ELETTRICO, UNA MODA CHE NON CAMBIA LA MOBILITÀ. DI ANTIMO PUCA

Se vogliamo uno spazio pubblico più democratico e inclusivo dobbiamo cambiare il modello di mobilità. Sempre meno auto private, più spazio alle persone, a partire dai minori, dagli anziani e dalle persone con disabilità; sempre più spostamenti con veicoli a emissioni realmente zero, sempre più condivisi, collettivi, silenziosi e sicuri. In attesa che anche l’Italia prenda posizione sulla proposta di vietare la vendita di veicoli diesel e benzina entro il 2030 in Europa, attualmente sottoscritta da nove paesi UE, i danni di una motorizzazione eccessiva continuano a essere ingenti e sotto gli occhi di tutti: incidenti, congestione, inquinamento, alterazione del clima, mancanza di spazio per attività commerciali e per il benessere, bolle di calore, cementificazione, consumo di suolo. Durante il Covid abbiamo abusato degli spostamenti in auto. In secondo momento si è riscontrata un’elevata propensione a passare alla mobilità sostenibile, elettrica e ciclabile. Quella contro i problemi di traffico e inquinamento dell’aria è battaglia faticosa che tuttavia negli anni ha visto finalmente crescere la sensibilità generale verso i temi dell’ambiente. Eppure la politica non sembra sapersi allineare a questo momento storico né interpretarlo, mandandoci così dei segnali a dir poco scoraggianti, come ad esempio sul tema della mobilità, che sembra non poter uscire dalla mentalità del secolo scorso.Se da una parte infatti si parla sempre più di città verdi, città 30, spazio pubblico e diritto delle persone ad una migliore qualità di vita in ambito urbano, quando si tratta di fare una legge o un’iniziativa che trasmetta un messaggio di vero cambiamento, ecco che l’orologio della politica rimette le lancette indietro, valorizzando l’auto come unico vero mezzo di trasporto se non come pilastro dell’economia del paese da cui non ci si può distaccare. L’ecobonus di recente approvazione per cambiare l’auto (anche diesel) è un esempio emblematico. Parlare di mobilità

elettrica” per rivestirci di “verde” è l’ennesima foglia di fico. Poco cambia se un SUV da 2 tonnellate da 250 km/h abbia il motore termico, ibrido o elettrico: rimane un mezzo di trasporto inefficiente, sproporzionato e pericoloso. Così come non è accettabile che il dibattito si riduca ad una semplice polarizzazione tra “auto sì e auto no”, né si invochi la “ripresa economica” per continuare a far credere che l’economia giri sempre e solo attorno all’auto, senza fare nessun ragionamento contrario su una ripartenza economica che si basi invece su altre formule: ad esempio rendere Ischia così vivibile e a misura di persona da attirare turisti, investimenti e far ripartire i settori della ristorazione, commercio, turismo, alberghiero e tanti altri.
Bisogna chiedere un tavolo di confronto permanente per tentare di proiettare Ischia su una nuova idea di mobilità, sul modello di quanto sta accadendo in altri luoghi ma tenendo conto della morfologia del territorio.
Se si vuole puntare sulle bici elettrici, obiettivo deve essere quello di portare quante più persone a scegliere la bici per i propri spostamenti quotidiani che devono essere principalmente diretti e sicuri, non tortuosi e nascosti.  Il motivo cardine è la volontà di rendere i collegamenti ciclabili  agevoli e fruibili, di vederli considerati al pari delle infrastrutture stradali. Occorre lavorare con convinzione sulle zone 30 e in generale su come calmierare la velocità e il traffico e rendere più sicuro il transito inevitabilmente promiscuo di auto, bici e pedoni.  I lavori sulla sicurezza tutelerebbero anche i rider, categoria di lavoratori già fragile ma che si scontra anche quotidianamente con i disagi.
Lo spazio pubblico appartiene alle persone, non alle auto.
Occorre prendere decisioni coraggiose, a volte impopolari e volte no, nella consapevolezza che queste vanno nella direzione giusta.

Serve una politica coraggiosa

che non si limiti a piccoli interventi in qualche parte dell’isola ma abbia una visione globale e comprensiva in tutti i sei Comuni.
Se l’intenzione dei sei Sindaci fosse quella di dotarci di mezzi di servizio più rispettosi dell’ambiente, potrebbe aumentare la proposta di veicoli ibridi e di quelli elettrici soprattutto da utilizzare nel centro storico, e nelle aree pedonali, o quantomeno prendere delle biciclette simili a quelle in uso ai vari Comandi di Polizia di altre città della nostra Penisola. Le bici elettriche sono adorate  dagli ambientalisti e da squadroni di pony express. Ma sono anche odiate proprio perché non sono né carne né pesce. Sono maneggevoli e agili come biciclette, ma veloci come scooter. In zone in cui muoversi silenziosamente o facendo rumore può fare la differenza tra la vita e la morte.

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