E… IMPROVVISAMENTE… ANTONELLA FU TROVATA MORTA. DI VINCENZO ACUNTO

Dovendo seguire le peripezie di “Gennarino ‘a ricerc” di cui vi ho detto nell’ultima pubblicazione, titolata “e improvvisamente” -, il 3 marzo scorso questa finestra informativa è rimasta senza intervento. Essendo “improvvisamente” comparsa dal nulla, la signora Antonella di Massa,

dopo 11 giorni di ricerche, ritorno per il dovuto commento sulla sua tragica fine. A dare il senso vero ad una vicenda che, se non fosse tragica, sarebbe senz’altro grottesca, ci ha pensato il quotidiano nazionale “Il Giornale”, nell’edizione del 29 febbraio, che ha così riassunto il dramma: “Antonella trovata dalla televisione”.  Lo show, montato il 17 febbraio, ha potuto proiettare la parola “Fine” attraverso uno dei mezzi più abituati a farlo: “la televisione”! Dopo che i familiari avevano lanciato l’allarme, nel paesello di Succhivo s’erano precipitate rappresentanze di diverse competenze specialistiche per l’abbisogna che, con i loro veicoli d’ordinanza e le loro divise diversamente colorate, avevano preso presidio della zona, della disponibilità della gente a preparare “il caffè” per ogni nuovo arrivo che, oltre alla bevanda, trovava anche un microfono pronto per un’intervista. E in questa miscelanza scenografica improvvisata, si coniugava appieno l’indole teatrale italica, mentre della signora Antonella si perdevano le tracce. Finanche i “cani molecolari” appena scesi dall’auto di trasferenza erano ripresi televisivamente ad annusare il percorso che poi avrebbero, vanamente, compiuto. Così Succhivo, piccola frazione di Serrara Fontana, con i suoi pochi abitanti e i pochi ettari di territorio che l’hanno consacrato come “il paese degli agrumi” si trasformava, involontariamente, in set cinematografico permanente in cui ognuno doveva essere pronto a dire qualcosa. Una pièce teatrale nel senso vero della parola resa, forse, in omaggio a certe intuizioni del passato quando, considerata la versatilità degli italiani di rendere tutto uno show, Mussolini pensò bene di far nascere Cinecittà. Pièce teatrale (visti gli esiti) che nel teatro succhivese ha trovato piena accoglienza considerato che tra gli abitanti si narra di storie del secolo scorso che conclamarono l’assassinio, per adulterio, di una donna le cui grida strazianti, di tanto in tanto, ancor si odono provenire dalla grotta ove avvenne il misfatto o del bimbo, figlio di agricoltori della zona morto affogato in una vasca ricolma d’acqua, che di tanto in tanto, appare correre felice tra i filari di vite che ancora resistono. La differenza però tra le pièce teatrali e il fatto di oggi è che mentre nei teatri le morti sono finte, a Succhivo è stata vera. Rinvenuta per mano di un cronista determinato; in un orticello ove, si dice, pur erano passati (?) indagatori e cani odoranti. Con l’appendice finale, pur essa scenografica, che al marito corso sul posto, gli era impedito di avvicinarsi alla salma (trattenuto a forza) all’ evidente scopo di “evitare un inquinamento del teatro di morte”! Nel quale erano, però, passate diverse persone delle quali si ignora se siano stati sequestrati i calzari al fine di escluderli con altri che, eventualmente, avevano potuto “accompagnare” la donna all’ultimo giaciglio. Per un normale osservatore, come chi scrive, conoscitore dei luoghi (sia perché del posto e per vicende professionali), resta difficile metabolizzare come sia stato possibile che in un’area così piccola, pur con la presenza massiccia di sedicenti specialisti, una donna, cercata con sofisticate tecniche da manuale, è stata trovata morte adagiata sotto una pianta di arance, ove un cronista, senza indecisioni di sorta, è andato a cercarla. È evidente, quindi, che i metodi di indagine hanno fatto cilecca e hanno esposto alla berlina l’intera isola d’Ischia. Per dovere di chiarezza, esaminiamo alcune circostanze. Il ritrovamento è avvenuto nel fondo, lasciato incolto da un signore ultra novantenne, al quale si accede dalla Via Vecchia Succhivo che, in quel punto,

è larga poco più di due metri. Di fianco abita il nipote del proprietario del fondo, persona molto perbene e molto attenta la quale ha dichiarato di non aver visto né sentito qualcosa. Sulla strada principale sono passati decine di “sedicenti” esperti e i cani molecolari che, fiutando, sono andati oltre, senza girarsi verso il cancelletto sbilenco, fino all’altipiano detto di “Mastu Luca” ove si sono fermati nell’orticello del “Pesos”. Ergo, i cani molecolari hanno fiutato il passaggio lungo la strada, senza deviare verso il luogo del ritrovamento finale, né sono andati oltre la collinetta di “Mastù Luca” che a sua volta porta verso la strada prov.le Panza/Succhivo. Il che attesta che Antonella non ha proseguito oltre e si deve ritenere che non abbia percorso nemmeno l’altro viottolo che, dipartendosi dalla stessa strada, circondando alcune case (tutte abitate e quasi tutte con la presenza di cani che abbaiano in modo rognoso verso intrusi esterni) porta sulla stessa prov.le (con uscita di fronte al distributore locale dei carburanti). Si può dedurre, quindi, che la donna abbia frequentato e/o vagato su di una superficie piccolissima. Presumibilmente, accolta o protetta da qualcuno. O dobbiamo pensare ad una donna che giochi a nascondino in un’area, poco ospitante, ove in più famiglie vi sono dei cani, saltellando tra qualche grotta a qualche albero d’arance?  A me sembra poco credibile anche in considerazione del fatto che -stando ai si dice- il corpo della donna era pulito e adagiato su un sacco nero dell’immondizia e non sarebbe stato tale se avesse vissuto all’aperto o dentro a qualche grotta in un tempo (10 giorni) in cui le piogge hanno scrosciato con decisione provocando in taluni punti ruscelli impetuosi. Ove, Antonella, avrebbe fatto i suoi bisogni nei giorni trascorsi a vagare? Con quale acqua si sarebbe lavata? Suvvia siamo seri, non è più tempo di raccontare favolette per il riempimento di tempi oziosi o avanzare dubbi sulla scelta della famiglia di cremare il corpo. Pratica alla quale si giunge previo richiesta e previo autorizzazione!! Gli ischitani sono tutti scioccati dall’epilogo finale e, tutti in silenzio, si chiedono “come mai se il mio vicino sospetta che io stia per fare una costruzione abusiva si precipitano a casa mia tutte le forze dell’ordine a ispezionare se c’è la presenza di materiale o di strumenti che possono far concretizzare il reato e nessuno con lo stesso piglio decisionista abbia trovato il modo di ispezionare le case del posto per cercare qualche traccia o installare sentinelle elettroniche senza prima dirlo in televisione?” Non sarebbe stato più logico fare meno riprese, meno interviste, meno spettacolo e dedicarsi in silenzio alle ricerche? O dobbiamo credere che Antonella, in un eccesso bucolico, abbia scelto l’odore delle zagare per il trapasso a miglior vita e convincerci che per risolvere il caso, vista anche la presenza degli “spiriti” che albergano la zona, bisognava affidarsi al commissario Ricciardi (personaggio tratto dalla penna di de Giovanni) che parlando con gli spiriti e qualche delatore, risolve tutti i casi?  acuntovi@libero.it

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TIGI LIS DEL 04 05 2024

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