EVASIONE FISCALE E BANCAROTTA: PER GELORMINI NUOVO ARRESTO. ANCHE NICOLA D’ABUNDO, FRANCESCO TRUDA E ALFONSO PETRILLO COINVOLTI NELLA VICENDA

Si aggrava la posizione del commercialista di Portici Alessandro Gelormini, in passato fiscalista di Paolo Cirino Pomicino, e quella di due finanzieri già arrestati il 15 luglio scorso nell’ambito di un’inchiesta su una storia di bancarotta ed evasione fiscale che ruota attorno a sette società detentrici di un rilevante patrimonio immobiliare, pari a circa 40 milioni di euro. La vicenda vede coinvolti anche Francesco Truda, Nicola D’Abundo e Alfonso Petrillo, per i quali scattarono gli arresti domiciliari.

Nell’ambito di quella attività, condotta dagli gli uomini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e dalla sezione di polizia giudiziaria della Finanza presso la procura della Repubblica di Napoli Nord, emerse un episodio di corruzione per il quale stamattina è stata eseguita una nuova misura cautelare.

Questa mattina il commercialista Gelormini, due finanzieri e l’imprenditore Francesco Truda, titolare della Samir servizi ambientali, si sono visti notificare l’ordinanza spiccata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della procura partenopea, competente rispetto a questo episodio (il filone ‘madre’ è invece di competenza della procura di Napoli Nord) perché l’accordo corruttivo, secondo la ricostruzione investigativa, si sarebbe concretizzato al centro direzionale laddove ha studio il commercialista Gelormini. Il gip ha disposto il carcere per un finanziere, e i domiciliari per Gelormini, per l’altro finanziere e l’imprenditore.

Dalla contestazione emerge che, nel corso di un controllo a carico di delle società clienti dello studio professionale (la società dell’imprenditore Truda), i due finanzieri avrebbero alterato il contenuto di un verbale con lo scopo di evitare la denuncia penale nei confronti degli amministratori della società. In cambio di questo ‘piacere’, i finanzieri avrebbero ricevuto 2mila euro ciascuno. Gelormini, in realtà, aveva ricevuto dall’imprenditore disposizioni affinché ai finanzieri venisse corrisposta la somma di 6mila euro: il commercialista invece trattenne per sé duemila euro.

Gelormini era già ai domiciliari per effetto delle accuse di bancarotta ed evasione fiscale. Accuse che travolsero oltre a Truda, anche altri due imprenditori: Nicola D’Abundo, la cui famiglia controlla la compagnia di navigazione Medmar e Alfonso Petrillo della Coelna Impianti, settore installazione impianti elettronici. Secondo gli inquirenti i tre imprenditori erano responsabili di società indebitate con il Fisco: i fallimenti di queste società sarebbero state pilotati per evitare ai titolari di pagare somme cospicue di tasse e imposte mai versate. Questa indagine, lo scorso luglio, portò anche al sequestro di 7 società riconducibili agli indagati con il loro enorme patrimonio immobiliare, del valore di 40 milioni di euro, composto da immobili di lusso, tra cui il maschio del Castello Aragonese d’Ischia e un altro stabile di lusso a Capri (solo questo dal valore di 4 milioni), appartamenti tra Napoli, Grosseto e Roma. Del Castello Aragonese, per l’esattezza, venne sequestrata ma solo la parte di proprietà di una società riconducibile a D’abundo non aperta a pubblico e dove sono in corso lavori di ristrutturazione.

L’inchiesta è un filone di quella – poi finita per competenza alla procura di Roma -che ha riguardato il giudice della sezione fallimentare del tribunale di Napoli Nord e di quella di Santa Maria Capua Vetere Enrico Caria, finito agli arresti domiciliari ad aprile scorso con l’accusa di aver veicolato nomine di consulenze in cambio di favori. I pm di Napoli Nord, coordinati dall’aggiunto Domenico Airoma, avevano iniziato ad indagare sul presunto giro d’affari illecito connesso ai fallimenti societari, scoprendo il business che si celava dietro; quando è emerso il coinvolgimento di Caria, le carte sono passate a Roma, mentre ad Aversa la Procura di Napoli Nord ha continuato ad indagare sul filone locale, scoprendo il ruolo di primo piano che sarebbe stato rivestito dal noto commercialista di Portici Gelormini nei fallimenti di alcune società.

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