E’ morto un grande artista. Oggi ci lascia Gino Coppa, foriano, pittore, che riuscì a calare l’architettura e la vita foriana in un’atmosfera cosmopolita. I suoi quadri sono un unico che non si trova in nessun altro artista isolano, un unico nato dall’approfondimento e dallo studio dei pittori che lo avevano preceduto, come Eduard Bargheer. Uno studio che però lo porta a creare uno stile capace di distinguersi da tutto il resto che lo circondava: quadri spesso fatti di poche pennellate, ma nei quali ogni pennellata ha il valore di una firma, la sua.
Renato Guttuso, pittore e politico italiano,protagonista della pittura neorealista italiana scrisse di Gino Coppa:
A Forio vive e lavora in solitudine (ma con gli occhi ben aperti su tutto quel che succede) il pittore Gino Coppa. Non si può non accennare alla «particolarità» dell’isola d’Ischia. «Vasta come un continente» dice De Libero; e che assolve anche funzione di «continente», assai diversa da Capri per la funzione che ha svolto e svolge. Basti pensare a chi sono gli «stranieri», tedeschi, inglesi, americani, ed anche italiani di grande prestigio intellettuale (…) che vanno e soggiornano a Ischia e a come ci vanno. Non per vacanza o «buen retiro». La presenza di questi stranieri è attiva nell’isola (…) Gino Coppa è il frutto più interessante di questo clima.
[…] Bisognerebbe vedere insieme gli acquerelli, i suoi quadri ad olio, piccoli grandi e grandissimi, i quadri africani, i guerrieri e i bisonti per capire il senso di questo suo abbattersi sul foglio e di allargarlo di forme, di corpi che diventano magiche vocatorie fino a far diventare Ischia una nuova Tahiti.
Il critico e giornalista napoletano Paolo Ricci sottolinea il metodo “sui generis” di dipingere di Gino Coppa mutuato dai lunghi e ripetuti soggiorni africani di questo pittore ischitano profondamente innamorato del continente nero. La particolarità, che – sostiene Ricci – Coppa avrebbe assorbito dall’”arte negra” è la capacità di individualizzare ciò che è generale, così diversa dalla tensione classica, “ellenica“, che invece muove dall’individuo verso l’ideal-tipo. In tutta la produzione artistica – dal periodo giovanile, durante il quale sono le scene della vita di paese a essere dipinte, passando per il primo periodo africano (Kenia, Congo, Uganda) con il ritorno a Forio e la successiva ripartenza, stavolta per l’Africa sub-sahariana – la pittura di Gino Coppa ha sempre avuto la capacità di mescolare, ricondurre ad unità alto e basso, colto e popolare, la lezione dell’Espressionismo tedesco (appresa a Forio da Eduard Bargheer) con i colori, le suggestioni ischitane, africane, mediterranee.
Ci lascia oggi all’età di 84 anni una persona di spicco capace di guardare oltre i confini dell’isola, capace di portare la nostra isola e la sua Forio in un mondo allargato con un’idea davvero cosmopolita. Alla figlia Teresa ed ai familiari tutti le condoglianze di Enrico Buono e di Teleischia tutta.