In Campania si apre la contestazione interna al partito di Forza Italia, in riferimento alla leadership del coordinatore regionale, il senatore Domenico De Siano, accusato di una gestione “patriarcale” del partito azzurro. La “pietra dello scandalo”, ultima in ordine di tempo, la nomina dei coordinatori provinciali, operata da De Siano “senza confronto” e quindi contestata con un duro documento dell’europarlamentare Aldo Patriciello:
“Dopo le recenti nomine del coordinatore regionale di Forza Italia in Campania credo sia arrivato il momento di dire con chiarezza che la gestione portata avanti dal senatore De Siano non ha nulla a che vedere con la democrazia e il confronto interno”, scrive Patriciello che continua: “La gestione del coordinatore De Siano è oramai frutto di scelte che poco hanno a che fare con il confronto democratico all’interno di un partito che ama definirsi liberale come Forza Italia. Non c’è da meravigliarsi, se il nostro partito sia passato dal 17% delle Regionali 2015 al 5% delle ultime, continuando a perdere consensi e amministratori sul territorio a vantaggio dei nostri alleati di centro-destra. De Siano dovrebbe interrogarsi su questi dati e sulla scarsa capacità attrattiva del nostro progetto politico. Non mi meraviglia il fatto che abbia perso, da candidato sindaco, persino le amministrative a Lacco Ameno, il suo stesso Comune. Un partito non può essere un fortino chiuso e arroccato su se stesso, né deve somigliare a un club privato in cui può crescere solo chi è gradito al coordinatore regionale. Io sono abituato a confrontarmi con gli elettori giorno dopo giorno. E soprattutto sono abituato ad essere eletto con le preferenze, a differenza dal senatore De Siano la cui ultima elezioni con le preferenze risale alle Regionali del 2010, ben 11 anni fa.
Non è una questione di merito, ci mancherebbe, ma di metodo. Nulla contro i nuovi coordinatori provinciali e cittadini, di cui ho grande stima e rispetto. Ma credo sia un dovere morale sollevare un problema che è sotto gli occhi di tutti e sulla bocca di tantissimi amministratori cittadini che non si sentono più adeguatamente rappresentati da una gestione che definire patriarcale è poco”.