari “tecnici”, non è adatto alla polemica politica spicciola
alla quale siamo assuefatti. Si pensa che “il pubblico” premi
chi usa toni forti, divisivi e il che “talento dei battutisti”
abbia la meglio su chi sceglie la critica puntuale.
E quindi ci tocca sentire l’onorevole Alessia Morani parlare
del “piú grande condono edilizio mai visto nella storia di
questo paese”.
Ora, se proprio si vuole parlare di “condono”, per amore di
coerenza bisogna dire che il decreto ne contiene due, uno per

il sisma del 2016 e uno per il 2017. Come afferma la
parlamentare LeU Rossella Muroni, su un post del 31 ottobre sul
suo profilo Facebook: “Grazie alla sanatoria del decreto Genova
in Centro Italia si potranno chiedere la concessione in
sanatoria e i contributi per la ricostruzione anche degli abusi
compiuti fino al giorno prima del terremoto e fino ad oggi mai
dichiarati. In sostanza si estende il condono del 2003 fino al
2016. Un precedente pericoloso in un paese a rischio sismico e
idrogeologico. Una sanatoria più permissiva rispetto a quella
di Ischia, che così viene persino discriminata… sarà perché è
al Sud?”
A VOLER APPROFONDIRE…
Quindi si scopre che “sanatorie” di vario tipo in altri luoghi
d’Italia colpiti da terremoti vi sono giá state. “Sulla
sanatoria di eventuali abusi e sulla chiusura delle pratiche di
condono pendenti è di recente intervenuto, con riferimento agli
immobili danneggiati dagli eventi sismici che hanno colpito
l’Italia centrale a partire dal 24 agosto 2016, anche il D.L.
55/2018” (Servizio studi, ufficio ricerche nei settori ambiente
e territorio del Senato).
E si scopre anche che gli abusi sono “una criticitá nel
percorso di ricostruzione”. Dossier “Ricostruire. L’Aquila,
Pianura padana, Centro Italia: politiche e risorse per l’Italia
post terremoto”, del Senato. «Nei territori colpiti dalla crisi
sismica iniziata il 24 agosto 2016 è stata rilevata una
criticitá nel percorso di riparazione e/o ricostruzione degli
edifici distrutti o danneggiati, derivante da modeste
difformitá in materia paesaggistica, consistenti anche in
minimi incrementi della volumetria e delle superfici degli
edifici». Il Commissario Straordinario per la ricostruzione

viene ascoltato in aula il 13 giugno 2018. Afferma che
«occorrono due distinti interventi: il primo finalizzato
all’introduzione di una modalitá accelerata per la definizione
delle procedura di sanatoria pendenti e introdotte sulla base
della legislazione precedente; il secondo intervento normativo
deve affrontare la criticità relativa agli abusi non sanabili
regolamentando “una procedura in sanatoria” per i soli
interventi di ricostruzione e riparazione degli immobili
distrutti o danneggiati dagli eventi sismici».
LA LEZIONE
Quindi, dalle audizioni degli esperti e dalla lettura delle
“carte” a disposizione di deputati e senatori appare chiaro che
le pratiche di condono sono un problema nei processi di
ricostruzione post terremoto nelle varie parti d’Italia dove
questo si è verificato e non sono una “eccezione ischitana”. Le
tre leggi di condono approvate nel corso degli anni dai vari
governi hanno prodotto la mostruosa cifra di 4.600.000
richieste di sanatoria (si veda P. Berdini, “Breve storia
dell’abuso edilizio in Italia”). Compito della politica è
trovare la strada per sciogliere questa intricata matassa, non
di alimentare polemiche per fini di consenso elettorale.
Proprio nelle emergenze occorre sforzarsi di mettere da parte
le proprie bandiere e trovare una strada condivisa. Un esempio
in tal senso è venuto dal Consiglio Regionale della Campania
che lo scorso primo agosto ha approvato all’unanimitá un ordine
del giorno per la “costituzione di un Ufficio di coordinamento
strategico regionale per l’isola d’Ischia”. Si spera che una
volta tanto il Parlamento possa seguirne l’esempio”.