E… IMPROVVISAMENTE. DI VINCENZO ACUNTO

 In una bella canzone di Paolo Limiti portata al successo da Mina “La voce del silenzio”, una strofa recita “e improvvisamente ti accorgi che il silenzio ha il volto delle cose che hai vissuto”. Da un anno e più, sull’isola d’Ischia e in tante altre realtà, l’avverbio “improvvisamente” compare sempre più spesso sugli avvisi mortuari che si espongono per le strade ad annunciare la fine non prevista, né prevedibile, di persone ancora giovani. 37, 46, 48, 54. Malattie fatali, diagnosticate quando l’esito finale è già proiettato verso il silenzio finale senza che alcun sintomo si fosse manifestato prima. La cosa desta particolare impressione perché tra i tanti soggetti che si incanalano nell’ultimo miglio capita anche l’ipocondriaco conclamato che, pur avendo negli anni rispettato tutti i parametri di una diagnostica preventiva, scopre “per caso” di aver, suo malgrado, svoltato verso la fine e che l’unica soddisfazione che potrà ancor ricevere è quella dei cantori nell’intonazione della bella liturgia con la quale il prete l’accompagnerà imbonendogli di credere nella resurrezione.

La cosa che mi impressiona, leggendo gli annunci mortuari preceduti dall’anzidetto avverbio di tempo, è che nessuno, nel mondo scientifico del settore, si pone qualche domanda o, semplicemente, qualche curiosità sulle cause che progressivamente stanno abbassando l’asticella del trapasso, in un territorio, un tempo rinomato per le longevità autoctone. Viviamo in uno spazio ambientale talmente intossicato che in pochi mesi ti porta alla morte o viviamo in uno spazio umano ove le classi professionali sono di una superficialità o incapacità impressionante? Non avendo le competenze, né l’intenzione, non individuo responsabilità di sorta ma avendo preso visione (per conforto personale) dell’impressionante dossier diagnostico preventivo del mio amico “Gennarino ‘a ricerc”, corredato di immagini (che non so leggere) e di referti conclamanti la buona salute dello stesso, nel fissare lo sguardo sconsolato dell’amico, mi è tornata alla mente la leggiadra figura del mitico dottor Giovanni Impagliazzo di Panza.

