Da qualche giorno la strada Forio / Panza la si percorre in normalità. Dopo oltre due anni di
sballottamenti, tra buche, avvallamenti e sconnessioni di ogni tipo è stato ripristinato il tappeto
d’asfalto -foto1-.

Finalmente! Un fatto che in ogni paese civile è “ordinario” da noi diventa
straordinario per i tempi e i modi. Riuscendo, in ogni caso, ad allontanare immediatamente dagli
utenti (con auto, moto e bici) i disagi e i danni patiti dai propri mezzi. Francesco del Deo, pur
avendo appaltato i lavori con il rifacimento finale, ha pagato dazio elettorale sia per i ritardi che
per le insipienze dei propri uffici (tecnico e di vigilanza stradale) di tenere sotto controllo la ditta
esecutrice delle opere sulla strada che, per oltre due anni, ha abusato a dismisura sia delle regole
cantieristiche che del buon senso -foto2-.

Regole che, attinenti alla sicurezza delle persone ho,
inutilmente e più volte segnalato. Sarà attento il nuovo a non cadere anch’egli in analogo tranello?
Sono sicuro che gli apparenti “benefici da normalità” evaporeranno alle prime piogge, quando il
tappetino, fresco anche di segnaletica orizzontale, si incomincerà a sollevare come le squame del
pesce che, passato dall’acqua all’asciutto, si rizza al semplice contatto con le lame delle forbici.
Percorrendo più volte al giorno quella strada, ho preso atto che lo spessore del tappeto ricoprente
arriva scarsamente ai due centimetri, mentre le disposizioni relative ai lavori pubblici stabiliscono –
ricopio semplicemente-: “per le strade locali ed urbane lo spessore oscilla tra i 7 ed i 10 centimetri;
per le strade extraurbane o per le autostrade invece lo spessore può arrivare fino a 15-20
centimetri”. Nei continui transiti quotidiani, tra i lavori in corso, ho avuto modo di realizzare che
nessun funzionario municipale è stato mai presente. Per cui se Stani Verde vuole evitare
“sorprese” sarebbe opportuno che, prima di liquidare il saldo, stimoli i suoi funzionari a muovere il
deretano dalla sedia affinché vadano a fare dei campionamenti per verificare se lo spessore del
tappeto d’asfalto sia o meno quello indicato nel capitolato. Specialmente in prossimità dei tombini
e nella strettoia del “Capizzo”-foto3-

dove, da sempre, in caso di pioggia l’asfalto si alza. Ma se
Sparta piange, Atene certamente non ride. Continuando sulla stessa strada, imbocco la provinciale
per Succhivo/S.Angelo e, immediatamente, magnifico come da sempre, delle bellezze del mio
paese che, restando in apparenza tali (nonostante l’età), mi provocano l’illusione del “tappetino
stradale rifatto” che copre le magagne. E, mentre mi beo, nei tramonti -foto4-

come nelle albe,
seguendo gli sviluppi della partita tra “Irtilù mamola club” con “Euro business club”, giunto a
destinazione, vengo assalito dal pianto degli operatori locali che, con i conti in rosso, non riescono
a raccapezzarsi tra eventi che, come un maglio, si sono abbattuti su di loro. Un lamento così
pungente che qualche osservatore paragona a quello della Maddalena del noto passo biblico. Il
paragone storico mi distraeva portandomi a Maria di Magdala (detta Maddalena) additata dal
popolo come peccatrice per il fatto di dispensare piaceri carnali! Nessuno ha mai detto se a soli
maschi o anche alle femmine e in cosa consistesse il peccato, visto che il “piacere distribuibile”
era, comunque, un dono dell’Altissimo. Tanto è vero che la leggenda (postuma!), correggendo il
tiro, precisò che la dissolutezza comportamentale della Maddalena dipendeva dal fatto che fosse
posseduta da sette demoni dai quali Gesù la liberò. Ed Ella, grata dell’intervento Divino, riuscì,
grazie anche all’età che avanzava, a liberarsi di tanti maschi (pericolosamente invasivi) diventando
accanita discepola del Cristo. Per cui, quando seppe che Gesù era stato deposto dalla croce e
trasportato in una grotta, si precipitò per dargli degna sepoltura e pregare per Lui. Non
trovandolo, scoppiò in un pianto lamentoso che, per gli storici, è diventato il segno della
gratitudine postuma per la grazia ricevuta. Era, quindi, un pianto diverso non paragonabile a
quello dei miei concittadini, che si disperavano per le loro finanze che andavano a disastrarsi per
gli eventi ultimi. Essi apparivano pentiti non per una grazia ricevuta ma per una disgrazia patita per
la scelta fatta. Che da sempre segue la pancia e non la testa. La cosa grave è che in Italia
(specialmente al meridione) gli errori si reiterano costantemente e, sempre più spesso, trovano
consensi in prosceni divulgativi che, per interesse, costruiscono personaggi utili alla bottega. I fatti
dell’ultima settimana sono noti e, per decenza e per non aumentare i pianti, non li rinnovo. I
media ne sono pieni. Stando alla lettura di qualche quotidiano, a fronte della “mossa dell’Arpac”,
che ha rilevato la non balneabilità delle acque marine santangiolesi -foto5-,

la sindaca di Serrara ha
fatto “una contromossa” dando un incarico ad un analista privato per accertare la persistenza o
meno dell’inquinamento. Il paragone calcistico, con ingombranti considerazioni, manda in tilt ogni
diversa valutazione e conferma lo sconforto espresso la scorsa settimana col richiamo
pirandelliano: “così è se vi pare”, visto che non si comprende che la politica non la si fa con la
“mossa o la contromossa”, ma con attenzione ai fatti, alle circostanze, ai tempi e alle parole che si
usano. E soprattutto con una visione strategica. Non vedendo una guerra dell’ufficio regionale
contro il municipio serrarese ma una sciatteria di quest’ultimo a fare le cose, per tempo e per
bene, comprendo il “lamento delle Maddalene locali” visto che il paese registra una caduta
verticale del suo appeal turistico. Fine settimana esclusi. Come ha correttamente rilevato l’attenta
Ida Trofa su “Il Golfo” di giovedì 20 -foto6-,

“la contromossa della sindaca di Serrara più che sopire
l’eco mediatico, sulla salute poco salubre delle acque santangiolesi, è destinata a far parlare”. Ed è
noto che parlare di m….provoca lo stesso effetto del suo movimento disordinato. A qualcuno dei
lamentosi, ho posto la seguente domanda “mi puoi dire come mai, quando a S. Angelo si
camminava solo a piedi o con l’asino e non c’era il porto turistico, con gli stessi alberghi di oggi,
tutti si arricchivano e oggi con gli yacht ormeggiati e i carrelli strombazzanti tutti stanno
fallendo?”. Erano in tre, si guardarono in faccia e con stupore risposero “dovremmo riflettere”.
Aggiungo “sarebbe opportuno incominciare subito!” acuntovi@libero.it