ELEZIONI: DA UNA COSA SERIA, LA POLITICA RIDOTTA AD UN GIOCO… DI PALAZZO. DI ANTIMO PUCA

Di nuovo in campagna elettorale. Torneremo a votare. È singolare che i partiti si impegnino per vincere le elezioni piuttosto che per dare un governo al Paese. Giochi di palazzo. Velleità. Arroganza. Impreparazione. Mancanza di senso dello Stato e, sullo sfondo, lo spettro della corruzione che si accompagna alle campagne elettorali e alle ambizioni di potere. Per ricordare agli smemorati (o, meglio, agli ignoranti) che il mondo non è cominciato oggi, riproduco alcuni passaggi di un articolo di Luigi Sturzo. Era il mese di settembre, dell’anno 1957. È un testo che ha valore di monito e di testimonianza. « Non vi darò nessun compenso per il voto, né vi prometto alcun ché di personale, tranne che una buona amministrazione quando avrò conquistata la maggioranza. Chi mi vuole, mi dia il voto; chi non mi vuole, voti per gli altri. Da allora quasi tutti gli artigiani e molti fra i contadini mi restarono fedeli sia per il quinquennio della lotta fatta dai banchi dell’opposizione, sia per il quindicennio dell’amministrazione di maggioranza… Che cosa vi è di più difficile nella vita pubblica che il non abusare del potere, cioè amministrare con giustizia?»

(Antimo Puca)

La vita politica attiva è in mano a pochi. La vita politica di controllo, d’iniziativa, di opinione, di partecipazione morale è dei molti, oggi si può dire di tutti, se la totalità dei cittadini sentisse intimamente l’obbligo di una partecipazione effettiva e cosciente alla politica del proprio Paese. «È spiacevole rilevare che in tutti i Paesi, lo spirito di parte, la passionalità dei partiti e, più ancora, le beghe personali, gli attriti locali di famiglie, di categorie, di campanile, alterino la vita politica in tutti i suoi aspetti… C’è chi passa da una legislatura all’altra, da una scadenza all’altra non pensando che alla lotta elettorale come l’affare principale. L’unico. Dimenticando famiglia, professione, doveri della propria carica. Ingolfandosi nella più difficile e tormentata esistenza che si possa immaginare. .. A questo stato si è arrivati anche per le larghe remunerazioni e i vantaggi accordati al posto ambìto di deputato e di senatore; remunerazioni e vantaggi estesi anche alle cariche amministrative locali perfino dei Comuni, non che degli enti pubblici di ogni sorta. Si va creando una nuova classe di politicanti-amministratori o di amministratori-politicanti, che estendono l’abuso della corruzione nell’àmbito della gestione del pubblico denaro… È doveroso che gli uomini di governo regolino l’amministrazione in modo che il denaro pubblico vada a bene di tutti, specialmente per le zone depresse e per le categorie che mancano di risorse e di mezzi. Purtroppo, l’accentramento nello Stato e nelle altre pubbliche amministrazioni di gran parte di imprese bancarie, industriali, agricole e commerciali, ha prodotto una larga classe di nuovi arricchiti o in via di arricchimento, sviluppando un nuovo affarismo politico con tutte le passioni che lo accompagnano». Siamo di nuovo in campagna elettorale. Sottolineo il richiamo di Sturzo al controllo della vita politica «se la totalità dei cittadini sentisse intimamente l’obbligo di una partecipazione effettiva e cosciente alla politica del proprio Paese». Tra nuovi e vecchi riti, politici e politicanti della prima e dell’ultima ora, facce vecchie, facce nuove e più di un’autentica faccia di bronzo, da quando ha preso il via la campagna elettorale, come sempre, se ne sentono e vedono di tutti i suoni e colori. Gli italiani hanno la fortuna di potersi schiarire le idee assistendo ai tanti talk-show, dibatti e confronti televisivi. Con quale risultato? Quello di avviarsi alle urne più confusi di prima. Una campagna all’insegna delle solite caciare, in cui, bandita per sempre ogni speranza di civile confronto su principi, temi e programmi, si va però delineando il profilo di una indiscussa vincitrice: l’arte del riciclo. Del resto, si sa, in tempi di crisi economica e ambientale, bisogna puntare al risparmio e all’ecosostenibilità, ragion per cui nessuno ha disdegnato di riciclare personaggi, slogan, programmi, usati e abusati, per rivenderli come nuovi. Tra senatori che passano di qua, onorevoli che passano di là e qualcuno che, come diceva Totò, «si butta al centro», i venti di un rinnovamento dell’impegno in politica, hanno convinto molti a riciclarsi o quanto meno a rispolverarsi, lucidarsi e sbandierarsi. Le danze sono state aperte. «Vi sarà un giorno che si capirà che la miglior polemica, l’unica benefica e cristiana, per vincere deve convincere?», si chiedeva, in una lettera scritta durante il fascismo, il giovane Don Giovanni Battista Montini (Paolo VI). Quanto spirito profetico nelle parole del futuro pontefice. Non resta che dire con Dom Helder Camara: qui ci sono «troppi credenti e pochi credibili». Con percentuali di assenteismo elettorale che sfiorano il 50 per cento, politicanti- amministratori e amministratori-politicanti continueranno a esercitare il loro ruolo di libera volpe in libero pollaio.

di Antimo Puca

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