Un uomo buono, portatore di signorilità, garbo e scienza, che ha esercitato la professione medica dalla fine degli anni 50 e per oltre 50 anni, con i modesti mezzi, sia diagnostici che curativi, che corredavano allora la professione medica. Senza mai manifestare boria, superbia o approssimazione riusciva, sempre, dopo aver stabilito una preliminare empatia col malato (sia maschio che femmina, adulto o bambino) che aveva di fronte, a comprendere la natura della malattia e a indicare il necessario per farvi fronte. Non esisteva nel linguaggio comunicativo del dr. Giovanni Impagliazzo la frase “non ti preoccupare è una sciocchezza”. Per lui ogni malessere meritava approfondimento, meditazione e controllo. Ogni malessere del malato diventava il “suo malessere” che seguiva fino all’evoluzione positiva. Tanto è vero che durante la fase dell’evoluzione della malattia te lo trovavi al capezzale (anche senza chiamarlo), muovendosi nella realtà isolana del tempo a piedi, poi con i mezzi pubblici e poi con una fiat 600. Provvedendo, quando nel territorio di sua competenza si distribuì la rete telefonica (che per tanti era un lusso da usare con parsimonia) a chiamare lui a casa del malato, più volte al giorno, per sapere delle sue condizioni e a correre se avvertiva nella voce dell’interlocutore apprensione particolare. Spargendo serenità e cure. Mai, nelle occasioni che è venuto a casa dei miei genitori o dei vicini di casa (con i quali al tempo si condividevano anche le malattie), ho sentito il dr. Giovanni Impagliazzo chiedere un onorario. Chi tentava, quasi con violenza fisica, di introdurgli nella tasca della giacca qualche moneta, gli provocava una reazione di disagio che manifestava con l’arrossamento delle guance e l’immancabile “ma non è il caso, già un’altra volta mi avete dato qualcosa”. Dal 2018 il dr. Giovanni Impagliazzo non è più tra gli abitanti di quest’isola che, non ho difficoltà a dire, è rimasta orfana di una figura che, purtroppo (salve rare eccezioni) non è riuscita a replicarsi a sufficienza specialmente nella metodica di approccio verso il paziente. Quello che oggi mi impressiona è il ricorso massiccio a rilevamenti diagnostici (che sono una meravigliosa conquista della tecnica), anche molto costosi, che a volte, come nel caso di “Gennarin ‘a ricerc” o sono stati mal orientati o mal letti. Scriveva un grande medico “a voler essere rigorosi la medicina non è nemmeno una scienza. Essa oltre a basarsi sulle evidenze scientifiche in campi affini rimane una pratica dipendente dalla soggettività tanto del medico quanto del paziente”. Quella pratica di cui il dr. Giovanni Impagliazzo è stato impareggiabile maestro avendo la capacità di farsi riferire dal malato ogni più piccolo dettaglio utile per la diagnosi. Per lui nulla si verificava in modo “improvviso o per caso” essendo portatore della teoria che il corpo dà sempre dei segnali premonitori. Oggi solo nella fiction televisiva “Doc” la figura del protagonista, dr. Fanti, contrastato dalla direzione sanitaria che gli impone di fare presto, troviamo incarnata la figura del dr. Giovanni Impagliazzo alla ricerca dei più piccoli elementi utili per capire e fare una diagnosi esatta. E allora, ritornando alle morti improvvise che stanno arricchendo il palmares di questa nostra isola, c’è qualcuno che, incuriosendosi, riesce a dirci se quelle somministrazioni che, previa sottoscrizione di una liberatoria di responsabilità verso chi ce le imponeva, hanno ricevuto i cittadini italiani, nel tempo della pandemia, pur se ampiamente contestate, in quanto né vaccino né medicamento curativo, da scienziati del calibro di Luc Montagner (premio Nobel nel 2008 per le malattie infettive) e di Giuseppe Tritto (prof di microchirurgia -Univ.Birminghan- dirett. di nano medicine -Univ. New Delhi- presid. della “World Academy of Biomedical Scieces-), non siano alla base di tante “improvvise e violenti patologie” che, conducendo i malcapitati nella rada dell’improvviso “silenzio della vita” coprono tante, troppe, improvvisazioni che andrebbero attenzionate con lenti diverse da quella della semplice cronaca giornalistica? Anche sotto il profilo degli arricchimenti procurati!! Per quanto mi riguarda, continuando a pensare al mio amico “Gennarino ‘a ricerc”, confesso che le riprese televisive dei “malati da vaccino covid”

che contestavano l’ex ministro della sanità on. Roberto Speranza

durante la presentazione del libro “Perché Guariremo”

, che consiglio di andare a vedere su you tube, se da un lato mi hanno fatto piangere, dall’altro mi hanno fatto godere. È un caso classico di un politico di seconda fila, che da incompetente (è laureato in scienze politiche) diviene ministro della sanità viene sbertucciato da persone che, ritenendo i suoi provvedimenti ministeriali la causa della loro modificata vita terrena o del viaggio anticipato nel regno dei cieli è un evidente segno del degrado che le nostre istituzioni vivono da qualche tempo. Mi chiedo, pertanto, “ci sarà ancora un Giudice a Berlino o dovremo restare con l’avverbio di tempo?” acuntovi@libero.it

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TIGI LIS DEL 04 05 2024

https://youtu.be/DGMuKcKOZFA

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Domani domenica 5 maggio, ricorre l’anniversario a ventidue anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II all’isola d’Ischia, avvenuta nel 2002. Stanotte alle ore 00.15...